Riflessioni di un maturando

Riflessioni di un maturando

Oggi è il mio ultimo giorno di scuola.

Con emozione ed un velo di incertezza varco per l’ultima volta il portone di accesso al liceo.

In un attimo balenano sotto i miei occhi le immagini di questi ultimi 15 anni, da quando bimbetto mia madre mi accompagnò per la prima volta all’asilo, una splendida costruzione immersa in un uliveto della campagna romana, accolto dal sorriso materno della maestra Giuseppina che mi prese per mano, mi fece giocare ed apprendere nuove nozioni e mi consolò nelle ore di nostalgia da casa. Conobbi nuovi amici, alcuni ancora lo sono, altri persi nei ricordi. Poi cambiammo casa e le cose si fecero più serie all’ingresso della scuola primaria. Quell’edificio dalle colonne bianche si stagliava sulla collina, accanto alla basilica del mio quartiere, visibile e riconoscibile anche da lontano e mi faceva esclamare puntando il dito bambino: “Ecco la mia scuola, lì c’è suor Clorinda!”. Suor Clorinda con la sua gentilezza ha accolto ed accompagnato bambini già all’epoca dei miei genitori, era ancora lì, custode della loro crescita. Lì conobbi altri amici che ancora frequento, ma anche le prime prepotenze da un piccolo selvaggio…chissà che fine avrà fatto? Sicuramente avrà incontrato qualcuno più gradasso con cui competere! Lasciai l’istituto per motivi logistici ed approdai nel regno del caos…due docenti in ampio disaccordo che con le loro parzialità e preferenze non hanno saputo gestire la classe. In quegli anni coltivai la passione per il pallone che solo un severo incidente questo inverno mi ha fatto accantonare.

Il pallone è stato fonte di divertimento, di impegno, agonismo e amicizia.

Sul campo abbiamo imparato le regole della vita: se menti ti puniscono, se ti alleni ottieni i risultati, uniti si vince! Tra tante maglie indossate ci sono stati dei mister e dei club che porterò nel cuore, come dei compagni di gioco, spero restino amici nella vita, ma lo sport mi ha sicuramente donato ottimismo e fiducia prima ancora che benessere fisico. Mens sana in corpore sano diceva Giovenale, oggi si potrebbe attualizzare in mens sana in societas sana. Il rigore, la fatica, la focalizzazione sull’obiettivo, lo spirito di squadra, la costanza sono tutti valori che, se coltivati in gioventù, preservano da tante idiozie e tanti rischi…

Delle medie ho un vago ricordo, solo tanta amarezza per docenti impegnate nel loro egocentrismo e nella sicumera del loro giudizio e ragazzini preadolescenti, in pieno subbuglio ormonale, intenti a conquistarsi un ruolo nella comitiva. Qualcuno si è perso, qualcuno ha cambiato città: la scelta della scuola superiore ha detrminato una diaspora delle classi….con molti sono ancora in contatto, sicuramente le amicizie ai tempi di internet sono facilitate…

Sono poi giunti gli anni del liceo. Non so ancora valutarli, troppo vicini e troppo attuali per definirli.

So solo che sono volati via, sebbene nel mentre li vivessi mi sembravano eterni.

So che con soddisfazione posso dire chiuso un capitolo, anche se dovrò attendere l’esito della maturità per dire se bene o male…

So che mi mancherà la rassicurazione di queste mura, mi mancheranno gli scherzi tra di noi e i ritardi cronici, mi mancherà la gioia di una verifica andata bene ed il mal di pancia di una interrogazione scampata, mi mancheranno le feste, le presentazioni ai concerti di istituto, le serate di barbonaggio che ci hanno aperto il cuore, con un professore, nostra guida spirituale, che ha svelato ai nostri occhi la vita vera e la condizione di chi è meno fortunato. Mi mancheranno anche i rimproveri dalla preside onnipresente (la scuola è lei) e le prediche di mia madre al ritorno dai colloqui con i professori, mi mancheranno alcune lezioni che hanno segnato la mia crescita, al di là delle nozioni…

Sicuramente si conclude un ciclo ed il mio status di studente si trasforma in maggiorenne alla ricerca della sua affermazione sociale…un po’ di fifa? Sì! Ora andiamo a cominciare….

 

Federico Mattia Ricci

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