UN CAPOLAVORO DI COROT IN CIOCIARIA

Uno dei contributi alla civiltà occidentale dati dalla Ciociaria, questa terra da sempre negletta ed emarginata, è quello che si ammira e gode in quasi tutti i musei del pianeta e cioè il personaggio in costume ciociaro eternato dai massimi artisti, apoteosi unica, a partire da Manet, Degas, Corot, Sargent, Leighton, Whistler per arrivare a Cézanne, a Van Gogh, a Picasso per rimanere solo nella crema. Occasionalmente portiamo a conoscenza di apparizioni sul mercato di opere d’arte particolarmente importanti: una di queste è apparsa recentemente sul mercato parigino e con nostro grande giubilo è stata immediatamente bloccata da un collezionista ciociaro. Si tratta, come si vede, della immagine di una ciociara seduta che suona il mandolino, un capolavoro di Jean Baptiste Camille Corot. L’artista nella sua gioventù, primi anni dell’Ottocento, aveva fatto tre viaggi in Italia e molto ammirato a Roma e dintorni i personaggi in costume ciociaro: ne realizzò sul posto alcune opere, altre ne schizzò nei suoi taccuini in vista di studi successivi, inoltre acquistò e riportò con sé anche alcuni elementi di vestiario ed oggetti di uso comune. Ciò che ha reso universalmente celebre l’artista sono stati i suoi paesaggi e scene naturali: il soggetto femminile non rientrava in questo contesto: gli studiosi ricordano solo tre o quattro dipinti di donne da lui esposti pubblicamente e oggi presenti in musei e, curiosamente, la modella di queste opere fu una stessa modella ciociara dal nome di Agostina. Raccomando in merito la lettura del libro MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI, LONDRA 1800-1900, per conseguire una chiara idea di questo mondo smagliante delle modelle soprattutto, tutte ciociare. Divenuto celebre e ricercato per i suoi paesaggi, Corot gli ultimi circa dieci anni della sua vita li dedicò principalmente a dipingere soggetti femminili: amava far indossare alle modelle gli abiti che aveva raccolto e collezionato nella sua gioventù e di cui il più amato era quello ciociaro: una trentina illustravano donne in gran parte con abiti ciociari, pur se talvolta fantasiosi negli accoppiamenti, nelle ambientazioni più differenziate: con il fuso e la conocchia, davanti al cavalletto, mentre leggono, con il mandolino, con la chitarra… Pur se luogo d’origine del personaggio in costume ciociaro è l’alta Terra di Lavoro nel Regno di Napoli, dove il mandolino -tale si direbbe lo strumento nel dipinto in questione-. come si sa è strumentazione nota e amata, è comunque arduo immaginare la povera creatura delle montagne sperdute della Valcomino, a Picinisco o a Cardito o a Vallegrande suonare il mandolino o il violino o il liuto come non di rado si vede nei quadri dell’epoca: sono il frutto della fantasia dell’artista e anche Corot non si tenne in disparte. In realtà lo strumento unico e solo della donna ciociara nelle sue peregrinazioni era il tamburello, cosa che l’artista ben conosceva tanto che ne attesta la presenza poggiato per terra, mentre per gli uomini il piffero e l’organetto e meno comunemente la zampogna. E Corot di donne con il mandolino ne ritrasse più di una e questa che è tornata alla sua terra di origine è certamente la più raffinata e perfetta.

Michele Santulli

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