Yves Saint Laurent, il film accolto a Berlino tra critiche ed entusiasmi

Come fu per la vita di Yves Saint Laurent, come accadde per le sue creazioni, come successe alle sue innovazioni, il film Yves Saint Laurent, presentato alla Berlinale come titolo di apertura della sezione Panorama e in uscita in Italia il prossimo 27 marzo per Lucky Red, ha suscitato immediatamente un grande clamore tra gli addetti ai lavori della moda e del cinema. La pellicola, firmata dal regista Jalil Lesper, ripercorre la vita, l’arte, gli amori, gli eccessi e le provocazioni del grande stilista francese. Questo film arriva a quattro anni di distanza da L’amour fou, il primo documentario dedicato a YSL e realizzato da Pierre Thoretton. Il film di Lesper non ha solo un precedente, ma anche ha un rivale: Saint Laurent di Bertrand Bonello, una biografia non autorizzata in sala il prossimo autunno e che si è già beccata una querela per l’uso di abiti falsi. Perché tanta attenzione da parte del cinema a Yves? Sarebbe troppo semplice rispondere a questa domanda dicendo che si è trattato di uno dei più grandi artisti del nostro tempo. Innanzitutto la sua morte, nel 2008, rappresenta un evento relativamente recente. Ma è soprattutto la vita, indissolubilmente legata alla sua arte, a suscitare la curiosità e la passione di tutti noi. Nato in Algeria nel 1936, a soli ventuno anni Saint Laurent è già l’assistente e il pupilo di Christian Dior. Dopo la morte del suo maestro diventa direttore artistico della Maison parigina e la sua prima sfilata è un successo colossale. A soli 26 anni fonda la sua azienda. Nel biopic di Lesper viene raccontata la complessità del personaggio, le crisi maniaco-depressive, l’amore che lo legherà per tutta la vita a Pierre Bergé, socio in affari, intellettuale socialista, àncora di salvezza. Il fulcro della vicenda raccontata è l’amore tra i due uomini. Pierre Niney e Guillame Galliene, entrambi provenienti dalla prestigiosa fucina di talenti della Comédie Franҫaise, interpretano rispettivamente Saint Laurent e Bergé. Il regista ha potuto avvalersi della collaborazione di Bergé per la realizzazione di quest’opera, parlando della quale ha detto: “Volevo mettere in scena una storia d’amore epica e dare vita a personaggi che lottano per esprimere la propria creatività. Una storia semplice e diretta, fuori dal recinto degli esperti di moda”. Nonostante in Francia il film sia stato accolto da un grande successo di pubblico e accompagnato da diversi apprezzamenti da parte dei commentatori, più di una voce critica si è comunque levata sottolineando come anche questo film ricalchi in maniera convenzionale i dettami del biopic, un genere sempre più in voga tra i cineasti europei. La voce fuori campo è quella di Bergé che parlando del suo compagno lo descrive come “un uomo talmente timido che si scusa di esistere”; una persona “che ama la bellezza in ogni sua forma, la cui unica lotta è quella di vestire le donne”. Yves Saint Laurent si rifiutò di prendere parte alla guerra di Algeria. Da uomo sensibile e colto ebbe come punti di riferimento Marcel Proust e Mondrian. E quando, nel 1976, la relazione con Bergé sembrava giunta al capolinea, disegnò Russian Ballet, la sua collezione migliore. Tra i numerosi amanti va ricordato Jacques de Bascher de Beaumarchais conteso con un altro gigante della moda, Karl Lagerfeld. Le provocazioni costellarono lasua esistenza come quando disse di volere “morire in un letto affollato”. Eppure al di là dei tradimenti e delle incomprensioni il legame con Bergè fu intenso e durqqqqqqqqqqqqqqqqqaturo.  

Pasquale Musella

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