La Difficile vita in un Campo Profughi; una popolazione in esilio

Nowshera: Più di 10.000 persone, colpite dai tragici eventi delle ultime settimane, sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni a causa delle azioni militari e del conflitto in corso in tutta l’Area Tribale. la maggior parte della popolazione di Bara, Khyber Agency è in attesa di essere registrata come “sfollati” all’interno del Campo Profughi di Jalozai, nel Distretto di Nowshera (Pakistan). Un enorme numero di sfollati, donne e bambini e molti anziani sono in fila da ore aspettando di essere registrati nel Campo di Jalozai. Secondo le stime ufficiali 14.629 famiglie sono già state registrate nell’ultimo periodo e più di 4.169 hanno abbandonato la Khyber Agency e vivono già all’ interno del Campo.Il conflitto che imperversa ormai da mesi nella zone della Khyber Agency, una delle cinque Agenzie dell’Area Tribale ai confini tra Pakistan ed Afghanistan, ha provocato centinaia di sfollati e moltissimi morti, bambini e donne compresi. “La nostra vita è completamente distrutta” racconta piangendo uno degli uomini in fila con l’intera famiglia; “abbiamo dovuto lasciare tutto. Ho lavorato un’intera vita per costruire la mia casa ed assicurare un futuro migliore ai miei figli. Ora ho perso tutto, ma soprattutto ho perso la speranza.”La disperazione è il sentimento che respiri passando tra la gente, vedendo i loro volti quasi rassegnati ad un futuro senza futuro. La violenze delle milizie e gli attacchi militari sono cresciuti esponenzialmente nelle ultime settimane nella zone di Bara. Passando tra la gente non si possono non notare gli occhi dei bambini, pieni di terrore. Molti di loro hanno passato gli ultimi giorni chiusi in casa, ascoltando il suono delle esplosioni causate dalle bombe ed assistendo alla morte di fratelli e genitori. Solo 4.169 famiglie hanno potuto effettuare la regolare registrazione, mentre più di 10.000 sono ancora in attesa. Le persone che lavorano all’interno del Campo non riescono a garantire sicurezza e cure per tutti i bambini e le donne. “Sono moltissimi” racconta uno degli operatori del Campo “vorremmo poterli aiutare tutti, ma non riusciamo gestire una situazione così grave. Molti di loro purtroppo rimangono senza un minimo di protezione.” Le donne sono costrette a rimanere in fila per ore, cercando di tenere a bada come possono i loro bambini “La mia bambina più piccola ha la febbre molto alta, ma nessuno è mai venuta a visitarla. Ho cercato un medico, ma non l’ho trovato. Sono preoccupata per la sua salute, mi sento completamente sola.” racconta una giovane madre con in braccio la sua bambina di tre anni.Le rigide tradizioni tribali sono poi un forte ostacolo soprattutto per gli anzian che rifiutano di lasciare la terra in cui sono nati e vissuti per generazioni. Preferiscono rimanere nelle loro case o essere ospitati da familiari ed amici rischiando così la loro vita. “Non lascio la mia casa” dice un anziano uomo tribale. “ho accompagnato mia figlio ed i miei nipoti, ma non abbandonerò mai la casa dove hanno vissuto i miei genitori e la mia famiglia per generazioni. La mia vita è lì. Preferisco morire piuttosto che passare gli ultimi anni della mia vita in questo posto”. Il suo sguardo duro e la sua postura così retta fa capire la fierezza di questo popolo, distrutto e provato da guerre, povertà e violenze, ma mai pronto ad arrendersi, nemmeno nelle situazioni più difficili.

Barbara Gallo

Foto di M.Y.A

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