Fare umorismo su tutto ma proprio si può, ma è un privilegio di pochi .
Perché far ridere parlando di argomenti “scomodi” è comunque una cosa possibile, ma è un lavoro davvero difficile, tanto delicato, molto complesso e decisamente pericoloso, considerando poi che i social network e i media tradizionali giocano a portare subito all’attenzione dell’utente una vignetta o una battuta capace di sollevare una questione.
Questo perchè ci sono argomenti che sono dichiarati seri, considerati tabù per l’umorismo e per la satira (come la guerra, la morte, la violenza, la religione, la malattia, la disabilità, la sessualità, la diversità culturale, l’omicidio e così via), e quindi ci si domanda: ma perchè ci sono ancora argomenti considerati tabù per l’umorismo e per la satira?
Ma perché la libertà d’espressione deve essere rispettata su ogni argomento ad ogni costo, contro ogni censura?
Sebbene l’umorismo nero possa essere fine a sé stesso, e avere l’unico scopo di causare l’ilarità attraverso la violazione di regole non scritte di buon gusto, è stato anche usato in letteratura e in altri campi con l’intento di spingere l’ascoltatore a ragionare in modo serio su temi difficili.
Nel contesto privato può valere proprio tutto, ma nel caso della dichiarazione pubblica quello spazio sicuro non c’è più, finisce, scompare, e non si può pretendere di avere valido nel contesto pubblico lo stesso codice linguistico che usiamo con i nostri amici e con i nostri parenti, e per questo si è pensato a quel codice di comunicazione chiamato politically correct (quell’area che designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l’offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, al politically incorrect), proprio per avere la sicurezza di non colpire con le parole la sensibilità di qualcuno.
Evidentemente non si può mai prescindere del tutto dalla cultura nella quale si è immersi, che genera aspettative e pregiudizi sia sulla posizione di chi parla sia su ciò che dice.
In più non va dimenticato che l’umorismo e la satira hanno delle qualità che si può essere più o meno bravi a usare.
Si può quindi forse fare umorismo su tutto, ma bisogna però esserne capaci, come sapersi muovere su un campo minato, e questo è un privilegio di pochi, perché far ridere come abbiamo già detto è per certo un lavoro davvero difficile, tanto delicato, molto complesso e decisamente pericoloso
Ecco che allora le grida di chi viene contestato e parla di “censura” nei suoi confronti, o di impedimento della “libertà d’espressione”, decadono, non hanno senso.
Chi fa una brutta battuta, o una vignetta che non fa ridere, prima di tutto ha fatto un pessimo umorismo, ha dimostrato scarsa ironia.
La censura la applica il potere costituito e non i singoli, così dice il vocabolario, e allo stesso modo il diritto di esprimersi lo ha anche chi contesta una battuta o una vignetta, non lo si può togliere arbitrariamente.
Molte persone che difendono il loro diritto di fare pessimo umorismo, satira accomodante, o ironia non ironica dovrebbero semplicemente essere meno presuntuose e fare quelle esperienze che, evidentemente, gli mancano.