“ASPETTANDO GODOT” con Francesco Montanari L’INEVITABILE ATTESA DELLA FELICITA’

Associato al teatro dell’assurdo”Aspettando Godot” scritto da Samuel Beckett nel 1952 e oggi portato in scena con grande successo allo Spazio Diamante dove Giorgio Colangeli e Francesco Montanari sono un Vladimiro e un Estragone d’eccezione ,mentre Riccardo De Filippis e Giancarlo Nicoletti prestano voce e corpo a Pozzo e Lucky.

Vladimiro (chiamato anche Didi) ed Estragone (chiamato anche Gogo) stanno aspettando su una desolata strada di campagna un certo “Signor Godot”. Non vi è nulla sulla scena, solo un albero dietro ai due personaggi che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie che indica il passare dei giorni. Ma Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Egli si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, il quale dirà ai due protagonisti che Godot “oggi non verrà, ma verrà domani”.

I due uomini, vestiti come barboni, si lamentano continuamente del freddo, della fame e del loro stato esistenziale; litigano, pensano di separarsi (anche di suicidarsi) ma alla fine restano l’uno dipendente dall’altro. Ed è proprio attraverso i loro discorsi sconnessi e superficiali, inerenti argomenti futili e banali, che emerge il nonsenso della vita umana.

A un certo punto del dramma, arrivano altri due personaggi: Pozzo e Lucky. Sono i”messaggeri di Godot” che annunciano che “Godot oggi non verrà,verrà domani”.Pozzo è il padrone e Lucky il servo e la corda che li unisce indica un legame reciproco apparentemente inscindibile. Didi e Gogo rimangono fermi chiedendo dove potessero andare.

Il linguaggio non riproduce più la realizzazione della volontà individuale. Non esiste più legame fra parola e azione, fra il linguaggio e la storia che dovrebbe esprimere, comunicare e attivare. Il linguaggio ha smesso di significare e acquista ruolo primario, a sé, autoriflessivo, narcisistico.

Il lavoro beckettiano si presenta come un opera aperta che si allontana dalla proposta tradizionale dell’opera teatrale,dando allo spettatore un fluire continuo di significati. L’opera è senza una storia,senza una morale,senza una chiave ermeneutica unitaria. E’ nella visione contemporanea il modello dell’attesa vana del vuoto di significato che assedia ogni progettualità umana, della perpetua condizione di estraneità dell’uomo dal senso della propria esistenza.

Analisi confermata da uno dei protagonisti Francesco Montanari che interpreta un disperato e illuso Estragone interpretando il teatro dell’assurdo fra i meccanismi del comico e l’imminenza del tragico.Il testo,ci dice Francesco attiva la dimensione interiore e quell’attesa è la felicità,Godot è la felicità e forse per l’etimologia del nome” God”-ot viene spesso interpretato come quel “Dio” di felicità di un domani migliore. L’essenzialità del linguaggio semplice,ermeneutico,minimalista rende quasi l’idea della disperazione ,della depressione e traslato nella modernità di un attore di trent’anni come Francesco Montanari fa trasparire il bisogno di cultura,in questo caso teatrale,perché “anche gli attori devono vivere e Roma è una città difficile ma che propone molti spunti e il lavoro dell’attore è quello di comunicare e dare spunti di riflessione” dice Francesco.

L’attesa è una condizione inevitabile dell’essere umano e l’opera ne sottolinea l’alienazione e il nonsense della vita. La trama è ridotta all’essenziale, è solo un’evoluzione di micro-eventi. Apparentemente sembra tutto fermo, ma a guardare bene “tutto è in movimento”…come la vita!

Box informazioni:

Altra Scena Art Management & Viola Produzioni presentano Aspettando Godot di Samuel Beckett traduzione Carlo Fruttero con Giorgio Colangeli – Francesco Montanari Riccardo De Filippis – Giancarlo Nicoletti e con Pietro Marone REGIA Filippo Gili

Michela Cenci

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