Lo Spazio Caffetteria/Chiostro del Bramante, a Roma, vibra di magia con i ‘Tagli di luce’ di Francesco Nigi

La luce può essere delicata, pericolosa, onirica, nuda, viva, morta, nebbiosa, chiara, calda, scura, viola, primaverile, cadente, dritta, sensuale, limitata, velenosa, calma e morbida’,  affermò Sven Nykvist, tra i più grandi direttori di fotografia svedese.

La luce riempie i vuoti, fa emergere le cose dall’oscurità, ne delinea forme e spessore, dà corpo alle immagini, in quel gioco perverso, onirico, di forte impatto emotivo, tra luce e ombra, tra chiari e scuri.

E la capacità di un fotografo è proprio il saper cogliere l’attimo, il momento perfetto in cui la luce fa emergere dal buio l’individuo, l’oggetto, o il momento in cui l’oscurità sta inghiottendo tutto.

Una straordinaria sensibilità propria del giovane fotoreporter fiorentino Francesco Nigi, che possiamo apprezzare nella sua personale “Tagli di luce”, in mostra fino 12 giugno, presso lo Spazio Caffetteria/Chiostro del Bramante, a Roma.

Ho iniziato questo progetto – ha dichiarato il giovane fotografo – perché la luce mi ha sempre appassionato, specialmente i tagli che si creano fra gli edifici e i vari giochi di luce ed ombre”.

E sono i suoi scatti così carichi di magia onirica, di forte empatia, immagini dense di emozioni uniche, perché è unico il momento catturato dall’obbiettivo.

Lì sulla strada non hai più il controllo della luce, non c’è una sala posa che può garantirti la ripetibilità del momento, lì c’è la velocità del pensiero che si fa azione, l’immediatezza nel cogliere quell’attimo così intenso e unico, prima che svanisca via.

È la luce che fa emergere ombre dall’oscurità, che definisce individui avvolti dal buio, gli dà forma e contenuto, attraverso quei tagli improvvisi, quei bagliori che strappano dalle tenebre delle ombre il soggetto, prima che esso si eclissi nuovamente, per sempre.

E sono scatti, questi, che vibrano di intensa passione, scatti che immortalano un momento prima che il tempo lo muti completamente, scatti di straordinaria magia, in cui è la luce stessa a modellare il soggetto rappresentato; immagini fresche e potenti, dove il soggetto, inconsapevolmente, si ritrova meravigliosamente protagonista di quell’effetto onirico, al centro della scena, il fulcro dell’attenzione dell’obbiettivo stesso.

Il passate avvolto dalle tenebre, fermo, immobile, in attesa quasi di capire in che direzione andare, una donna circondata dal buio, sembra delicatamente emergere da quell’abisso d’oscurità; di lei s’intravedono sono i vaporosi capelli illuminati da una leggera luce, che sembra disegnare la sua chioma, quasi a volerla tirar fuori da quelle tenebre che avvolgono il suo corpo.

E la coppia di turisti, seduta a godersi un attimo di tranquillità, protetta quasi dalla frescura di quell’ombra, lì sotto al chiostro, o un passante in bicicletta, che sembra emergere lentamente in quel cono di luce calda e improvvisa, che attraversa lo spazio tra gli edifici e si stampa sul grigio dei sampietrini, quasi a voler illuminare per un momento, un tratto di strada.

Sono queste solo alcune delle fotografie di Francesco Nigi, presenti in mostra, attimi di quotidianità, che la luce rende magicamente unici, catturati per sempre dentro uno scatto fotografico.

È l’attimo colto, l’istante fermato da un click fotografico, un momento di straordinaria umanità, che vive la propria quotidiana fluidità, soggetti comuni che esistono, che corrono, che mutano con lo scorrere del tempo, catturati in una frazione di secondo che li rende immortali, regalando allo spettatore vibranti emozioni, quelle stesse che hanno appassionato il fotografo e catturato il suo sguardo, prima che la magia della luce si dissolve.

Proprio come affermò Paul Cezanne, perché “è necessario affrettarsi se si vuole vedere qualcosa, tutto scompare”.

 

 

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares