Nei cuori pulsanti delle città moderne così come nelle loro zone più recondite ed in quelle periferiche esistono palazzi dismessi o semplicemente poco gradevoli a cui la gente, passando, non fa nemmeno caso. Il fotografo francese Laurent Chehere, affascinato da queste tipologie di edifici, ha dato il via ad una serie di scatti che sono confluiti in un lavoro surreale intitolato “Flying Houses”. Per le strade parigine più povere, nei pressi di Ménilmontant e Belleville, Chehere ha scattato delle foto con la medesima luce a diversi palazzi e successivamente, nel corso della post-produzione, ne ha scelto alcuni frammenti per costruire in digitale le sue “case volanti”.
Da contorno o elemento del paesaggio queste abitazioni, piene di vita e dotate di una propria anima, sono diventate soggetto unico delle fotografie, contornate da una luce artificiale che le fornisce un risalto ed una vitalità particolari.
Non a caso, scopo degli scatti era proprio quello di separare letteralmente gli edifici dal contesto in cui si trovavano per palesare il loro fascino e la loro bellezza nascosti, per farli uscire dall’anonimato in cui erano di fatto relegati e per raccontare le loro singole storie, vere o immaginarie che fossero.Le case di Chehere hanno un valore aggiunto surreale e magico in quanto sono ritratte staccate da terra, fluttuanti nel cielo, svincolate quindi dalla realtà oggettiva e dal contesto quotidiano: oltre ad essere abitazioni fluttuanti nel cielo, quelle dell’artista francese sono, in virtù dei dettagli che le caratterizzano, portatrici di metafore e riferimenti a registi ispiratori, quali Hayao Miyazaki, Federico Fellini e Wim Wenders.La fotografia intitolata “Circus”, ad esempio, che ritrae un circo volante con un cartello rosso su cui vi è scritto “Zampano” è, al contempo, un riferimento ad un reale circo che si trova nella periferia nord di Parigi, ma anche un palese omaggio a “La strada” di Fellini e a “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders: nella foto infatti, sopra al circo, si intravede un nano vestito da clown che si accende una sigaretta. Oltre ai rimandi cinematografici nelle foto emergono anche temi sociali sempre attuali: La Grand Illusion, che ritrae un edificio barcollante colmo di individui che osservano una meta lontana, è una chiara trasposizione delle difficoltà che i migranti africani, animati da speranze, affrontano in mare, nella prospettiva di una vita migliore.