Debutterà in prima nazionale, nell’ambito della trentottesima edizione di Asti Teatro, il capolavoro goldoniano LA LOCANDIERA nella nuova edizione prodotta dalla Compagnia del LOTO di TEATRIMOLISANI e sottotitolata o l’Arte di Vincere.
Mercoledì 29 giugno 2016, alle ore 20, con replica Giovedì 30 giugno, alle ore 19, presso il Teatro Giraudi di Asti, Silvia Gallerano, l’attrice italiana di teatro più premiata a livello internazionale degli ultimi anni quale straordinaria interprete de La Merda, vero successo del nuovo Teatro italiano nel Mondo, vestirà i panni di una Mirandolina combattuta tra tradizione e femminilità emancipata, secondo questa particolarissima edizione dell’opera di Goldoni curata e diretta da Stefano Sabelli.
La vicenda, infatti, originariamente ambientata a Firenze a fine ‘700, viene “traghettata” nel Delta del Po, in un’atmosfera acquitrinosa anni ’50, ispirata ad alcuni racconti letterari di Gianni Celati e Danilo Montaldi, che vuole soprattutto essere un omaggio a capolavori del nostro Cinema neorealista, come Riso Amaro di De Sancits e Ossessione di Visconti.
Claudio Botosso, fra i volti più noti del Cinema italiano d’autore – diretto da registi del calibro di Avati, Fellini, Bellocchio, Bozzetto, Luchetti, Risi, Perlini, Schroeter, Micol (Seconda Primavera di Francesco Calogero, di cui è protagonista, è sugli schermi in questa stagione) – dà vita, con la sua recitazione intensa e asciutta al Cavaliere di Ripafratta, vero antagonista della protagonista goldoniana.
In realtà, nella grigia e surreale ambientazione ideata da Stefano Sabelli, coadiuvato dalle scene di Lara Carissimi e Michelangelo Tomaro e dai costumi di Martina Eschini, conti, marchesi e cavalieri diventano spiantati melomani, gagà misantropi, giocatori incalliti e misogini di fiume; balordi, che si arricchiscono o perdono tutto con poco, millantando e spacciando il poco che hanno, come il tesoro segreto e ritrovato nello scrigno riesumato di un pirata dei Balcani, che ha risalito dal mare i rivoli paludosi.
Al centro della scena è collocata, su di un girevole, una locanda-palafitta, immersa tra giunchiglie, platani e salici, che assume le sembianze ora di una nave corsara che aspetta stancamente il vento in poppa, ora di una casa di frontiera sospesa sull’acqua, con dietro, forse, il precipizio. In questo clima fluviale che traina una potente fantasia visionaria, la notte scura è illuminata da lucciole e lanterne che scompongono le rispettive sfumature cromatiche sul manto umido del fiume, ispirando, con i loro diversi riflessi, azioni e intenzioni degli avventori, in un continuo e forsennato caleidoscopio di speranze e sospiri.
Molta è la musica che si ascolta in quest’allestimento, dalla radio d’epoca che manda in onda canzoni del Trio Lescano, ad attori che intonano arie operistiche ed “evergreen”, generando un clima da varietà, sensuale ed ibrido, fra gli interpreti, che si dipana a ritmo di swing, lisci accorati o melodie rievocative e che il suono “live” di una fisarmonica diatonica rende ancor più struggente.
Il ritratto di Mirandolina è quello di una donna nuova che, sfruttando la decomposizione della nobiltà, è in grado d’emanciparsi con le sue sole forze e armi ed immaginare per sé un futuro nell’ambito di una nuova borghesia imprenditoriale femminile, prendendo da sola in mano le redini di un’azienda, un po’ come la mondina indipendente o la suffragetta dell’epoca alla conquista del suo primo voto elettorale: non è un caso che Silvia Gallerano, apprezzatissima unanimemente per il suo talento e la sua straordinaria modernità recitativa, corrisponda ugualmente al modello di fascino femminile e capacità di autonomia concepito dallo stesso Goldoni per il suo più bel ritratto di donna.
Nel finale tutto torna, come la circolarità in cui è stata progettata la scena, come il gioco dei corsi e ricorsi di un girotondo o un carillon in cui è immerso il testo: esaurito il giro di giostra, tutti aspettano che ripassi la chiatta per il cambio e ricambio di habitué ed avventurieri; tutti sono pronti ad accendere le luci di un nuovo varietà…
Il bellissimo cast prende forza dal vivo talento dei migliori giovani attori molisani, cresciuti negli anni nella Compagnia del Loto. Molti di loro, con determinazione, si sono già distinti e fatti apprezzare in tante importanti produzioni, fra Cinema e Teatro: Giorgio Careccia, un Conte di Albafiorita mix tra gagà e camorrista; Andrea Ortis, Marchese di Forlimpopoli, il classico veneto spiantato ma con passioni musicali da melomane incallito; Chiara Cavaliere ed Eva Sabelli nei rispettivi panni di Ortensia e Dejanira, che ricalcano, canterine e danzanti, artiste d’Avanspettacolo un po’ sfiorite e demodé; Diego Florio un ruspante e tenace Fabrizio; Giulio Maroncelli un raffinato Servo di dubbia sessualità.
Piero Ricci, considerato il più grande suonatore di zampogna al mondo, qui in veste di fisarmonicista, completa con la sua veggente e musicale presenza questa produzione, dove convivono passator cortesi e piccoli bracconieri dediti a facili contrabbandi, attratti dal liscio intonato, senza tempo e ritmo, e da prostitute in cerca di clienti di frontiera.
LA LOCANDIERA è una produzione
LIBERO OPIFICIO TEATRALE OCCIDENTALE
di TEATRIMOLISANI soc.coop.
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