Tappo di sughero, il naturale filtro della qualità.

Una storia, quella dei tappi di sughero, curiosa ed affascinante, da conoscere per condividerla magari con gli amici al prossimo brindisi. Un oggetto a cui spesso non prestiamo troppa attenzione ma che nasconde una storia affascinante e curiosa. Una storia che arriva dall’Antica Grecia. Sapevate che il sughero era un materiale molto amato e utilizzato sin dai tempi degli antichi greci? E proprio a quell’epoca risalgono i primi ritrovamenti di tappi per botti realizzati proprio con il sughero. Tra i Persiani e i Babilonesi, invece, era utilizzato come parte dell’attrezzatura da pesca. Le prime testimonianze scritte relative a questo materiale risalgono al IV secolo a. C., negli scritti del filosofo Greco Teofrasto che, nei trattati di botanica, decantava proprio le particolari doti della quercia da sughero di rinnovare la sua corteccia dopo che era stata rimossa. Anche Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, parla delle proprietà del sughero derivante da alberi adorati e venerati, consacrati a Giove. Sono tanti i ritrovamenti, anche in Italia, di tappi di sughero per botti o di questo materiale utilizzato per la realizzazione di scarpe. Di certo, il più interessante e affascinante è quello di Efeso, dove è stata ritrovata un’anfora di vino, risalente al I secolo a. C., con tappo di sughero ancora sigillata. Perché il sughero? Perché già dai Tempi Antichi erano note le sue capacità e le sue caratteristiche: isolamento termico, resistenza agli urti, galleggiamento e capacità di sigillare i recipienti, oltre a una bassa permeabilità ai liquidi. Dalla Grecia, la storia ci porta presto nell’entroterra portoghese dove il sughero è ancora oggi un vero e proprio emblema del Paese. La produzione portoghese è nota in tutto il mondo ed è proprio in questo Paese che, nel XIII secolo d. C., è stata promulgata la prima legge per la difesa e la tutela delle foreste da sughero. Qualche tempo dopo, nel XVIII secolo, il sughero trova nuove applicazioni in Inghilterra e in Francia. Nel Regno Unito diventa parte integrante di un importante esperimento scientifico che porta ad ottenere le prime immagini microscopiche di sughero grazie al ricorso a uno speciale microscopio: il sughero, così, diventa protagonista di una tappa fondamentale per la ricerca scientifica. Ma, allo stesso tempo, accompagna l’evolversi di un mercato ancora oggi fiorente: quello dello champagne. In Francia, infatti, il monaco Dom Pierre Pérignon, fa ricorso a questo particolare materiale per chiudere e sigillare le sue preziose bottiglie di champagne “Dom Pérignon”. Secondo alcuni fu proprio il monaco francese a “inventare” il tappo di sughero applicato alle bottiglie di champagne per “imprigionare” il vino frizzante e il gas contenuto nel liquido: in realtà, si limitò a rimodellare la chiusura delle borracce dei pellegrini, applicandole alle sue produzioni enologiche. Sulla scia dell’esperienza portoghese, molto tempo dopo, verso la metà dell’Ottocento, anche l’Italia prova ad avviare una produzione fiorente di sughero con investimenti nella piantagione sistematica delle foreste di sughero: è da circa 150 anni, infatti, che il Belpaese gradualmente sviluppa ricerca e tecnologia per preservare il gusto e la raffinatezza del buon vino e risale al 1860 la prima produzione di tappi di sughero in Sardegna, nella zona della Gallura. Tutt’oggi la Sardegna rimane la regione italiana dove si produce il 90% di tutto il sughero prodotto nel nostro Paese e per l’alta qualità delle sue produzioni, le richieste di poter utilizzare le creazioni nostrane arrivano da tutto il Mondo. Una domanda sorge però spontanea: perché nonostante le numerose evoluzioni tecnologiche introdotte nel corso dei secoli, l’industria del vino non riesce proprio a rinunciare al sughero? La risposta è tutta nelle proprietà di questo speciale materiale, che sembra proprio nato per vivere un felice connubio di lunghissima durata con il vino. Questo particolare tappo, infatti, mantiene intatte tutte le proprietà del materiale con cui è fatto. Tra le caratteristiche principali che lo rendono perfetto per i vini, soprattutto per quelli spumantizzati, c’è la sua straordinaria ermeticità, garantita da una particolare sostanza organica chiamata “suberina”: insolubile, inerte, flessibile e plastica. Il sughero, in più, impedisce il passaggio di odori e sapori sgradevoli alle sostanze con le quali viene a contatto. Si comporta da perfetto filtro, evitando la contaminazione del vino. Inoltre, grazie alle sue capacità elastiche, si adatta perfettamente al collo delle bottiglie e grazie all’impermeabilità non assorbe liquidi. Basta dare uno sguardo al tappo per rendersi conto che lo stesso vino della bottiglia riesce a penetrare nel tappo solo per pochissimi millimetri. Da non sottovalutare, poi, il fatto che il sughero riesce a mantenere intatte le sue capacità anche per lunghi periodi: un tappo fatto con questo materiale resta infatti perfetto per circa 15-20 anni se non subisce stress esterni particolari. Dopo questo lasso di tempo la prima caratteristica a venir meno è quella dell’elasticità ma basta procedere a una semplice ri-tappatura della bottiglia con un nuovo tappo di sughero, per garantirsi altri 20 anni di grande tenuta. Quando la rispettosa partnership tra Uomo e Natura diviene garante della qualità.

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