Demna Gvasalia, il vento della nuova moda che spira da Est

Lo stilista più in voga dell’ultimo anno ha un nome impronunciabile: Demna Gvasalia.

La sfilata di Balenciaga, Parigi, 6 marzo 2016. (© PPS via ZUMA Wire)
La sfilata di Balenciaga, Parigi, 6 marzo 2016. (© PPS via ZUMA Wire)

Le sue origini vengono da lontano, per la precisione dalla Georgia, paese povero e martoriato dell’ex Impero sovietico. Eppure quest’uomo giovane, classe 1981, ha fatto una carriera fulminea nella moda, sostituendo nell’ottobre del 2015 Alexander Wang alla guida di Balenciaga. A marzo del 2016 firma la prima collezione ed è subito un successo enorme. Dalla sua matita vengono fuori i trend di fondo di quello che indossiamo in questo freddo inverno. Gvasalia è un autentico talento creativo, espressione di una nuova corrente di giovani e stupefacenti stilisti provenienti da altre latitudini fashion come l’Europa dell’Est. L’altro cavallo di razza della moda contemporanea, Alessandro Michele direttore creativo di Gucci, ha espresso chiaramente la sua ammirazione per Demna in un tweet, che recita così: “Mi piace che lui vada alla ricerca di un tipo diverso di bellezza, particolarmente in un’industria che ha sempre cercato di definire e imporre la bellezza.” La ricerca della ‘diversità’, di quell’elemento che può fare la differenza, la cosiddetta nota stonata, rappresenta, in fondo, la cifra stilistica di entrambi e di questa nuova fase della moda. Con Gvasalia innanzitutto assistiamo alla caduta verticale della distinzione tra Streetwear e Haute Couture. Aspetti di vistosa originalità sono ben presenti anche nella sua linea d’abbigliamento indipendente, il marchio-cult Vetements, fondato nel 2014 insieme al fratello. La sua moda si basa sul connubio tra ricerca di innovazione e riflessione: lo streetwear si combina al decostruttivismo, in questo senso, lui si rifà proprio a Cristóbal Balenciaga, nel riuscire a mescolare mondi così distanti – come alta moda e street style – attraverso un’opera di decostruzione/ricostruzione dell’abito. Un altro elemento distintivo è la cosiddetta moda Gender Fluid: un continuo attraversare la contrapposizione binaria tra maschile e femminile. Naturalmente, di moda a-gender, gender-less, gender-fluid, queer, ecc., ne parliamo da molto tempo, anche se gli esiti sono diversi a seconda dello stilista. Nel caso di Gvasalia, come in quello di Michele per Gucci, il lavoro (anche in questo caso) di decostruzione/ricostruzione delle categorie maschile/femminile porta a risultati davvero interessanti sia sul piano strettamente estetico che su quello del significato ‘politico’ della moda. Con lui l’abito non castiga, anzi scopre il mondo interiore (più che il corpo come avveniva negli anni ’90) di chi lo indossa.

Pasquale Musella

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