“ACQUA NELL’ARTE E ARTE DELL’ACQUA. FONTANE E NASONI DI ROMA”. LE OPERE, I REPERTI E LE FOTOGRAFIE DELLE FONTANE DELLA CAPITALE NELLE TERME DI DIOCLEZIANO, MUSEO NAZIONALE ROMANO.

“L’acqua è la materia della vita. E’ matrice, madre, e mezzo. Non esiste vita senza acqua”.

Albert Szent-Gyorgyl

L’uomo ha sempre sentito il bisogno di avere un rapporto profondo con l’acqua, quindi è sempre stato di primaria necessità tale elemento, con le sue problematiche di trasporto, di conservazione, di utilizzazione, di reperimento, sempre vitale dall’origine del mondo o comunque dalla nostra presenza. Tutto ciò è stato poi connesso a quello che è il suo uso, la sua dottrina filosofica, storica e sociale.

Le fontane della Capitale testimoniano come i romani abbiano sempre avuto un’immensa passione per le acque pubbliche, dagli acquedotti alle terme e come, dopo il periodo della decadenza, tutto ciò si sia manifestato nella realizzazione delle molteplici fontane, oltre 2000, che ancora attualmente abbelliscono le vie e le piazze della città.

Nell’Impero Romano nel 98 d.C., per Sesto Giulio Frontino il console romano che fu nominato curator aquarum, Roma possedeva nove acquedotti che rifornivano 39 grandiose fontane e 591 bacini pubblici, senza dimenticare l’acqua erogata alla Famiglia Imperiale, ai bagni ed ai proprietari di ville private. Ciascuna delle importanti fontane era allacciata a due acquedotti differenti, nel caso in cui uno non era attivo.

Successivi alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel corso delle guerre globali del VI secolo, i pochi acquedotti che erano stati lasciati nel degrado furono soppressi sia dagli Ostrogoti di Vertigine che dal difensore dell’Urbe Bellisario. Le fontane furono spogliate dell’alimentazione degli acquedotti perdendo in questo modo l’utilità sociale, e ritornando invece al solo utilizzo privato delle medesime fonti e a quello dei pozzi presso le strutture più rilevanti.

Il solo acquedotto funzionante di Roma e in declino era quello dell’Acqua Virgo, però anche se sporadiche nel tardo medioevo, abbiamo delle fontane significative, prodotti di una nuova ingegneria idraulica applicata all’architettura. In tale età infatti, i Papi tornano a interessarsi degli acquedotti, delle terme e delle fontane, con effetti di elevata qualità sia artistica che utilitaristica.

Inevitabilmente menzioniamo la creazione di una fontana, oggi la Fontana di Trevi, nel 1410 al terminale dell’Acqua Virgo, con tre bocche che riversavano acqua in tre distinte vasche, collocata nel lato orientale del Quirinale nel celebre trivio della città.

Nel 1453 Papa Niccolò V, 1397-1455, commissiona Leon Battista Alberti nel sostituire le vasche con una sola a muro. Circa nella metà del XV secolo, la fontana di piazza Santa Maria in Trastevere, nell’epoca quindi rinascimentale, quasi certamente era una rielaborazione di una passata fontana romana alimentata, fino al IV secolo, dall’acquedotto dell’Aqua Alsietina. La sua linea caratterizzata da un antecedente modello romano, con un vaso circolare su un piedistallo che versa acqua in un catino sottostante, diventa l’esempio di svariate altre fontane della Capitale.

Nel XVIII secolo, quindi nella Roma Barocca, abbiamo la costruzione di fontane con figure simboliche e di grande impatto scenografico. Una delle supreme attuazioni dell’operato beniniano è la riqualificazione di Piazza Navona, forse la più splendida e famosa piazza dell’Urbe. Quindi la fontana è conseguita al centro

della piazza, ed è ubicata nel cuore dell’ex Stadio di Domiziano, nel 1651, chiamata la Fontana dei Mori. Le tre fontane di piazza Navona: la Fontana dei Quattro Fiumi, appunto la Fontana del Moro e la Fontana del Nettuno, assunsero l’acqua dall’acquedotto Vergine che aveva solo sette metri di caduta dalla sorgente.

La Fontana di Piazza San Pietro era servita dall’acquedotto di Paola, ripristinato nel 1612; la Fontana del Tritone usufruiva della propria posizione in una valle ed era alimentata dall’acquedotto Felice, restaurato nel 1587; bensì per la Fontana di Trevi, l’architetto Nicola Salvi progettò accuratamente la cascata in maniera che l’acqua cadesse per realizzare movimento e pathos.

Il 10 settembre 1870, Pio XI inaugura la provvisoria Mostra dell’Acqua Pia Antica Marcia, determinata da una vasca circolare senza decorazione, posta tra le odierne Piazza della Repubblica e Piazza dei Cinquecento. Al suo posto, dopo alcuni anni, è stata costruita a Piazza Esedra la Fontana delle Naiadi da Alessandro Guerrieri, con un semplice bacino circolare.

Nel 1936, Mussolini inaugura la Mostra della Nuova Acqua Vergine, 1932-1936, ideata da Raffaele Vico e ubicata nel nicchione sotto le arcate della terrazza del Pincio, attuata un secolo prima da Giuseppe Valadier. L a Fontana a Piazzale degli Eroi è l’ultima mostra delle Aquae di Roma.

Con la costituzione di Roma Capitale si tentò di ovviare alle difficoltà delle inondazioni del Tevere creando una Commissione di ingegneri idraulici per scegliere la soluzione migliore, e nel 1871, si optò per il progetto delle monumentali sponde verticali, i così denominati “muraglioni” alti 17 metri.

I lavori iniziati nel 1877, beneficiarono di innovative tecniche variando moltissimo l’immagine di Roma e restituendo contemporaneamente migliaia di reperti archeologici. Così, mentre si realizzava il pilone centrale del nuovo ponte alla Regola, l’odierno ponte Garibaldi, dall’alveo del fiume furono trovate le più insigni statue di bronzo, oggi mostrate a Palazzo Massimo come il “Dioniso del Tevere”.

Dopo, sulla sponda del Tevere presso via Giulia, fu Rodolfo Lanciani ad accorgersi tra minuti frammenti marmorei di un piccolo ma pregiato bustino dell’imperatore Caligola. Fra i ragguardevoli capolavori scoperti citiamo la grande base con un bucranio su rami di platano, l’Apollo sul Tevere, e ancora la serie dei votivi anatomici e miniaturistici.

All’interno dei depositi del Museo vi sono circa 1200 opere fra statue, teste, parti anatomiche ecc., tutti relativi a santuari situati lungo il fiume.

Sottolineamo che nella Capitale le fontane sono in genere nel centro storico, alcune all’interno dei cortili degli edifici e nei giardini delle ville. Inoltre Roma è celebre anche per i suoi “Nasoni”, peculiari fontanelle in ghisa, oltre 2500 sparse per tutta la città.

Il Museo Nazionale Romano, nato nel 1889, descrive e mantiene le tracce dei complessi, dei palazzi e dei monumenti che hanno fatto dell’Urbe una dei più grandi richiami lungo i molteplici secoli. E’ formato da quattro sedi museali: le Terme di Diocleziano, Palazzo Altemps, Palazzo Massimo alle Terme e la Crypta Balbi.

Quattro luoghi che ospitano capolavori dell’età romana fino al Rinascimento. Il Museo Nazionale Romano infatti, la cui sede storica sono appunto le Terme di Diocleziano, raccoglie uno dei più stupefacenti patrimoni d’arte distribuiti tra il 1995 e il 2001 anche negli altri tre Musei. Quattro strutture per commemorare la storia di Roma, dai primi insediamenti del Lazio, alle meraviglie dell’età imperiale, fino all’emozionante periodo rinascimentale, per le antiche composizioni romane che portarono alla creazione del collezionismo.

E le Terme si distinguono pertanto come l’ambientazione perfetta per accogliere un percorso espositivo che celebra l’acqua.

La mostra: “Acqua nell’Arte e Arte dell’Acqua. Fontane e nasoni di Roma”, propone appunto la visione dei reperti siti nei depositi storici, che conservano le testimonianze della storia e della vita religiosa, politica ed economica degli abitanti dell’antica Roma e dei luoghi vicini.

Il Museo ha infatti ideato il progetto: “Depositi (ri)scoperti”, un ciclo di brevi ma inedite rassegne, il cui fine è quello di valorizzare e rendere visitabili al pubblico i suoi eccelsi reperti.

La mostra, fruibile dal 7 aprile al 31 maggio alle Terme di Diocleziano, a cura di Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano e dell’archeologo Vincenzo Lemmo, è organizzata con il supporto di ACEA, dal Museo Nazionale Romano e dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma.

Il gruppo ACEA, primo operatore idrico nazionale, legato da oltre più di un secolo alla storia di Roma, a quella dei suoi acquedotti e delle sue fontane, gestisce il totale sistema idrico di Roma Capitale, e promuove e sostiene le iniziative ed i progetti, che come tale esposizione, evidenziano ed esaltano la capacità idrica ed il patrimonio artistico e culturale della Capitale.

“Oggi inauguriamo una mostra che, attraverso l’arte, racconta l’importanza dell’acqua nello sviluppo della storia della civiltà e celebra l’eccellenza dell’ingegneria idraulica italiana, nata ai tempi degli antichi romani”, ha spiegato l’Amministratore delegato di ACEA Fabrizio Palermo.

Le grandiose Terme di Diocleziano, vogliono omaggiare la memoria dell’acqua mediante lo sfoggio di opere d’arte, reperti archeologici, progetti e fotografie storiche conservate nei Musei Nazionali e Comunali, e la rassegna propone infatti particolari pezzi archeologici con un approfondimento sulle fontane storiche e i nasoni di Roma.

“Acqua nell’Arte e Arte dell’Acqua. Fontane e nasoni di Roma”, è formata da tre sezioni: Roma, regina acquarum – L’arte nell’acqua; Fontane e potere; L’arte dell’acqua – La gestione idrica oggi.

Il percorso espositivo distribuito allegoricamente lungo la via Virbia, che porta al Santuario di Diana Nemorense, inizia con una statua di Artemide, Diana, rappresentata come cacciatrice.

Vi sono poi le opere rinvenute nel mare come il bellissimo cavallo di bronzo scoperto nelle acque laziali di fronte all’isola di Ponza, o dei tre volti ritrovati durante l’edificazione degli argini del Tevere, testimonianze dei migliaia di manufatti scoperti nel corso dell’erezione appunto dei muraglioni ottocenteschi e oggi nel Museo.

Ancora presenti le molteplici rappresentazioni riguardanti il tema dell’acqua che decorano i reperti di utilizzo quotidiano: applique, elementi di fontane, lucerne, oltre a sarcofagi, altari, rilievi, sculture e iscrizioni, produzione scultorea del periodo fra il I e il IV secolo d.C..

Infine la rassegna termina con un mosaico con una scena mitologica che ritrae Apollo, il fratello divino della dea Diana e Dafne, naiade cacciatrice a lei votata.

Un evento emozionante ed entusiasmante che offre materiali inediti con la esibizione dei pregiati reperti ubicati nei magazzini, rappresentanti le svariate rappresentazioni inerenti all’acqua. Acqua quale primario elemento della nostra esistenza e l’intero pianeta e universalmente interprete del mondo dell’arte, mezzo di magnificenza e di incanto e di trasmissione di cultura e di storia.

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