Sviluppo e socialità

1111Stupisce il quotidiano, l’insospettato, il qualunque in un mondo alla continua ricerca dell’eccezionale.
Il fascino dell’esotico, dello strano colpisce il cuore ed impressiona le menti dell’uomo comune che ha dimenticato dove guardare per rendersi conto del continuo miracolo in divenire in cui siamo immersi.
La Natura ha curato ogni dettaglio, donando perfino un appiglio cui aggrapparsi per cercare di piegare la Fortuna; o almeno averne la dolce illusione: che forse è anche più importante.
Basta avere occhi attenti, basta non distrarsi, basta ricordarsi come si fa ad essere bambini, senza giocare a fare gli adulti; tendenza che va per la maggiore oggi. Passiamo metà del tempo che contiamo a cercare di diventare grandi, in casi estremi ci si accontenta anche del solo sembrarlo agli altri, perché – e questo ce lo insegnano appena possibile – quel che conta è sembrare. Dalla prima adolescenza il mondo diventa un campo minato di regole non scritte aventi potere di vita o di morte sull’esperienza sociale, o sei dentro o sei fuori; e se sei fuori sei messo al bando o – peggio – non esisti.
Una disperata corsa all’omologazione, di qualunque forma, anche quella mascherata da ribellione anche quella che sembra unicità – preziosa e naturale unicità- corre subito alla ricerca di altre unicità a cui sentirsi simile.
E’ una giostra senza fine su cui ognuno di noi ha fatto un giro, e su cui chiunque verrà dopo salirà almeno una volta.
Il movimento unificatore dell’adolescenza cessa, poi, in un punto non meglio precisato della crescita; ed in quella sfumatura di vita è possibile rendersi conto di chi è stato “sommerso” e di chi si è “salvato”.
Recentemente sono saliti agli onori della cronaca diversi episodi di Sommersi, che si sono dichiarati sconfitti da quel burrascoso momento dello sviluppo in cui una virgola fuori posto condanna alla pubblica gogna senza possibilità di appello. Ragazzi che hanno scelto di togliersi la vita per via della distanza che li separava dagli altri, ignorando che poi, in un futuro non molto lontano, avrebbero cercato con ogni forza di recuperare quell’unicità originale di cui avevano cercato di privarsi con tanta fatica.
Perché è questo che accade; l’individuo socializzato attraverso la mutilazione della propria particolarità, andata avanti con meticoloso metodo ed attenzione per la prima parte della sua vita, per il resto della stessa cercherà di recuperarla (sempre che si renda conto della perdita e scelga di chiederla indietro a se stesso); e guarderà con ammirazione colui il quale è rimasto emarginato nella sua condizione di diverso a sedici anni che oggi riesce ancora a stupirsi delle piccolezze. E riesce ancora a notare la Bellezza disseminata con tanta oculatezza nel mondo; alcune volte in una foglia, nella cima degli alberi, in una goccia di pioggia che muore innaturalmente sul vetro, altre in un randagio o nel canto del vento che si avvicina carezzando le fronde; a volte perfino in fiori dai petali pari ed in quelli con petali dispari e, pensate, conosce a quale dei due rivolgersi per sapere la verità.

 

Giampaolo Giudice

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