Il 13 febbraio 1970 e la nascita dell’heavy metal

Se volessimo fare un test di paternità all’heavy metal, genere musicale tanto intenso quanto variegato, otterremmo non soltanto genitori e ascendenti, ma anche un certificato di nascita, una data simbolica ma ufficiale scritta a penna sul braccialetto ospedaliero del neonato genere, avvolto attorno al suo braccio alzato rigorosamente culminante nel cosiddetto gesto delle corna, gesto che in questo caso non esprime né un antiquato insulto automobilistico né una infausta congettura sulla fedeltà di un qualche partner, bensì puro e semplice apprezzamento musicale, l’equivalente dello sventolare una bandiera.

Alla voce luogo di nascita troveremmo scritto Birmingham, UK. Era stata una delle grandi città produttrici nel secolo dell’industrializzazione sfrenata, il controverso Ottocento, ma nel Novecento, in seguito alla Prima e soprattutto alla Seconda guerra mondiale il fumo delle ciminiere aveva fatto posto a quello dei bombardamenti, e dalla vivacità economica si era passati alla povertà. La Birmingham nella quale si muovono i quattro padri fondatori dell’heavy metal è, dunque, una città bombardata, nella quale qualche sforzo edilizio interessa le zone centrali ma che nel complesso, come tutta l’Europa, porta ancora le ferite dei violenti decenni appena trascorsi, portatori di una distruzione e di un’incertezza destinate a risuonare ancora a lungo.

Alle radici dell’heavy metal troviamo il blues americano, i cui repertori venivano suonati, a pieno volume, dai primi esploratori del nuovo genere. E la ripetizione, si sa, porta a progressivi cambiamenti, specialmente quando alimentata da una decisa ed impavida sperimentazione. Quei suoni cupi, amplificati e deformati, divennero altro: divennero musica polifonica, variopinta e sperimentale, aggressiva, sinistra e sofisticata, al tempo stesso assordante e melodica. Una tempesta psichedelica, elettrificata e collegata all’amplificatore.

Il primo album a presentare questa sinestesia musicale di chitarre elettriche, bassi e batterie, uscì il 13 febbraio del 1970: era Black Sabbath, dei Black Sabbath (la prima guardia: “Ozzy” Osbourne, Tony Iommi, “Geezer” Butler e Bill Ward). Non sono i primi ad essersi cimentati nel genere, ma il loro album segna l’inizio di un percorso musicale che avrebbe generato miriadi di sottogeneri, album e di band destinate o meno alla fama e che avrebbe coinvolto milioni di ascoltatori, inebriati dal caos catartico di corde, percussioni e voci gutturali.

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