Renato Guttuso e la forza delle cose per narrare il reale

Oggetti carichi di un duplice potenziale, espressivo e cromatico, animano e colorano le tele esposte all’interno della mostra Guttuso. La forza delle cose, inaugurata lo scorso 22 dicembre a Villa Zito a Palermo.

Il progetto è promosso dalla Fondazione Sicilia in occasione dei venticinque anni dalla sua nascita, e si svolge con la collaborazione di Sicily Art & Culture, degli Archivi Guttuso e del Comune di Pavia e dei Musei Civici di Pavia, in richiamo alla precedente tappa lombarda, che ha avuto luogo presso le Scuderie del Castello Visconteo in autunno.

Curata da Fabio Carapezza Guttuso e Susanna Zatti, direttrice dei Musei Civici di Pavia, la mostra presenta 47 nature morte di Renato Guttuso, artista siciliano del neorealismo novecentesco, che scelse questo genere come elemento fondamentale della propria produzione. Le opere allestite provengono da rinomate sedi espositive, tra le quali il MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin, e da alcune prestigiose collezioni private. In ogni tela l’oggetto diviene protagonista e mezzo di narrazione del quotidiano, rivelando la “forza delle cose” nella capacità di ancoramento dell’uomo al reale a partire dal legame con le stesse.

L’inclinazione per la pittura, unita allo stretto legame con la terra natìa e ad un forte impegno nel sociale, affiorano nei lavori realizzati tra gli anni Trenta e Quaranta. Gli orrori della guerra e della dittatura spiegano la drammaticità della condizione esistenziale, della quale Guttuso offre testimonianza attraverso la propria arte. A Palermo sono presentate anche opere risalenti al dopoguerra, come Finestra (1947) e Bottiglia e barattolo (1948), con le tracce di una spiccata propensione per la sintesi post-cubista picassiana, in linea con un recupero della cultura artistica europea da parte del maestro siciliano. Gli anni Sessanta vedono Guttuso approdare ad una dimensione più meditativa, esemplificata nelle opere Il Cestello (1959), La Ciotola (1960) e Natura morta con fornello elettrico (1961), che pongono al centro temi del realismo e dell’informale.

La sezione conclusiva della mostra offre al pubblico una serie di dipinti eseguiti tra gli anni Settanta ed i primi anni Ottanta. A questa fase della carriera del pittore si riconducono Cimitero di macchine (1978), e Teschio e cravatte, Bucranio, mandibola e pescecane (1984), indicativi della continua ricerca del reale, che passa per una sua trasposizione in metafore ed allegorie.thumbnail_la-forza-delle-cose-mostra-guttuso

Completano la mostra alcune fotografie, in parte inedite, provenienti dagli Archivi Guttuso e da frammenti video prodotti da Rai Teche, riguardanti la vita intima e pubblica dell’artista, allo scopo di approfondire i luoghi del suo lavoro e delle sue relazioni con personalità artistiche che hanno influenzato ed ispirato dipinti, illustrazioni per libri, collaborazioni teatrali e cinematografiche, scenografie teatrali, e sodalizi di natura politica e letteraria. A tal proposito, si ricordano scrittori del

calibro di Moravia, Vittorini, Saba e Levi, scultori come Manzù e Moore, oltre ai registi De Sica e Visconti ed al pittore Picasso.

L’esposizione è patrocinata dalla Regione Sicilia, dall’Assemblea Regionale Siciliana e dall’Assessorato alla cultura della Città di Palermo. Sarà visitabile fino al prossimo 26 marzo 2017. Per maggiori informazioni: www.villazito.it.

Clara Agostini

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