E’ arduo imbattersi in un personaggio così universalmente conosciuto: Russell, Tiziano, Goethe non lo sono così. Forse perché personificazione della modernità: in effetti multiforme, proteiforme, non collocabile. Nessun artista al mondo è stato dotato di potenza, di immaginativa, di fantasia come Picasso. Sono oltre cento anni che occupa le prime pagine dell’arte, tutto il resto è, assurdo che possa sembrare a non pochi occhi, in sostanza secondario ed epigonico.
L’arte universale, da cento anni, è racchiusa e sintetizzata in lui; è lui che è stato la molla e la porta al nuovo e al moderno in tutte le espressioni, niente è comprensibile se prima non si parte da Picasso. E’ stato di una forza produttiva fuori dei canoni, forse Matisse solo lo ha eguagliato, nel numero ma non nella qualità: chi dice cinquantamila, chi sessantamila opere, basti pensare che Van Gogh ne ha dipinto duemila, Modigliani mille, Corot poco più di tremila. Una volontà e un vigore unici: “quando dipingo lascio il corpo fuori la porta, come i musulmani le scarpe fuori della Moschea”, “Dipingere è per me una lotta all’ultimo sangue. Sì, all’ultimo sangue, come nell’arena”, ”Non c’è mai la fine, ogni opera è altra dalla presente e sempre superiore”, “Io non cerco, io trovo”. Questi sono alcuni dei suoi pensieri quasi rivoluzionari come registrati da una sua esegeta (A.Huffington, Picasso creatore…).
Tutte le tappe della storia dell’arte sono state da lui percorse, una perpetua continua evoluzione ed elaborazione, tappe che segnano riferimenti significativi; periodo blu, periodo rosa, il cubismo, il mondo successivo, quello iniziale: i fenomeni e apparizioni artistici o sedicenti tali del secolo trovano i loro princìpi ispiratori in Picasso: come era regolarmente alla prima fila in ogni manifestazione di piazza organizzata dal Partito Comunista francese, così è sistematicamente in prima fila nei fatti d’arte. Amava le donne, era quanto lo implicava maggiormente, avendone però grande rispetto: “Le donne…non dobbiamo vederci troppo spesso. Perché le ali di una farfalla mantengano la lucentezza, non bisogna toccarle”. Altro sensibilissimo interesse, i soldi. Non esiste artista che abbia accumulato in vita tanta ricchezza come Picasso! Intelligente, attento, venditore inimitabile del proprio lavoro, non si contano i suoi clienti personali e quanti libri e monografie sulla sua persona e arte. Alla sua morte notai e legali per molti giorni occupati ad inventariare soldi, quadri e proprietà: molte centinaia di milioni di Euro accumulati in contanti, in titoli e in oro e migliaia, pare 1500, opere lasciate ai fortunati eredi.
All’età di poco più di venti anni, a Montmartre a Parigi, un giorno era tanto disperato e affamato che vendette il capolavoro inaudito “La Fillette à la corbeille fleurie” in inglese “Young Girl with a Flower Basket” per 75 Franchi allo spietato mercante, il prezzo cioè di uno scarabocchio o di una crosta! Le opere di Monet e degli impressionisti costavano 3.500 Fr! Era il 1905, grande fame. Siamo agli inizi del periodo rosa, Il quadro fu acquistato giorni dopo per 150 franchi dai fratelli Stein, gli scopritori americani delle opere di Picasso e di Matisse e primi compratori, con dileggio e sorrisetti beffardi dei cosiddetti cultori che nulla capivano della rivoluzionaria novità del messaggio: questa medesima opera è stata venduta recentemente per cento milioni di dollari! Altro capolavoro incredibile del medesimo anno sul quale anche attiro l’attenzione del lettore (nella rete le immagini) è un quadruccio “Le garçon à la pipe”, acquistato da un banchiere tedesco ebreo e poi in un’asta recentemente venduto a oltre cento milioni di dollari. Questi due capolavori indescrivibili si innestano subito dopo una ulteriore opera dell’artista che pure segna il suo diritto alla eternità e su cui pure attiro l’attenzione del lettore “Les Noces de Pierrette”, tra periodo blu e periodo rosa, sulla quale lascio il lettore esprimersi.
Tutto è grande con riferimento a Picasso, non si tema di esagerare, e lo sarà sempre di più perché ha scoperto il linguaggio universale! Una quantità enorme di opere realizzate, in ogni tecnica era eccellente, nella pittura, nell’incisione, nella scultura, nella decorazione: ogni opera un messaggio. Quanto anche è eccezionale e primario è il fatto che non si troverà mai un’opera uguale a un’altra cioè una copia o una replica: tutto è originale, sempre, per principio, non solo etico, non solo artistico. “Ciò che si farà è più importante di ciò che si è fatto”. Una delle sue realizzazioni, quando in Costa Azzurra impegnato profondamente per alcuni anni, fu nella decorazione e anche nella realizzazione vascolare e anche in tale fase rifulsero le sue innate qualità: produzione elevatissima di migliaia e migliaia tra vasi e piatti e brocche decorati e non se ne troverà una uguale all’altra sia nelle forme sia nella decorazione! Una miniera senza fine di immagini e di illustrazioni, quasi da far paura. Lo stesso nella sterminata produzione di pitture non se ne troverà mai una replica o una copia. Nella incisione e calcografia fu al massimo livello per qualità e per varietà dei soggetti: occorreranno anni e anni per conoscere Picasso. Succube solamente alle sue intuizioni ed emozioni, ma non dimentico talvolta anche di qualche fatto sociale che lo colpiva particolarmente e di questi ve ne sono almeno due evidenti: la guerra civile nella sua Spagna del 1936 e l’esperienza anni prima, nel 1917, allorché a Roma per conto del grande Diaghilev. E qui anche lui fu colpito dalla presenza delle ciociare nei loro sfolgoranti costumi in Piazza di Spagna e nel tempo ha realizzato almeno ventidue acquarelli e disegni tra
cui anche un olio clamoroso di ciociara nel suo costume multicolori, addirittura in stile cubista! oggi in una famosa collezione di Zurigo.
L’occasione delle presenti note è il cinquantenario della morte dell’artista (era nato nel 1881) avvenuta nel 1973 vicino a Cannes dove viveva con la sua amata donna, Jaqueline, la quale concludeva i suoi racconti con queste parole: “quando si ha la fortuna di vivere con Picasso davanti a sé, non si guarda al sole”. Quale donna ha espresso mai un tale giudizio sul proprio uomo? Solo Giovanni Capurro, il povero poeta napoletano, può uguagliarlo allorché cinque-sei anni prima di “La Fillette à la corbeille fleurie” aveva scritto, e un altro poeta immortalato in musica, O sole mio sta in fronte a te! A questo proposito, Napoli, viene in mente il suo sarto dell’ultimo periodo della sua esistenza in Costa Azzurra, un napoletano del Matese, che gli forniva di solito abiti di velluto che l’artista prediligeva e che in cambio, anziché soldi, riceveva opere d’arte in pagamento e oggi gli eredi sono ricercati galleristi in Nizza!
Un prodigio in ogni aspetto della sua esistenza: saggio e maturo e padrone di sé, come pochi. Anche egotico e individualista e egocentrico, solo pittura e donne e soldi!
Uno studioso da anni sta procedendo alla catalogazione della sua opera, fino ad oggi ha pubblicato in formato in folio, cioè gigante, quasi cinquanta volumi e non ha finito!