Ci sono i matrimoni d’amore e ci sono quelli d’interesse. Ma può succedere che un matrimonio d’amore sia pure d’interesse. Così è, o dovrebbe essere, l’unione indissolubile tra l’Italia e l’Europa: per convinzione e anche per convenienza, a partire dalle politiche di coesione, vero e proprio ‘cordone ombelicale’ tra Roma e Bruxelles.
Sul tema del ‘matrimonio europeo’ dell’Italia “per convenienza” e/o “per convinzione” dibattono, in punta di penna, su AffarInternazionali.it l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, e il professor Gianfranco Pasquino, politologo di grande fama, mentre la controversa confezione del Def, il documento di economia e finanza, arroventa più che mai le relazioni con l’Ue.
Botte e risposte si succedono, dopo che il governo giallo-verde ha annunciato un obiettivo di deficit nel 2019 ben più alto di quanto inizialmente previsto (2,4% invece dell’1,6%): il dialogo è pungente con tutte le Istituzioni dell’Unione, la Commissione – Pierre Moscovici, responsabile dell’economia, dice che il governo italiano, “euroscettico e xenofobo”, cerca di disfarsi degli impegni europei”, che vanno rispettati -, il Consiglio, il Parlamento.
Le tensioni sul bilancio inaspriscono i rapporti con l’Ue e con i leader dei principali Paesi europei: si sommano a quelle sulle migrazioni e s’intrecciano con la ricerca di alleanze politiche in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Il negoziato finanziario, che condizionerà la posizione dell’Italia anche sul quadro pluriennale, non si chiuderà prima della primavera e diventerà – anzi è già – un elemento della campagna elettorale che sia la Lega che il M5S paiono volere impostare sulla contrapposizione con l’Unione.