Kosher e halal: quando la religione passa attraverso il cibo

carne_halalOggi il mondo è sempre più sensibile ai diritti degli animali, questo è vero. Ma allo stesso tempo c’è chi non vuole rinunciare alla propria libertà religiosa, come i musulmani ed ebrei che vivono in Danimarca, i quali si sono opposti all’entrata in vigore di una legge, in linea con le direttive europee, che vieta la macellazione di animali che non siano stati storditi prima dell’uccisione. Dar Jensen, ministro dell’Agricoltura e dell’alimentazione danese, ha spiegato in televisione come “i diritti degli animali vengono prima di quelli religiosi”.Tale divieto si scontrerebbe con i rituali di macellazione kosher e halal. Il nuovo regolamento entrato in vigore non li proibisce espressamente, tuttavia impone che il bestiame venga stordito prima o appena dopo esse stato sgozzato; una pratica non ammessa tanto dal metodo kosher degli ebrei quanto da quello halal dei musulmani. Per entrambi infatti gli animali devono essere coscienti nel momento in cui vengono abbattuti, affinché la carcassa sia completamente dissanguata. I motivi sono sia religiosi che sanitari e si scontrano con i nuovi metodi moderni che prevedono una sofferenza lievemente inferiore per l’animale, anche se di fatto esso viene sempre e comunque abbattuto. Per ovviare a tale situazione in quasi tutti i paesi europei le macellerie kosher e halal godono di permessi che consentono tale pratica.In Italia questo tipo di macellazione è stata per la prima volta autorizzata da un decreto dei ministri della Sanità e degli Interni dell’11 giugno 1980, che in base all’Articolo 1: “autorizza la macellazione senza preventivo stordimento eseguita secondo i riti ebraico ed islamico da parte delle rispettive comunità”. Inoltre la macellazione “deve essere effettuata da personale qualificato che sia perfettamente a conoscenza ed addestrato nell’esecuzione dei rispettivi metodi rituali (…) mediante un coltello affilatissimo in modo che possano essere recisi con un unico taglio contemporaneamente l’esofago, la trachea ed i grossi vasi sanguigni del collo”. (Art.2). Nel corso dell’operazione devono essere adottate tutte le precauzioni atte ad evitare il più possibile sofferenze ed ogni stato di eccitazione non necessario. A tal fine gli animali devono essere introdotti nella sala di macellazione solo quando tutti i preparativi siano stati completati. Il contenimento, la preparazione e la iugulazione dei medesimi devono essere eseguiti senza alcun indugio (Art.3). Nello specifico, per quanto riguarda la macellazione halal, quella “lecita”, di animali “leciti”, l’uccisione viene effettuata in locali, con utensili e personale separati e diversi da quelli impiegati per l’uccisione non halal. Chi la effettua deve essere un musulmano adulto, di sesso maschile, sano di mente e a conoscenza di tutti i precetti della religione islamica. Durante l’atto il macellaio deve pronunciare la basmala, la formula “In nome di Dio, Clemente, Misericordioso”, orientando la testa dell’animale in direzione di Mecca. Un solo taglio è concesso e il dissanguamento deve essere spontaneo e completo. Solo successivamente può iniziare la macellazione “lecita”.L’abbattimento senza stordimento è stato pesantemente criticato nel tempo da gruppi laici ed animalisti. Di fatto la Danimarca non è la prima a vietarlo perché è già così in Polonia, Islanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. C’è chi ritiene tale divieto un esempio di antisemitismo, ma lo stesso leader della comunità ebraica danese, Finn Schwartz, ha voluto frenare le polemiche, definendo “normalmente perfetti” i rapporti con il governo danese e spiegando come il problema sarà affrontato insieme alla comunità musulmana. Chi la spunterà? Difficilmente musulmani ed ebrei diventeranno di colpo tutti vegetariani, perciò una soluzione andrà trovata. Non si vive infatti solo di aria, ma anche di cibo.

 

Silvia Di Pasquale

 

 

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