Il secolo XVIII è quello che sancisce la definitiva ascesa dell’Inghilterra al ruolo di nazione guida, in Europa e nel mondo. È quello, infatti, il periodo in cui la sua potenza economica si spande sui mari di tutto il pianeta, grazie ad una nuova visione dell’economia coloniale. Vestigia antiche di quella potenza incontrastabile restano tuttora, nella forza e nel “carisma” che la nazione britannica esercita ancora oggi sulla scena internazionale. Un aspetto forse meno conosciuto di quell’irresistibile ascesa è legato all’arte inglese, che proprio in quel periodo gettava le basi per le future visioni della modernità che si svilupperanno nei secoli successivi. A questo fenomeno eccezionale è dedicata la mostra Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità, in programma alla Fondazione Roma nella sede di Palazzo Sciarra fino al 20 luglio. La prima sezione è dedicata alla capitale inglese, Londra, che nella prima metà del Settecento, vide la sua popolazione crescere di oltre 700 mila unità, divenendo il cuore pulsante dell’Impero Britannico. Attraverso i lavori di grandi pittori come Scott, Marlow e Sandby, nonché grazie alla maestria e alla sublime arte del veneziano Canaletto si possono ammirare le vedute di una città in continua ascesa, che diverrà l’emblema della metropoli moderna. La seconda sezione è dedicata al Mondo Nuovo, quello in cui si riduce la distanza tra aristocrazia e ceto medio, dal punto di vista sociale e culturale, nel quale gli artisti trovano nuovi committenti tra i grandi imprenditori, nei professionisti e nei capitani d’industria, interessati a promuovere l’arte che possa celebrare il loro nuovo status sociale. La nascita di questo mecenatismo borghese, unito a quella di un mercato dell’arte sempre più vasto, cambia radicalmente il rapporto tra arte visiva e cultura nazionale. Nasce così, molto in ritardo rispetto ad altre nazioni europee, una vera e propria corrente artistica nazionale inglese. Non a caso, quindi, la terza sezione si intitola Verso un’iconografia nazionale: Hogarth e Füssli, il primo britannico di nascita, il secondo di adozione. In questa sezione sono presentate le incisioni di Hogarth intitolate Marriage à-la-mode ed Election Day, in cui l’artista ritrae con sguardo disincantato scene di vita quotidiana, sociale e politica, che riscuoteranno grande successo. In quell’epoca, poi, nella vita culturale britannica aveva un ruolo preponderante il teatro e per questo, proprio allora, si sviluppa una corrente artistica tipicamente inglese, la pittura di genere teatrale. Il primo interprete di questo indirizzo fu Hogarth, che realizzò il ritratto di molti famosi attori colti nell’atto della recitazione, al quale si affiancò poi il giovane Füssli, di origine svizzera, che divenne il più importante pittore del teatro shakespeariano. Nella cultura britannica, influenzata dalla religione protestante, i dipinti a tema religioso erano banditi e così prese sempre più piede la ritrattistica, che assunse un valore crescente tanto da essere definita, da Jonathan Richardson, il mezzo attraverso cui tramandare le qualità dei grandi uomini. E così, nell’opera di importanti interpreti come Gainsborough, Reynolds, Ramsey e Zoffany, si possono ammirare i ritratti di nobildonne, generali e gruppi familiari, che riportano ad un mondo compiaciuto dei propri risultati e delle mete raggiunte. La tecnica inglese si affina sempre di più, raggiungendo soluzioni davvero stupefacenti. Un tipo particolare di ritratto è la paesaggistica, a cui è dedicata la quinta sezione dal titolo Paesaggio “on the spot” che celebra la pittura inglese all’aperto e, in particolar modo, l’acquerello. Una grande e importante mostra, che analizza un aspetto poco conosciuto ma interessante della storia dell’arte europea.
Box Informazioni:
Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità
Roma, Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra (via Marco Minghetti, 22)
dal 15 aprile al 20 luglio 2014
info: 0669205060 – www.pitturaingleseroma.itwww.fondazioneromamuseo.it
Patrizio Pitzalis