Un artista romano e contemporaneo, scomparso da poco e nato al Flaminio, a due passi dallo Stadio Olimpico, e uno stile personalissimo a tratti iconico: pop-art italiana imperniata di anni Sessanta e Settanta. La mostra monografica “Cesare Tacchi. Una retrospettiva”, allestita fino al 6 maggio nelle sale del piano terra del Palazzo delle Esposizioni, ricostruisce le vicende umane di un artista, affrontando le tensioni culturali, i sogni e le utopie di mezzo secolo italiano. Grazie ad oltre 100 opere ordinate cronologicamente, Roma celebra così uno dei suoi artisti più significativi degli ultimi decenni: nato nella capitale nel 1940 e qui scomparso nel 2014, grande interprete del secondo dopoguerra e tra i protagonisti della Scuola di Piazza del Popolo, insieme a Mario Schifano, Renato Mambor, Tano Festa, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Sergio Lombardo e Mario Ceroli. Iniziando dalle sperimentazioni degli esordi, con i poco conosciuti smalti su tela, passando alle iconiche tappezzerie degli anni Sessanta: Cesare Tacchi indaga la vita quotidiana di Roma, la serenità delle amicizie e la bellezza dell’amore. L’artista tenta di superare il recinto della bidimensionalità: le stoffe imbottite dipinte si proiettano verso lo spettatore, raccontando il fascino (forse in silenziosa polemica) dell’epoca del boom economico italiano. Alcune di queste, come “Sul divano di Fiori” e “I fidanzati”, sono in grado di trasmettere con grande partecipazione il naturale piacere degli affetti umani. Si continua con gli oggetto-quadri del 1967, sculture che impediscono ogni possibilità di uso pratico. Come la “Poltrona Inutile” o la grande “Cornice” priva di quadro. La sperimentazione artistica di Tacchi lo porta poi ad intraprendere forme afisiche e concettuali come il gesto estremo della “Cancellazione d’artista”.
La mostra curata da Daniela Lancioni e Ilaria Bernardi, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, ed ideata, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con l’Archivio Cesare Tacchi, ha il merito di raccontare al grande pubblico un artista italiano forse ancora troppo poco conosciuto, rimasto defilato dalla mondanità e definito dalla critica solitario e silenzioso. Scriveva di lui Nanni Cagnone: “Cesare Tacchi, carissimo amico. Suo emblema la perplessità, aspetto gentile d’una meditativa riluttanza. Certo e sottointeso l’affetto, e inaspettate ogni volta le sue opere”. L’esposizione ha la possibilità così di svelare l’epoca in cui Roma era un centro artistico di fama mondiale: mentre Cinecittà conquistava l’America, presso la galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis era possibile incontrare artisti italiani ed internazionali. Eventi Culturali Magazine consiglia “Cesare Tacchi. Una retrospettiva”: una bella occasione per conoscere un protagonista della pop art romana, rivivendo le passioni, i sogni e le utopie della generazione di artisti del secondo dopoguerra.
Box informazioni:
Cesare Tacchi. Una retrospettiva;
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 Roma;
7 febbraio – 6 maggio 2018