Olimpia Maidalchini

Olimpia Maidalchini, nota come Donna Olimpia o anche, popolarmente, la Pimpaccia (1591 – 1657), fu una delle protagoniste della storia di Roma nel XVII secolo. Figlia di un appaltatore viterbese, destinata al convento, rifiutò di prendere i voti e si sposò in giovane età con un ricco borghese. Rimasta vedova, dopo solo tre anni di matrimonio, si risposò con un nobile, più vecchio di lei di 27 anni, Pamphilio Pamphili, che la introdusse nella società romana e, soprattutto, la imparentò con suo fratello, il futuro Papa Innocenzo X. La donna, ambiziosa e volitiva, sostenne sempre la carriera del cognato perfino sul soglio pontificio: tutta Roma, a cominciare da Pasquino, parlava e sparlava di come Donna Olimpia apparisse molto più legata al cognato che al marito, di come chiunque volesse arrivare al Papa dovesse passare attraverso la cognata, e di come costassero cari i suoi favori.

Si dice che Bernini, per ottenere la commissione della realizzazione della fontana da Innocenzo X, regalò un modello in argento dell’opera a Donna Olimpia che convinse il pontefice a concedere il lavoro appunto al Bernini che, così facendo, spiazzò la concorrenza del Borromini.

Le spese per la realizzazione della fontana furono talmente elevate che, per finanziarle, il papa ricorse ad una tassazione sul pane, che scatenò l’odio del popolo di Roma e tante pasquinate.

Fu la dominatrice indiscussa e assoluta della corte papale e di tutta Roma, acquisendo così grande potere e ingenti ricchezze, tanto da essere chiamata ironicamente la papessa. Si diceva che la sua protezione alle cortigiane mascherasse una vera e propria organizzazione del traffico della prostituzione, che la raccolta fondi per l’assistenza ai pellegrini del Giubileo del 1650 fosse stata organizzata a scopo di lucro, che addirittura mandasse i suoi domestici, vestiti da straccioni, a recuperare la cera delle candele che i ricchi romani per tradizione gettavano per strada dopo che erano servite ad illuminare le finestre durante le feste.

Rimasta nuovamente vedova (con elevati sospetti di avvelenamento del coniuge), ricevette dal cognato papa terre coi relativi edifici e il titolo di principessa di San Martino al Cimino.

Il figlio Camillo, destinato dalla madre alla carriera ecclesiastica , preferì sposarsi con Olimpia Aldobrandini, nonostante il parere contrario della madre. Le due Olimpie vennero spesso a contrasti, ma fu sempre la Maidalchini ad avere la meglio e restare unica signora alla corte pontificia. Alla morte di Innocenzo X, si disse che trasse di sotto il letto papale due casse piene d’oro, se le portò via, e non volle partecipare alle spese del funerale. Donna Olimpia morì di peste nelle sue tenute viterbesi.

Una leggenda vuole che il 7 gennaio, giorno dell’anniversario della morte di Innocenzo X, la Pimpaccia corresse ancora per le strade del centro di Roma su una carrozza in fiamme, dal palazzo di Piazza Navona, fino a sprofondare nel Tevere con i tesori che aveva accumulato.

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