«Certo, è mio dovere e tuo. Ascolta bene: dobbiamo sfruttare al meglio i talenti che Varianel ci dà, sia che essi siano qualità personali, sia che siano tesori concreti. Se non facessimo così, vano sarebbe il dono e un grande spreco, nonché una grave mancanza verso colui che nella sua bontà ce l’ha concesso. E non pensare che questo sia una cosa solo tua, ma è da ridonare e rimettere in circolo, da condividere affinché il bene possa essere per tutti.» (Il mistero del dono)
Sono queste le parole profondissime, intrise di cristianesimo, che mai ci aspetteremmo di trovare in un romanzo fantasy. Invece il giovane salesiano di don Bosco, Francesco Simoncelli (classe 1990) è riuscito a sorprendere tutto il popolo dei lettori per la sua capacità di sintetizzare il più autentico spirito cristiano, che vede nell’agape, cioè l’amore donativo, la massima espressione della bontà di Dio, con le dinamiche avvincenti ed emozionanti caratteristiche del genere fantasy. Il protagonista del romanzo, il piccolo Lastalf, guida il lettore in mille avventure (raccontate sia nel Mistero del dono, 2019 sia nel L’apprendista di Habel, 2021), ognuna carica di significati e insegnamenti per il buon cristiano (e in generale per chiunque voglia trarre dalla lettura insegnamenti e riflessioni esistenziali e antropologiche). Le dinamiche della terra di Cristalice, dove l’intera storia romanzesca è ambientata, ricalcano in fondo le dinamiche della nostra realtà, lacerate da dualismi e opposizioni (luce e tenebre, bene e male, vita e morte). La gratuità del dono ricevuto dal piccolo Lastalf lo pone, e ci pone, di fronte il mistero della scelta, dell’onere della missione esistenziale e della difficoltà di reggere il peso di un potere la cui natura non sempre risulta fino in fondo intelligibile all’intelletto umano. La scuola di Arad, laddove Lastalf imparerà dapprima a governare il suo potere, è il simbolo dell’ordine necessario affinché la potenza assoluta risulti davvero finalizzata al bene. Non c’è miglioramento né progresso laddove la potenza non sia governata e normata dall’ordine e dall’armonia. Ma quando l’ordine è viziato da mali nascosti il pericolo del male cresce e si radicalizza, ed è questo che accade alla scuola di Arad nel secondo capitolo di questa significativa e attraente avventura esistenziale. Il lettore trarrà giovamento spirituale dalla lettura appassionata di questo avvincente romanzo che coglie e sviluppa elementi riconducibili alla ben nota storia di Harry Potter e le fonda magistralmente con alcune dinamiche proprie dell’intramontabile trilogia de Il Signore degli Anelli. L’arricchimento concettuale e spirituale, però, si realizza con la sintesi, letterariamente ben riuscita, tra questa base romanzesca e fantasy con alcune riflessioni proprie del più autentico e profondo messaggio evangelico. Vorrei infine sottolineare come il dono sia il concetto cardine intorno al quale tutta la ricchissima e poliedrica trama del romanzo si costruisce e si sviluppa. Il concetto di dono ci mette di fronte l’imperscrutabilità del disegno divino che, nell’infinità del suo amore agapico, concede misteriosamente dei talenti agli esseri umani i quali hanno fin da subito l’onere di coltivare ciò che il buon Dio ha gratuitamente elargito. In questa visione emerge con forza l’idea di missione esistenziale, intendendo con ciò la necessità per l’essere umano di conoscere se stesso e avere cura della propria natura portando a massimo compimento ciò che è inscritto per volere di Dio nel suo destino terreno. La cura di sé e la realizzazione della propria natura (esemplificata dalla formula: divieni ciò che sei) assumono spesso la veste di sfida per l’essere umano che non sempre, purtroppo, riesce nell’impresa di poter realizzare se stesso nella pienezza della sua essenza (per ragioni interne ed esterne al soggetto). Ecco il motivo per cui la scelta, che definirei saggia, di far sposare tematiche così filosoficamente e antropologicamente complesse con il genere fantasy, lungi dall’aver prodotto un ibrido privo di identità letteraria, mette in mano al lettore una preziosa occasione di riflessione esistenziale avvincente e stimolante, in grado di catturare – ecco l’altro elemento di preziosità del libro – anche l’attenzione del pubblico di lettori più giovane.