IL NUOVO VOLTO DELLA CISTERNA DELLA BASILICA DI ISTANBUL

La Cisterna Basilica, Yerebatan Sarnici, ovvero in turco “il palazzo sommerso”, è un luogo unico dal carattere suggestivo che sorge nel cuore di Istanbul. L’ambiente è la più vasta cisterna sotterranea ancora esistente nella capitale turca ed uno dei monumenti più visitati in tale città.

L’ampia cisterna, di età bizantina, è stata riaperta al pubblico dopo il completamento dei lavori di restauro. La celebre Cisterna Basilica, il cui ingresso si affaccia sulla Piazza di Santa Sofia, è stata chiusa nel 2017, poiché le autorità avevano paura che potesse essere danneggiata dai terremoti, e dopo cinque lunghi anni aperta nuovamente dopo i rilevanti interventi.

La costruzione di questa affascinante struttura sotterranea, comincia nel 532 d.C., per volontà dell’imperatore Giustiniano. In precedenza era ubicata sotto la Stoà Basilica, una delle grandi piazze più pregevoli ed insigni della città, da cui deriva anche il suo nome.

Internamente veniva immessa l’acqua proveniente dalla foresta di Belgrado a circa venti kilometri da essa. Per coprire tale distanza, i romani edificarono due acquedotti: quello di Valente e quello di Adriano. Con i suoi 80000 metri cubi d’acqua veniva utilizzata per provvedere al Gran Palazzo, centro del potere di Costantinopoli.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente e il seguente allontanamento della corte bizantina, non fu più utilizzata. Dopo anni di buio, tale struttura fu rinvenuta nel 1545, in virtù del lavoro di ricerca di Petrus Gyllius. Il topografo e naturista francese, alla scoperta di testimonianze del periodo bizantino, apprese della presenza della cisterna dai cittadini che ne usufruivano, scendendo dei secchi dalle cantine delle abitazioni. Inoltre vi sono prove certe secondo cui, la popolazione del luogo oltre all’acqua usufruivano anche di cibo pescando, cioè dei pesci che tuttora vivono nel suo interno. Però, malgrado la straordinaria scoperta, questi ambienti non vennero valorizzati dal Governo ottomano ma adoperati come discarica, cadaveri inclusi.

La cisterna è un’architettura ipogea, a pianta rettangolare di circa 140X70 metri, ritmata da 336 colonne di spoglio alte 9 metri, collocate su 12 file, distanziate l’una dall’altra di 4,80 metri e determinate da basi e capitelli di diverso stile e dimensione. I capitelli infatti, variano fra gli stili Ionico e Corinzio, con alcune eccezioni di colonne Doriche o di colonne non decorate.

I muri perimetrali sono di mattoni, e hanno uno spessore di 4 metri, mentre la malta della costruzione è speciale ed impermeabile. La maggior parte dei materiali e delle colonne sono elementi di riuso, ne sono testimonianza esattamente due maestose teste di Medusa, provenienti con molta probabilità da un arco monumentale del Foro di Costantino, che fanno da base, rovesciate, a due delle colonne di sostegno della volta.

La struttura fu restaurata inizialmente nel periodo del sultanato di Ahmed III, 1723, dall’architetto Kayserili Mehmet Aga e una seconda volta lungo il sultanato di Abdulhamid II, 1876-1909. La cisterna, gravemente degradata, è stata ripristinata nel 1987 e rivalutata a livello turistico, al punto che è divenuta il monumento iconico di Istanbul, mentre un’altra profonda ripulitura è stata attuata nel maggio del 1994.

Il nuovo progetto di restauro e consolidamento dell’opera, è stato assegnato nel 2018 e appunto concluso attualmente, cioè nel 2022. Gli architetti hanno realizzato un disegno minimale, che con il nuovo progetto di illuminazione, evidenzia ed esalta lo splendore del palazzo sommerso.

Il lavoro è stato conferito alla fine del 2020, e il cantiere è stato concluso in 8 mesi: è stata demolita la vecchia passerella in calcestruzzo e riprogettato il percorso di visita che si articola su una superficie di 1400 metri quadrati.

Il nuovo camminamento, con un’ampiezza variabile da 1,3 a 3 metri, si sviluppa su leggere passerelle metalliche, che sostituiscono le pesanti strutture precedenti e che sono più vicine alla base del monumento. Lo spettatore, si ritrova in questo modo a camminare sul pelo dell’acqua e a contemplare e a emozionarsi per la bellezza e per la totale altezza delle volte sovrastanti. L’itinerario di visita si snoda come un anello, ed è ideato per lasciare al pubblico la sensazione di sorpresa nell’attraversare una “sequenza infinita”: iniziando da uno dei lati corti, in cui sono collocate le scale d’ingresso e di uscita, percorrendo lo spazio fino ad arrivare al lato opposto, dove sono presenti le note colonne di Gorgone rovesciate. Sul percorso di ritorno, è state creata su richiesta della municipalità, anche una piattaforma per eventi.

Il progetto è stato eseguito dal Dipartimento dei Beni Culturali della Grande municipalità di Istanbul. Il nuovo percorso di visita e il rinnovato sistema di illuminazione, è proprio di una collaborazione italo-turca fra lo studio Atelye 70 di Istanbul e gli studi romani Insula Architettura e Ingegneria e Studioillumina di Adriano Caputo, insieme alla designer team leader Federica Cammarota e a tutta la squadra: Francesca Campagna, Paolo Di Pasquale, Katia Ferrulli, Filippo Marai.

La caratteristica basilare del lavoro, è infatti l’introduzione di una nuova immagine di illuminazione, in cui sono stati adoperati oltre 750 diversi corpi illuminanti. Sotto il profilo teorico, il racconto della luce evidenzia differenti scenari percettivi.

L’accesso è affiancato da un elemento bidimensionale che porta lo spettatore al rinvenimento di un’ambientazione senza tempo. Un solo proiettore a fascio ellittico, posizionato dalla parte opposta riguardo alla direzione di percorrenza, illumina dal basso ogni singola colonna. L’uso graduale di una diminuzione dei livelli di luminosità, mentre si procede nella superficie sotterranea, porta il visitatore verso una perlustrazione quasi archeologica e più soggettiva della cisterna. Le luci, che nel percorso di andata illuminavano le colonne in controluce, mostrano oggi le membrature architettoniche nella loro interezza e tridimensionalità.

Le cromie sono quelle della zultanite, la gemma anatolica che cambia il suo colore, passando da vibrazioni turchesi acqua marina, se investita dalla luce naturale, fino al color ambra, se sottoposta alla oscillante luce di una fiaccola. Il pubblico, quindi si identifica con l’essenza della percezione cromatica dell’esperienza raggiunta.

Le teste di Medusa, situate in fondo all’itinerario di andata, rappresentano il termine del viaggio di andata e l’inizio del viaggio di ritorno. Per la prima volta, lo spettatore tornerà indietro, ma non prima di analizzare le teste capovolte di Medusa, spazio di sospensione e di riflessione. La sfera bidimensionale e quella tridimensionale confluiscono in un’architettura, la quale ora esterna la sua doppia identità. Le intensità luminose sono più basse e favoriscono la riflessione. Da adesso l’ambito bidimensionale si ferma e mette in risalto quello tridimensionale, che mostrerà la cisterna nel suo aspetto più architettonico. L’acqua è l’elemento determinante della cisterna, presente all’interno del viaggio. Soltanto un attimo isolato del viaggio, le luci delle singole colonne inaspettatamente svaniscono per lasciare spazio ad una nuova luce che rivela, mediante il colore acqua marina, la superficie irregolare dei pavimenti originari del IV secolo.

A contraddistinguere la conclusione del viaggio, come già citato, sono le colonne con le teste di Medusa, figure mitologiche che sembrano identificarsi con il passaggio tra il mondo orientale, stadio sottile, e il

mondo occidentale, stadio di luce materica. E’ la duplicità dei due mondi, tra cultura ottomana e romana, tra Oriente e Occidente, che Studioillumina ha interpretato e tradotto, tramite la luce, in un ambito di sensazioni, colori e auree. Le due teste di Medusa della Cisterna, sono state ripresentate come basi di due colonne nell’angolo nord-ovest.

L’origine delle due teste non è nota, anche se probabilmente si suppone che siano state portate alla cisterna dopo esser state prese da una struttura romana. I blocchi dovrebbero essere posti lateralmente o capovolti, molti studiosi e critici d’arte, ritengono che ciò sia causato dalle superstizioni della società bizantina. Medusa, anticamente, era una figura potente, infatti secondo una leggenda, era un mostro che tramutava le persone in pietra.

Attualmente nel bacino sotterraneo si avranno spettacoli di luci e installazioni di opere d’arte. Nel cuore della cisterna sono state posizionate lavori contemporanei per una visione speciale, sembra infatti che una mano fuoriesca dall’acqua.

Nella Cisterna della Basilica sono state girate scene significative e indimenticabili di numerosi film celebri. La prima produzione, è stato il film From Russia With Love del 1963, con Sean Connery. Anche la scena finale del film Inferno, incentrato sul libro di Dan Brown, è stata realizzata nella basilica. Si poteva pensare ad una ricostruzione digitale surreale e fantastica tanto era la sua stupefacente rilevanza e meraviglia. Il famoso attore Tom Hanks ha interpretato il ruolo principale di questo film, nel 2016.

Per chi visita oggi questo luogo, la sua atmosfera ricorda quella di una chiesa sommersa di origine antica, promettendo ai suoi visitatori un misterioso viaggio artistico e storico nel fascino della duplicità di due mondi differenti.

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