Le Terme di Caracalla o Antoniniane furono edificate dall’Imperatore Caracalla sull’ Aventino in Roma, tra il 212 e il 217 a. c. come dimostrano i bolli laterizi, mentre Il recinto esterno fu invece opera di Elagabalo e Alessandro Severo. Grandiose e cariche di ornamenti preziosi, furono destinate al popolo dei vicini quartieri popolari della XII Regione e potevano contenere circa 1600 persone. Immensi gli spazi: 130000 metri quadrati, l’area racchiusa dal recinto esterno, dedicati alla cura del corpo, con vasche di grandi dimensioni che necessitavano di enormi quantità d’acqua, infatti l’alimentazione acquea fu ottenuta da un ramo dell’Acqua Marcia: l’Acqua Antoniniana, acquedotto appositamente costruito nel 212 e potenziato con una nuova sorgente. Polemio Silvio, nel V secolo, le citava come una delle sette meraviglie di Roma, tutte le sale erano infatti rivestite di mosaici e marmi preziosi, in genere di provenienza Asiatica e nord Africana. Vari lavori di restauro furono realizzati da Aureliano, Diocleziano e Teodorico. In seguito però al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige, re dei Goti, dal 537 le Terme di Caracalla, come tutte le altre Terme, cessarono di funzionare. Le Terme furono oggetto di scavo sin dal XVI secolo quando molte statue, entrate nella collezione Farnese, passarono a Napoli al museo Archeologico e nel 1938 si scoprì il Mitreo, il più grande di Roma. Dal 1937 la parte centrale delle Terme è utilizzata per concerti e rappresentazioni teatrali all’aperto e in particolare per la stagione estiva dell’Opera di Roma, da allora tale manifestazione fu interrotta solo durante la guerra e negli anni 1993 – 2003, quando il sito venne restaurato e liberato dalle strutture fisse aggiunte per gli spettacoli. Le rappresentazioni tuttavia ripresero dal 2003, in uno spazio meno critico dal punto di vista archeologico, con impianti teatrali più moderni e una platea ridotta a 3500 posti dagli 8000 tradizionali e la stagione dell’Opera all’aperto è tornata ad essere uno degli eventi fissi dell’estate romana. Non stupisce che un edificio di queste dimensioni necessitasse di ambienti interrati di servizio altrettanto estesi: tre sono i livelli nel sottosuolo delle Terme. Nella parte degli ambienti che corrono come arterie al di sotto dell’Esedra del Calidarium, si è avuto un lungo intervento di restauro e consolidamento condotto dall’equipe della Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio, che aprirà al pubblico per la prima volta il 18 giugno. Questo era il cuore dell’edificio: gallerie nelle quali lavorava un vero esercito di schiavi. Alcuni studiosi stimano che per far funzionare le Terme ne servissero 9000, di cui una buona parte era impiegata per produrre il calore necessario agli enormi ambienti termali. Se sopraterra tutto era finalizzato al benessere dei frequentatori, si calcola un’affluenza di circa 8000 persone al giorno, suddivise in più turni e l’ambiente, con altissimi soffitti, era ricco di marmi e statue, il sottosuolo assomigliava probabilmente ad un girone dantesco. Tonnellate di legna erano necessarie per alimentare 49 fra forni e caldaie; ogni giorno decine di carri si addentravano nei sotterranei, lungo le ampie gallerie carrabili, che fungevano anche da magazzino di stoccaggio, per scaricare enormi quantità di legname, circa 10 tonnellate al giorno. Le gallerie hanno una copertura a botte e la loro dimensione (6 metri di altezza per 6 metri di larghezza) le rendeva carrozzabili. C’era il passaggio infatti anche ai carri trainati dai muli, per carico e scarico delle merci, come la biancheria usata, gettata dai piani superiori attraverso botole, nonché la sabbia per l’arena, e le fascine e la legna, accumulate in grandi depositi accanto ai forni. Certamente qui c’erano pure i magazzini, con i cuscini, gli asciugamani, i teli, le tende , i cibi, i vini e qualsiasi attrezzo scenico potesse allietare i frequentatori romani. I sotterranei sono dotati di ampi e frequenti lucernai per l’illuminazione e il ricambio d’aria, mentre relativamente all’impianto idraulico, le grandi cisterne poste nel punto più alto del complesso termale contenevano 10 milioni di litri d’acqua. Nei sotterranei trovano posto oltre al famoso Mitreo anche un mulino ad acqua ed un sistema per la regolazione delle acque. Ed è proprio per evidenziare i due elementi primordiali: l’acqua e il fuoco, i due elementi naturali che caratterizzano l’anima delle Terme di Caracalla che il maestro della video-arte Fabrizio Plessi ha progettato l’installazione di 12 video-wall nel nuovo labirinto sotterraneo. La mostra si chiama “Il Segreto del Tempo” e si sviluppa in un percorso di 200 metri , dove l’acqua, il fuoco, la storia delle Terme, la figura di Caracalla, saranno al centro di una esperienza immersiva, impreziosita dalle musiche originali composte da Michael Nyman. L’esposizione è visitabile dal 18 giugno al 29 settembre a cura di Aberto Fiz e con l’organizzazione di Electa, in cui Fabrizio Plessi rende omaggio nel suo stile iper-tecnologico e romantico alla grande storia di Roma. Oggi con il restauro dei sotterranei al di sotto del Calidarium e con l’allestimento museale suggestivo e armonioso il sottosuolo delle Terme di Caracalla diventa un Antiquarium spettacolare. Il nuovo percorso di visita regala tante suggestioni: un mondo sconosciuto, un gigantesco e attrezzatissimo spazio di servizio, che oggi testimonia tanto la capacità artistica quanto il genio ingegneristico romano.
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Arch. Raffaella Ciofani
2 Giugno 2019