Corpo come lavagna su cui riscrivere la propria esistenza. Maria Vittoria e le sue ali.

Come sosteneva il medico greco Ippocrate: “Il corpo umano è un tempio e come tale va rispettato sempre”. Un rispetto che di solito viaggia con la voglia e il desiderio di accarezzare il proprio corpo, e di assorbirne la bellezza e l’armonia; un rispetto che ciascun essere umano dovrebbe esplorare per capirne il senso sin dalla tenera età. Un’età che anagraficamente segna 52 anni, ma che in realtà reca in sé molte cicatrici e molte ferite, è l’età di Maria Vittoria Strappafelci. Il tempo con lei non è stato benigno, avendola posta subito sul ring della vita con due nemici storici: il dolore e la perfida vipera. Il dolore per lei non aveva in realtà solo un sapore amarognolo, ma portava con sé anche una apparente mancanza d’affetto in famiglia, ed era un motivo per guardarsi allo specchio chiedendosi “ma io esisto”, “ma io sono bella”, “ma io sono meritevole d’amore”? Domande a cui oggi è chiaro rispondere in maniera positiva, ma che allora hanno fatto insidiare in lei il demone, il mostro, la perfida vipera, ovvero l’anoressia. Un’anoressia, che ha portato tanti anni di privazione, una pelle che man mano si ritira, una bilancia che man mano si rimpicciolisce, una gracilità fisica che si abbraccia alla gracilità emotiva, perdendosi in un tunnel buio, fatto di no, fatto di privazioni, e fatto di cicatrici. Il cibo diviene per lei alleato affettivo, e nemico nello stesso tempo, bello da vedere e buono da gustare, pur portando con sé il sapore della punizione da autoinfliggersi. Maria Vittoria è arrivata a pesare 34 kg, oggi per fortuna molti di più; 34 kg che per lei rappresentavano il passaporto dell’amore, il passaporto dell’accettazione, il passaporto dell’autostima, e quindi della sua intera esistenza. Solo così si sentiva bella, pur sapendo che si stava distruggendo; una distruzione che stava coinvolgendo anche la sua famiglia, il suo amato padre purtroppo oggi non più presente, e di cui racconta in “Senza te… Diario a mio padre”, un romanzo epistolare in cui condivide i primi mesi del lutto. Parlavamo della distruzione che l’anoressia porta, una distruzione che stava coinvolgendo anche tutti i suoi amici, e amori sbagliati. Maria Vittoria piano piano ne esce e decide di raccontare la sua storia, di condividerla col mondo, per non lasciare più nessuna da sola, da qui nel 2016 nasce “Il digiuno dell’anima: una storia di anoressia”, la sua storia, il racconto di un disturbo pervasivo che si è impossessato della sua vita e l’ha governata per anni, finché lei non si è ritrovata e riscorperta avviluppata in quel groviglio di fame d’amore, di insicurezza e controllo. Poi “La mia vita in un pensiero”, in cui torna a riflettere su di sé e condividere fotografie della sua anima, del suo dolore, delle pene e di come sia riuscita a uscire vittoriosa da tutto questo.

E poi è arrivato il tumore al seno, a metterla di nuovo alla prova. Una battaglia che ha combattuto con coraggio e tenacia, e che oggi la spinge a cercare di sensibilizzare le altre donne sull’importanza della prevenzione. Sono stati i controlli periodici a permetterle di scoprire di essersi ammalata e a permetterle di agire in tempo. Ne parla in “Vittoria adesso ha vinto – Io e il tumore”, un libro nato dalla sua esperienza e scritto per dare un messaggio di speranza e sensibilizzare sull’importanza dei controlli periodici.

Maria Vittoria oggi donna risorta o almeno in via di guarigione, dopo aver attraversato anche il tunnel della bulimia, ed aver conosciuto il digiuno dell’anima, si ama, si apprezza come donna, si guarda allo specchio, con una ritrovata consapevolezza di sé, e grande autostima, che vanno ad arricchire la sua tavolozza dei suoi colori. Questi colori, le hanno portato un arcobaleno di nome Alessandro De Gerardis, giornalista, speaker radiofonico di Rai Isoradio, musicista e suo attuale compagno, metà di un percorso di vita, che le ha fatto scoprire e declinare il termine amore nella sua accezione più pura e autentica, ovvero amare prima noi stessi e poi l’altro. In questo modo Maria Vittoria, chiusa prima nella sua crisalide di cristallo, nel suo presente, si dedica alla sua primaria professione di stilista avendo lavorato prima con marchi autorevoli dell’alta moda, lavoro che lei adora e a cui ci si dedica con passione. Nel 2020, è tornata a scrivere, regalandoci “Segreti e verità di un destino”, un romanzo di formazione che parla di donne forti e determinate che

condividono un legame di sangue e hanno un obiettivo comune: scoprire le proprie origini e trovare quei tasselli che mancano per definire la propria identità.

Oggi come donna vola libera, nel mondo e nella società, per testimoniare con la sua esperienza e insieme con il musicista Igor Nogarotto in tutte le scuole che l’anoressia e la bulimia sono solo vipere della nostra testa, spetta a noi rigettarle ancor prima che si insidino. Siamo noi i cardini del nostro essere, e architravi del nostro io, bisogna essere forti per diventare grandi, e indossare le ali del cuore per afferrare i propri sogni.

 

Foto Simone Paris

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