“Ho sempre saputo che prima o poi mi avrebbero stanata. Ma non così. Non meritavo un pediatra, accidenti. Avrei voluto almeno un neurologo. Ma non uno qualsiasi che perde tempo con vertigini, spasmi muscolari o altre carabattole. Avrei voluto uno di quelli che passano la vita a pensare a me, a studiarmi, a rintracciarmi ovunque. Uno che ha fatto di me la sua fissazione. Che mi ha messa su un piedistallo. Uno che le altre nemmeno le guarda. Questo avrei meritato”.
A parlare è lei, la sclerosi multipla, la malattia che convive, da più di vent’anni, con Fiamma Satta.
“Basta solo vederlo scritto il mio nome per provare un brivido. E io adoro percepirlo. È pura adrenalina quel brivido, per me”.
E in tutto ciò, c’è il fulcro di questo intenso, intimo racconto, che Fiamma Satta ha dato alle stampe: “Io e lei. Confessioni della sclerosi multipla”, edito da Mondadori.
Un confronto tra lei, la scrittrice, e la sua malattia, quella che la costringe a vivere su una sedia a rotelle; e non è il classico racconto dell’animo, quello dove chi soffre di una malattia, racconta la sua esistenza, le sue difficoltà, le sue rinunce, ma anche la sua voglia di combattere, nonostante le difficoltà. No! Fiamma Satta crea un meraviglioso artificio letterario che rende la lettura ancora più intensa e vibrante; la sua malattia prende forma e voce, diventa la ‘lei’ con cui confrontarsi, la compagna misteriosa con cui si è, purtroppo, costretti a convivere.
La sclerosi multipla è voce narrante, con una propria caratterizzazione: è dissacrante, ironica, irascibile, politicamente scorretta, arrogante, non “una tipa da cuoricini e fiorellini”.
“Io non sono una qualsiasi, una che si accontenta. Io ho la piena consapevolezza della mia specificità, del mio potere e del mio valore. Provateci voi a terrorizzare qualcuno soltanto al suono del vostro nome. Provateci. Non ci riuscirete mai. Io sì, sempre”.
E per lei, la malattia subdola, la sua compagna diventa semplicemente “Miagentileospite”, appunto solamente ospite, un involucro, un corpo dove ha trovato accoglienza, in modo infingardo.
“Non sono sfacciata, non amo mettermi in mostra. Non subito, almeno. Mi piacciono i preliminari che mi danno il gusto impagabile dell’attesa di quel brivido. Per questo preferisco rimanere nell’ombra a lungo, vestendomi di mistero”.
Ed il racconto si snoda su questa doppia prospettiva, Fiamma Satta e la sua malattia, due identità distinte, due identità forti, che si trovano a convivere insieme, e a combattersi.
Perché Fiamma Satta è una che lotta, una che non si arrende, una che non accetta la sua condizione invalidante, e combatte.
“Costringere il suo corpo, che è mio, a fare movimenti che io gli ho vietato significa osare con me oltre il limite della decenza. Per questo dovrebbe essere proibita, la cosa, insieme a tutto quel che intralcia i miei trionfi”.
Ed è proprio ciò che ha fatto lei, l’ha sfidata, l’ha combattuta, non si è arresa, grazie a quella capacità tutta umana, di adattarsi alle circostanze, anche quelle più distruttive, trovando però, il
coraggio di non demordere, di non sottomettersi ai suoi sadici capricci, ed è questo, ciò che innervosisce di più la malattia.
“L’ho già detto, non fatemelo ripetere all’infinito, che era proprio la sua paura a garantirmi brividi di piacere”.
Brividi che lei, la sclerosi multipla, inizierà a sentire sempre meno.
“Se ci ripenso, lo risento ancora oggi che son passati ventiquattro anni e che la Miagentileospite, la mia gentile, piccola e ingenua ospite, ora che ha imparato a ‘convivere’ con me, come dicono quegli insulsi di amicieparenti, di brividi ormai me ne dà pochi. Ma io sono una dalle mille risorse, sapete?”.
Fiamma Satta riesce a riempire le pagine del suo racconto di umana vita, di coraggio, di voglia di vivere, che colpisce nel profondo l’animo del lettore, lo trascina nella sua esistenza, così difficile ma anche così piena e viva, e lo porta a confrontarsi con sé stesso, con le proprie miserie umane, offrendogli un’occasione vera di profonda crescita interiore.
Un racconto intenso, duro, aspro, spinoso, sincero, senza pudori, un racconto che ti afferra l’anima, un racconto che, come uno schiaffo, ti sveglia dal torpore di una esistenza mediocre, ed insoddisfatta, per sbatterti in faccia le vera sofferenza umana, e la potenza del coraggio di affrontarla senza ingannarsi, senza compatirsi, senza cercare sotterfugi.
“Nell’esistenza di ognuno c’è un’età felice, perché pensate che non ci sia anche nella mia? Perché siete limitati, ecco perché. E non riuscite a immaginare l’immane vastità della mia esistenza, tutti concentrati come siete su quella insignificante della Miagentileospite, uno sputacchio dell’Universo”.
C’è lei, la sclerosi, che afferma la propria esistenza, il proprio diritto di ammorbare la vita dell’ospite scelto, e c’è lei, Fiamma Satta, con la sua forza straordinaria di vivere, non rifiutando la malattia e le condizioni a cui la costringe, ma convivendoci con essa, lottandola prepotentemente, per non lasciarsi mai sconfiggere dal dolore e dalla sofferenza.
Perché, come ha scritto Carlo Verdelli, nella nota al testo, “Fiamma, invece di scansarsi, si è buttata dentro la devastazione di un incendio. Non per spegnerlo, che è impossibile. Ma guardandolo in faccia, reggendo l’urto dell’insopportabile calore, mettendo in fila una parola dopo l’altra, alla fine l’ha domato. ‘Un fatto è certo, moriremo insieme, che le piaccia o no’. Il libro che avete in mano è un idrante. Maneggiatelo con cura e, potendo, con umano amore”.