Come sta cambiando l’8 Marzo?

Non passa giorno in cui non giunga eco di qualche fatto luttuoso operato sulle donne. Pare un bollettino militare di una guerra tra sessi, senza confine. C’è chi parla di genocidio, chi di mattanza, sta di fatto che l’evoluzione normativa al riconoscimento dei diritti civili, non ha avuto seguito nel cammino culturale verso l’autodeterminazione femminile, che passa per il riconoscimento della libertà della donna di gestirsi autonomamente.

Gli attacchi trasversali passano per il depauperamento del femminile avulso dal maschile. La donna, corpo, anima, mente, non merita considerazione propria. Ed allora apriamo le gabbie alle accuse di troismo, che di una condivisione privata, diffusa viralmente, spinge al suicidio. Puntiamo il dito sull’avvenenza fisica o scherno su donne istituzionali minando il loro ruolo con ciarpame estraneo alla funzione. Giustifichiamo l’ennesimo femminicidio con sentimenti che nulla hanno a che fare con un amore malato, che considera l’altra propria pertinenza ad uso esclusivo e totalizzante. Tu non sei senza me. Reiteriamo discussioni sulla gravidanza scelta e consapevole, sulle unioni civili, sul concetto di famiglia. Diamo per scontato il divario salariale, l’impari distribuzione dei carichi familiari, il precariato ed il lavoro nero, il soffitto di cristallo, le dimissioni in bianco, l’asperità dell’imprenditoria o della carriera al femminile, l’allungamento dell’età pensionabile, senza dotare la società di strutture utili alla cura che, di fatto, grava sulle spalle delle donne.

I pregiudizi viaggiano con mezzi a diffusione capillare, un ammiccamento da un cartellone pubblicitario, una battuta sessista davanti al caffè, l’uso sessuato della lingua che cela le donne in un maschile onnicomprensivo, la reiterazione di ruoli svilenti e subalterni in tv, il sessismo virale dei social…Decostruire archetipi di riferimento maschilisti per diffondere una cultura democratica e paritaria in un’ottica di rispetto e valorizzazione delle diversità è un arduo compito.

È anche per questo che mercoledì 8 marzo, Giornata internazionale della donna, in più di trenta paesi del mondo ci sarà lo sciopero delle donne. Lo sciopero avrà modalità diversa a seconda del Paese in cui si animerà: una riflessione sulle attività connesse al ruolo di genere, astensione dal lavoro, sciopero bianco, sciopero del consumo, delle attività domestiche, adesione simbolica, sciopero digitale, picchetto. L’idea di fondo è manifestare una protesta simbolica contro le sperequazioni tra i generi. Le donne non lavoreranno per un giorno e non faranno acquisti, in modo da rendere evidente il valore del loro lavoro e del loro ruolo di consumatrici.

Forse l’astensione renderà manifesta la presenza….

Sabrina Cicin

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