Alla Reggia di Caserta il Paradiso in mostra: un caleidoscopio di scenari, giardini, acque, statue e fontane

Alla Reggia di Caserta il Paradiso in mostra:

un caleidoscopio di scenari, giardini, acque, statue e fontane

Dal 30 giugno al 16 ottobre l’articolata e grandiosa residenza reale, patrimonio Unesco, ospita la mostra Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta, curata da Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta, Alberta Campitelli e Alessandro Cremona.

Nelle Sale dell’Appartamento della Regina, affacciate sull’incomparabile vista del Parco Reale con la scenografica via d’acqua, si celebra la più compiuta e conservata tra le residenze che Carlo di Borbone, Re del Regno di Napoli dal 1734, e la moglie Maria Amalia di Sassonia hanno voluto quale segno di potere e di raffinata e cosmopolita cultura, con una mostra dal taglio inedito che unisce ricerca scientifica e spettacolarità.

Circa duecento opere tra dipinti, disegni, sculture, erbari, libri e oggetti d’arte e interpretazioni contemporanee raccontano la storia del giardino. Dal complesso della Reggia di Caserta si dipanano temi e vicende mettendo in gioco e in relazione sistemi di ville e giardini che attraversano e interessano tutta la penisola, dal Rinascimento ai primi anni dell’Ottocento. Ne deriva un caleidoscopio di rappresentazioni che, nella diversità di paesaggi, modelli culturali e stili di vita, evocano, attraverso il contatto con la natura, l’Eden perduto a cui l’uomo da sempre aspira.

Il ricco progetto espositivo, nel mettere a fuoco i vari temi legati alla storia del Parco Reale della Reggia di Caserta, ripercorre anche quella del “giardino”. Presente nell’immaginario dell’uomo nel corso dei secoli e nelle varie civiltà, esso ha sviluppato diversi modelli compositivi. I disegni formali dei “giardini all’italiana” o “alla francese” e quello più libero del modello “all’inglese”, in parallelo con l’evoluzione della scienza botanica, corrispondono infatti ai diversi contesti culturali dei quali sono espressione.

L’immenso Museo Verde del Complesso vanvitelliano, che vanta un’estensione di 123 ettari di Parco, 60 di bosco e circa 40 chilometri di acquedotto, realizzato a partire dal 1752 con l’iniziale progetto di Luigi Vanvitelli come spazio aperto in connessione con il Palazzo Reale per meravigliare il mondo, lega, in un ideale fil rouge, i riferimenti culturali di Carlo III di Borbone con il celebre bisnonno Luigi XIV e il modello universale di Versailles, con la raffinatissima madre Elisabetta Farnese e con l’apporto nord europeo della moglie Maria Amalia di Sassonia. Quest’opera straordinaria, arricchita mezzo secolo più tardi dall’innovativo e stupefacente Giardino Inglese voluto da Maria Carolina di Lorena, che unisce l’ambientazione scenografica dell’acqua e delle fontane all’equilibrato inserimento nell’unicità del paesaggio agreste e marino con la maestosa presenza del Vesuvio, diventa la sede ideale per narrare come il giardino sia tra gli elementi identitari più affascinanti e fragili della cultura europea ed italiana in particolare.

Nell’articolarsi delle sezioni sono presentate numerose opere, in molti casi inedite, provenienti da prestigiosi musei e istituzioni italiane ed europee, oltre che da collezioni private, biblioteche e altri istituti pubblici. Tra i tanti artisti, del calibro di Gaspar van Wittel, Claude Lorrain, Paolo Anesi, Pietro e Gianlorenzo Bernini, Hubert Robert, Hendrick van Cleve III, Jules-César-Denis van Loo, Giusto Utens, Joseph Heintz il giovane e altri celebri vedutisti, un ruolo di spicco spetta naturalmente a Jacob Philipp Hackert che tante opere ha dedicato ai giardini e ai paesaggi campani e dell’Italia meridionale.

Le sezioni sviluppano i temi che si dipanano dalla Reggia di Caserta e dalla sua storia, accostando e raffrontando quanto è stato prodotto da altre committenze e da altri contesti:

– la Reggia di Caserta e i suoi modelli, con le celebri raffigurazioni del Parco Reale della Reggia di Caserta accostate a quelle dei giardini che Carlo e Maria Amalia hanno conosciuto e vissuto nei loro paesi d’origine e che hanno plasmato il loro gusto;

– il rapporto tra giardino e paesaggio messo in luce nelle vedute di noti giardini che spaziano dalla Campania al Lazio, alle Marche, alla Toscana e al Piemonte, interpretati dai maggiori artisti delle epoche considerate;

– i giardini come scenografia per esplicitare come l’esibizione del potere, le feste, il teatro, hanno sempre avuto i giardini come fondale privilegiato, adattato e declinato secondo le funzioni che accoglievano;

– l’acqua e i giardini nel quale la prima è protagonista spettacolare di giochi, fontane e vie d’acqua, ma anche affaccio privilegiato lungo i laghi, i fiumi e il mare;

Giardino e selvatico nel quale si esaltano boschi e tenute a complemento delle ville e dei giardini, dalla tradizione dei giardini medicei fino all’Ottocento;

– i giardini quali scenari di narrazioni sacre e mitologiche, dalla raffigurazione del Cristo “giardiniere” agli episodi mitologici o letterari, fino alle allegorie delle stagioni, quali quelle di Pietro e Gianlorenzo Bernini;

– la botanica in giardino, elemento vegetale quale protagonista con ruoli e funzioni diverse legate, ad esempio, alla “tulipomania” oppure all’introduzione di piante esotiche e l’affermarsi della scienza botanica.

La mostra ha un impatto spettacolare per le tante opere d’arte dispiegate, su un tema intrigante. Soprattutto essa è basata su una approfondita ricerca scientifica, frutto dell’apporto di studiosi di grande autorevolezza e specialisti nel campo, per offrire una riflessione su un settore del nostro patrimonio centrale in questa fase storica. Come mai avvenuto finora, infatti, le istituzioni promuovono iniziative di conservazione e valorizzazione dei giardini storici, considerati sia nella loro valenza culturale sia in quella di benessere sociale, mediante considerevoli finanziamenti destinati al restauro e alla gestione. In parallelo, è ormai acclarata la necessità di una formazione specialistica mirata.

Con questo contributo di conoscenza, trasmesso anche grazie al fascino di un luogo incomparabile come la Reggia di Caserta, si mira a promuovere maggiore consapevolezza dell’importanza e del valore di questo patrimonio quanto mai fragile e prezioso nel suo essere frutto dell’interagire armonico dell’uomo con la natura.

L’esposizione è anche l’occasione per sperimentare i linguaggi del contemporaneo con Fondazione Kainon mediante la ricostruzione virtuale di una prima parte del giardino immaginato da Luigi Vanvitelli nella celebre Dichiarazione dei Disegni e la punteggiatura di artisti contemporanei che interpretano in chiave libera il concetto di giardino quale possibile Paradiso.

La mostra, organizzata dal Museo della Reggia di Caserta con Opera Laboratori, si avvale di un prestigioso Comitato scientifico internazionale e del contributo fondamentale degli Orti Botanici di Napoli e Portici. L’iniziativa è realizzata con il supporto di Fondazione Kainon, Camera di Commercio di Caserta, Amici della Reggia di Caserta, Colonnese&Friends, Associazione Parchi e Giardini d’Italia, Grandi Giardini Italiani e European Route of Historic ​gardens.

 

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