Europee 2014, astensionismo in crescita tra i giovani

E’ la fascia di età tra i 18 e i 24 anni quella che ha registrato il minor numero di votanti alle elezioni europee del maggio scorso. A rivelarlo è un sondaggio di “TSN Opinion”, che ha preso in esame 27.331 elettori europei all’indomani dell’appuntamento elettorale del 2014. Il sondaggio sottolinea tuttavia come, nonostante l’astensionismo, siano proprio le giovani generazioni a mostrare un orientamento più positivo nei confronti dell’Unione Europea.

Complessivamente, il tasso di astensione alle elezioni europee del maggio 2014 è stato del 57,46%. Il profilo degli astensionisti denota poche differenze rispetto alle elezioni 2009, anche se, per quanto attiene alla partecipazione, l’indagine rivela un divario crescente tra uomini (45%) e donne (41%). Come nel 2009, si sono mobilitati maggiormente i quadri dirigenti e i lavoratori autonomi. Si nota tuttavia un aumento della mobilitazione degli studenti e dei disoccupati. Le principali motivazioni che hanno spinto i cittadini a recarsi alle urne sono legate all’adempimento del proprio dovere civico, all’abitudine al voto sistematico e all’intento di sostenere il partito politico più affine alle proprie esigenze. Ma non mancano ragioni puramente “europee” come il sostegno all’Ue, il senso di cittadinanza europea e l’idea che votando alle elezioni è possibile cambiare le cose. Quanto ai motivi degli astenuti, si fa riferimento, come nel 2009, alla mancanza di fiducia e di interesse per la politica in generale, e alla convinzione che “votare non ha conseguenze”.

Per quanto riguarda l’atteggiamento nei confronti dell’Ue, il 51% degli intervistati ritiene che l’appartenenza all’Ue è una “buona cosa”, il 62% dichiara di sentirsi “cittadino dell’Ue”, e il 43% esprime fiducia nelle Istituzioni europee, anche se tale consapevolezza risulta in calo netto nei Paesi più colpiti dalla crisi. Il senso di “attaccamento all’Europa” resta tuttavia ampiamente maggioritario, sia tra i partecipanti, sia tra gli astenuti.

Il 57% degli intervistati ritiene che al momento del voto “disponeva di tutte le informazioni necessarie” per effettuare la propria scelta. Soltanto in due Paesi – Portogallo e Repubblica Ceca – la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di non aver ricevuto le informazioni necessarie al riguardo.

 

Francesca Garreffa

 

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