Il risultato finale ha rispettato il pronostico della vigilia: Michele De Pascale vince in scioltezza e la tradizione rossa dell’Emilia-Romagna continua a essere rispettata. L’alleanza capeggiata dal PD dilaga in tutta la regione a esclusione della circoscrizione piacentina, che però non basta alla Ugolini per arrivare alla vittoria. Poche briciole sono rimaste per i candidati indipendenti, i quali falliscono nel trovare un risultato sufficiente a eleggere un consigliere regionale.
Il sindaco di Ravenna, nonchè presidente della sua provincia e dell’Unione delle province d’Italia, è stato sostenuto da cinque liste per un arco politico che parte da sinistra e arriva fino al Movimento 5 Stelle passando per Azione e Italia Viva includendo anche progetti come quelli dei Radicali e degli europeisti di Volt. La difficoltà nel tenere assieme un’alleanza così variegata è stata però ripagata con un successo dato per molto probabile durante buona parte della campagna elettorale.
A eccezione della provincia più occidentale della regione, De Pascale ha fatto man bassa di voti sfondando il muro del 60% in molti grandi centri come Bologna, Modena, Reggio Emilia e Cesena e ottenendo la maggioranza assoluta a Ferrara, Parma, Rimini e Forlì. L’unica circoscrizione al filo del rasoio è stata quella di Ferrara mentre le altre hanno avuto un risultato meno combattuto.
Insieme a De Pascale, l’altro grande vincitore è il Partito Democratico che da solo prende quasi 300.000 voti in più di Fratelli d’Italia e quasi quanto tutte le liste a sostegno della Ugolini messe insieme. Si può ritenere soddisfatta anche Alleanza Verdi-Sinistra che continua ad avere una tendenza di segno positivo attestandosi al 5,3% a livello regionale e arriva addirittura alla doppia cifra nel capoluogo. Allo stesso tempo continua ad avere estrema difficoltà nelle elezioni locali il Movimento 5 Stelle, che prende un mesto 3,5% e non riesce a incidere lasciando la vittoria della Todde in Sardegna come un exploit che non è in grado di bissare.
La destra esce a pezzi dalle elezioni regionali emiliano-romagnole con Fratelli d’Italia che perde 6 punti percentuali rispetto alla sua proiezione nazionale, del 29,6% secondo l’osservatorio SWG, e Forza Italia che è ferma al 5,6%. Se da un lato Noi Moderati ottiene un risultato di per sè soddisfacente Salvini e la sua Lega sono coloro che hanno avuto la batosta peggiore: dal 32% delle passate regionali il Carroccio è crollato al 5,3%, confermandosi come terza gamba del panorama della destra italiana.
La Ugolini durante il suo discorso della sconfitta non ha mancato di sottolineare come sia stata bassa l’affluenza di questa tornata elettorale, che è stata incapace di portare alle urne oltre metà degli aventi diritto. Questo dato non può rendere felice nè vincitore nè sconfitti e prova inequivocabilmente come continui la crisi fra la politica e i cittadini. Rimane da spiegare per quale motivo nelle parole del politico e giornalista Italo Bocchino questo consisti in un sintomo di solidità della democrazia in occasione delle europee mentre nel caso dell’Emilia-Romagna si tratti di un segnale d’allarme per tutta la politica, locale e non.