Presentata ieri a Roma “1924- 2014 La Rai racconta l’Italia”, una mostra che ripercorre novant’anni di storia della radio e della televisione. Anche con l’obiettivo di avvicinare i giovani e puntare al futuro.
“Abbiamo scelto di raccontare questi novant’anni della Rai attraverso un percorso per immagini, perché era importante farlo in un modo che ne restituisse la storia e i momenti più importanti ai giovani, gli spettatori del domani”: Costanza Esclapon, direttore della comunicazione e delle relazioni esterne Rai e una delle curatrici della mostra 1924- 2014 La Rai racconta l’Italia, sintetizza così uno degli elementi più valorizzati nella costruzione di un percorso che raccontasse quasi un secolo di storia di radio e televisione pubblici italiani, e cioè la necessità di avvicinare un pubblico giovane, composto in larga parte da nativi digitali. Anche attraverso un’esposizione- aperta da fine mese a fine marzo al Complesso del Vittoriano e poi, tra aprile e giugno alla Triennale di Milano- che cattura l’attenzione grazie a un’attenta selezione dai tantissimi materiali conservati nelle teche Rai, sulle quali- con l’aiuto anche delle nuove tecnologie- è stato fatto un grande lavoro, come ricorda Piero Angela, curatore della sezione dedicata alla scienza. Nuove tecnologie che, unite alla capacità di saper usarle efficacemente, rappresentano uno degli obiettivi su cui punta la Rai dei prossimi anni, come conferma il direttore generale Luigi Gubitosi, che ricorda “il grande sforzo compiuto nonostante la forte concorrenza dell’offerta digitale” e promette un maggior presidio del web, “sul quale fino a poco tempo fa siamo stati poco presenti”. Otto le sezioni tematiche in cui è suddivisa la mostra, tra cui spiccano quella dedicata allo sport, curata da Bruno Pizzul che, parlando del lavoro di ricerca compiuto negli archivi, sottolinea come sia “incredibile quante emozioni siano legate a momenti sportivi indimenticabili, e non solo al calcio ma anche a tantissime altre discipline che meriterebbero più attenzione”; quella della radio, “il più forte antidoto alla solitudine” secondo il curatore Marcello Sorgi; quella politica, curata da Bruno Vespa e quella dedicata allo spettacolo i cui contenuti sono stati selezionati da Emilio Ravel, che dichiara di aver voluto mettere l’accento sui molti, straordinari comici che hanno lavorato in Rai nel corso degli anni. E poi, spettacolare sala introduttiva, quella dedicata ai costumi, di cui un esempio- molto fotografato e rilanciatissimo sui social- è un abito di Raffaella Carrà esposto fuori la sala della conferenza stampa, il primo realizzato con cristalli swarowski applicati a mano e non cuciti a mano. Tra i venticinque pezzi esposti, “selezionati da un archivio immenso e ricco di tesori e restaurati per l’occasione”, come spiega la curatrice Fabiana Giacomotti, abiti realizzati in collaborazione con le più importanti sartorie e da costumisti celebri come Piero Gherardi e Danilo Donati, collaborazioni segnate da un continuo rapporto di scambio con la moda e le tendenze correnti, così da riuscire a raccontare ancora oggi, grazie anche al forte impatto visivo, un pezzo di storia d’Italia. Anche, e soprattutto, a chi quella storia non l’ha vissuta.
Claudia Proietti