La Corea del Sud : Il paese dove culture, religioni e storie convivono in armonia

Panorami tropicali e paesaggi di colline in fiore, arte antichissima e città avveniristiche. La Corea del Sud è uno dei paesi più affascinanti del continente asiatico eppure, in Italia, ancora troppo poco si conosce di questa magica nazione.

L’eredità culturale coreana comprende musica, arte, letteratura, danza, architettura, abbigliamento e tradizione culinaria. Lo sviluppo tecnologico di cui è stata protagonista non sarebbe stato possibile senza il bagaglio di esperienze che il paese ha potuto costruirsi nel corso dei secoli, forte della sua posizione strategica e della natura territoriale di penisola, caratteristiche che hanno fatto sì che la popolazione beneficiasse di opportunità e di scambio di ampie risorse sia con le comunità e le culture marittime.

Ma il caposaldo fondamentale della cultura coreana, quello che chi si voglia interessare davvero della storia e della natura di questo paese deve conoscere e comprendere, può essere riassunto nel concetto di “armonia”.

«Questa armonia è intesa sostanzialmente in tre campi differenti – spiega il direttore dell’Istituto di Cultura Coreana a Roma, Oh Choong Suk – Per prima cosa, come armonia tra la tradizione del passato e la modernità del presente. In seconda battuta, come armonia tra la cultura d’Oriente e quella d’Occidente. E per finire, si tiene conto dell’armonia tra le varie confessioni religiose. La Corea ha nel tempo creato una cultura unica nel suo genere che unisce armonicamente in se la tradizione e il moderno, l’Est e l’Ovest e la pacifica coesione di varie religioni quali il Buddismo, il Protestantesimo e il Cattolicesimo».

Spiegando meglio il primo punto, «la Corea possiede una propria storia e cultura tradizionale lunga 5000 anni. Ma allo stesso tempo è un paese all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia informatica e conta tra le proprie aziende di punta grandi multinazionali quali la Samsung e la LG. Per questo si può definire la Corea un paese dove la storia e la tradizione coesistono armoniosamente con l’alta tecnologia. Osservando Seul, la capitale della Repubblica di Corea, possiamo vedere tra altissimi grattacieli gli “hanok”, le case tradizionali coreane. Inoltre si ha la possibilità provare e vivere la cultura tradizionale coreana attraverso strumenti tecnologicamente all’avanguardia. In una futuristica smart-city in cui sono presenti veicoli automatizzati con GPS si possono vedere Palazzi Reali dell’era Joseon (risalenti anche al XIV secolo). Questo è il fascino di Seul e della Corea».

Per quanto riguarda, invece, l’armoniosa coesione tra la cultura orientale e quella occidentale, basta portare esempi quali «Il Taekwondo, il Ssireum (la lotta tradizionale coreana, registrata come bene culturale intangibile dell’UNESCO), il Samulnori (quartetto di percussioni tradizionali coreane), il Gayageum (strumento tradizionale a corde pizzicate), il Buchae-chum (danza dei ventagli), il Pansori (genere di narrazione musicale tradizionale, anch’esso patrimonio intangibile dell’UNESCOe altro ancora sono tutti patrmoni e discipline sportive e artistico-musicali coreane che sono basate sulla cultura orientale. Ma la Corea eccelle a livello mondiale in discipline sportive e artistico-musicali tipicamente occidentali come il tiro con l’arco, golf, short-track, il pianoforte, il violino, l’opera lirica e il b-boying con atleti e musicisti di altissimo livello».

Infine, «in Corea si possono vedere siti storici tipicamente buddisti millenari come il Bulguksa (complesso di templi buddisti, inserito tra i Patrimoni UNESCO nel 1995o il Tempio sotterraneo di Seokguram (anch’esso Patrimonio UNESCO e contenente alcune delle principali sculture buddiste del mondo) e ancora oggi il 15,5% (ca. 8 milioni di persone) della popolazione è buddista. Inoltre il numero di templi registrati ufficialmente presso il nostro Ministero della Cultura ammonta a 926 templi. C’è da aggiungere che, pur non essendo una religione “pura, il Confucianesimo ha nei secoli influenzato moltissimo la filosofia e il modus vivendi dei Coreani. Alle due religioni presenti da tempi antichi, si sono aggiunti da circa 120 anni il Protestantesimo e il Cattolicesimo che assieme rappresentano il 27,6% della popolazione. Nello specifico il Protestantesimo è la confessione religiosa più praticata con il 19,7% (il 56,1% si dichiara ateo). Il Buddismo, il Protestantesimo, il Cattolicesimo e anche la tradizione filosofico-religiosa del Confucianesimo coesistono armoniosamente nel nostro paese senza alcun patema».

Il patrimonio storico della Corea è un’incantevole combinazione di passato e modernità, che la rende davvero unica. Basti pensare che i primi segni di civiltà risalgono addirittura alla Preistoria. Lo confermano i ritrovamenti dei primi insediamenti sulla penisola e nella parte sudorientale della Manciuria, i quali mostrano come la popolazione coreana abbia sviluppato una cultura dalle peculiarità distintive, basata su una particolare sensibilità artistica. Per chi voglia visitarla e scoprirne l’essenza, non c’è che l’imbarazzo della scelta…

«La Corea è ricchissima di posti meravigliosi e stupefacenti che valgono la pena di essere visitati. Tra l’altro in Corea sono presenti ben 19 patrimoni dell’UNESCO – continua orgoglioso Oh Choong Suk – Innanzitutto, consiglio vivamente di visitare “Le Aree storiche di Gyeongju, dove si possono vedere monumenti e reperti risalenti all’epoca del Regno di Silla (I secolo a.C. – X secolo d.C.) e Isola vulcanica di Jeju con i suoi tunnel di lava (Jeju Volcanic Island and Lava Tubes) dove il paesaggio naturalistico lascia i visitatori senza fiato». Nelle Aree storiche di Gyeongju, infatti, si possono vedere sculture, torri, palazzi, tombe reali e fortezze dell’epoca del Regno di Silla: «La maggior parte dei reperti risalgono al periodo tra il VII e il X secolo attraverso le quali abbiamo avuto la possibilità di conoscere l’originale sensibilità artistica del Regno di Silla. La città di Gyeongju che è stata la capitale del Regno di Silla, racchiude in se 1000 anni di storia e mostra fedelmente la cultura e l’arte del popolo di Silla. L’Isola Vulcanica di Jeju e i suoi tunnel di lava hanno un’estensione totale di 18,846ha (circa un decimo della superficie totale dell’Isola di Jeju). I tunnel erano condotti naturali dove fluiva il magma. Oggi sono vuoti e sono un’importante attrazione turistica per la particolare bellezza naturalistica che offrono. L’isola in sé offre paesaggi naturalistici straordinari ed è anche molto importante per le sue caratteristiche peculiari dal punto di vista della ricerca scientifica in campo geologico. È anche una meta molto gettonata dalle coppie per passare la luna di miele».

Impossibile non citare la città per eccellenza, Seul, dove coesistono il passato e il futuro: «Si tratta della città di gran lunga con il numero più alto di turisti sia nazionale che internazionali. Seul è conosciuta come punto di riferimento dell’economia, dell’istruzione, della cultura, della medicina e dell’amministrazione, ma è la maggior città turistica del paese. Cuore pulsante della Corea, è una città affascinante dove si possono conoscere e provare l’alta tecnologia, i trend del momento, la ricca cultura e storia del paese contornati da ricchi spazi verdi. Insomma ce n’è per tutti i gusti, dagli amanti della buona cucina e dello shopping a coloro che vogliono approfondire le innovazioni tecnologiche o la storia e la cultura millenaria della Corea. È  piena di luoghi bellissimi, delle vere e proprie oasi, dove la storia convive con la tecnologia».

Per provare e conoscere direttamente la tradizione coreana a Seul, non si può non visitare il Palazzo di Changdeokgung, dove sono racchiusi armoniosamente la tradizione folkloristica coreana e gli ideali del Confucianesimo, ed è dal 1997 Patrimonio UNESCO: «Questo meraviglioso palazzo è stato edificato nel rispetto della natura circostante affinché lo stile architettonico possa fondersi in armonia con il paesaggio naturale circostante». Altro posto rappresentativo di Seul che non può mancare in un visita di piacere è il Villaggio di Hanok a Bukchon: «Al Museo Gahoe sito in questo quartiere, è possibile ammirare e provare direttamente a realizzare opere dell’arte folkloristica coreana, mentre alla “Bottega degli strumenti tradizionali” si ha la possibilità di imparare a suonare gli strumenti tradizionali coreani e ancora alla “Bottega delle bambole di carta” si può provare a realizzare bambole tipiche delle Corea con la carta tradizionale. Altro aspetto affascinante del Villaggio, è la possibilità di pernottare in queste case tradizionali sperimentando per un giorno la vita tradizionale coreana».

Per quanto riguarda le costruzioni più moderne non si possono non citare la Lotte World Tower sita nel distretto di Songpa. Si tratta di un grattacielo alto 123 piani (554,5 metri), il più alto in Corea e quinto più alto nel mondo, che ospita al suo interno strutture alberghierecentri commercialicinema e il più grande acquario di Seul. Dai piani più si può godere del fantastico panorama di Seul. Altra costruzione moderna da vedere è il Dongdaemun Design Plaza, un complesso multi-culturale la cui mission è “essere fonte del design e dell’industria creativa”. Inaugurato nel 2014 ospita al suo interno quotidianamente convegnimostrespettacoli, sfilate di moda e molto altro: «Si tratta della maggiore struttura architettonica a forma irregolare nel mondo. In più è affiancato dal Parco storico-culturale di Dongdaemun, un luogo di ritrovo e svago per tutti i cittadini e non».

Per non parlare di tutto quell’immenso patrimonio “immateriale”, di cui fanno parte le tradizioni artistiche. Un esempio è il rito ancestrale Reale(Jongmyo Jerye), che si tiene durante la prima domenica del mese di maggio in onore dei defunti re della dinastia Joseon e delle regine consorti, presso il santuario di Jongmyo, a Seul, ed è una delle cerimonie di stato più importanti. Ha lo scopo di promuovere la solidarietà e si svolge nello stesso modo da oltre mezzo millennio: eseguendo musiche cerimoniali orchestrali danze che celebrano successi civili emilitari degli antenati reali della dinastia. Il pansori, invece, è un genere di narrazione teatrale in forma musicatainterpretato da un cantante accompagnato da un solo percussionista. In questo genere performativonato attorno al 1700, il canto (sori) e il gesto (ballim), assieme allanarrazione (aniri), si intrecciano per presentare drammi, solitamente di genere epico, tratti dal patrimonio orale tradizionale e da eventi storici noti.

Tra le esperienze più interessanti che si possono fare in Corea c’è anche quella del “Temple Stay”: «Il programma Temple Stay consiste nel provare la vita monastica direttamente nei templi buddisti. Ci si reca nel tempio immerso nella natura incontaminata per meditare e ringraziare cercando di capire il senso più profondo dell’esistenza».

Per quanto riguarda la cucina la Corea, come l’Italiavanta una ricchissima cultura gastronomica, dal cibo più tradizionale fino allo street food, in Corea è tutto ricco di gusto ma allo stesso tempo compiace anche l’occhio: «Per tutti coloro che provano per la prima volta la cucina coreana consiglio il “bibimbap” – è il suggerimento del direttore dell’ICC – Un piatto tradizionale gustoso e facile da preparare. Al riso vanno aggiunti varie verdure, salse, carne macinata e uova che vengono mescolate per essere consumate. Il risultato è un piatto ricco di sapore, ma anche estremamente completo e bilanciato dal punto di vista nutrizionale. Le verdure provvedono alla giusta quantità di fibre, mentre la carne macinata e l’uovo forniscono il necessario apporto proteico. Il tutto condito con l’olio di sesamo, che fornisce all’organismo proteine, carboidrati, grassi e fibre. In alcuni casi al “gochujang” (pasta di peperoncino piccante) si sostituisce il “ganjang’”(salsa di soia) per le persone che non mangiano piccante». Un altro piatto tipico da provare assolutamente è il bulgogi, letteralmente “carne infuocata”, composto da carne di manzo (raramente maiale) grigliata dopo averla tagliata a strisce o a tocchetti e marinata in salsa di soia dolce.

Ma tanta cucina coreana viene animata da una vera propria filosofia di vita basata sulla spiritualità e sul rispetto della natura. Sin dai tempi più antichi, infatti, il popolo coreano considera il “cibo come migliore medicina”, e ritiene che un’alimentazione sana ed equilibrata aiuti non soltanto a prevenire, ma anche a lenire molti mali. Un farmaco viene introdotto nella cura del paziente soltanto quando un buon regime alimentare non ha sortito i suoi effetti. Uno dei cardini principali per comprendere le basi della cucina tradizionale coreana, ad esempio, è lapratica della fermentazione, un processo metabolico che favorisce la “stagionatura” degli alimentimigliorandone il saporefavorendone siale proprietà nutritive e prolungandone i tempi di conservazione. I cibi che meglio rappresentano tale tradizione sono: il doenjang (pasta di semi di soia), i già nominati gangjang e gochujang, e il jeotgal (salsa di pesce fermentata). Punta di diamante sono i templi buddhisti coreani, che hanno conservato le proprie tradizioni culinarie particolarmente apprezzate da vegani salutisticosì profonde da creare, anche nellamodernità, un’offerta di piatti e di ingredienti vegetali, ed elaborare ricette che forniscono le proteine e le altre sostanze necessarie permantenere monaci monache in salute, seguendo i cicli delle stagioni, utilizzando le materie prime dei proprio orti e rispettando unadirettiva non scritta che prevede di consumare solo quanto necessario, per evitare ogni tipo di spreco.

Oltre alla particolare rilevanza dell’arte culinaria sia nelle tradizioni che nella vita quotidiana, secondo l’esperienza del direttore Oh Choong SukCorea Italia hanno molti altri punti in comune: «Pur essendo lontanissime fisicamente (circa 9.000 km), condividono tanto. Innanzitutto entrambi i paesi sono sviluppato ricchissimo bagaglio culturale rimanendo però sempre aperti alle culture straniere. Il risultato è stato ed  è un continuo arricchimento in campo artistico, musicale, gastronomico e molto altro ancora. Uno dei motivi per cui ciò è stato possibile è il fatto che entrambi i paesi sono penisole, ragione per la quale si trovano maggiormente e strategicamente esposte al passaggio di varie culture differenti che hanno contribuito ad arricchire i rispettivi patrimoni culturali locali. Altro grande punto in comune è l’importanza dei valori della famiglia. In Corea tradizionalmente durante le festività più importanti come il Seollal(capodanno coreano) o il Chuseok (festa del raccolto) tutta la famiglia si riunisce a casa dei nonni per trascorrere le feste assieme. Allo stesso modo anche in Italia si passano le maggiori festività come il Natale o la Pasqua assieme ai propri cari. Inoltre, ho potuto constatare che sia i coreani che gli italiani sono molto socievoli e ospitali. In Corea esiste un’espressione che dice “l’ospite è il re”, ma anche in Italia so che esiste un’espressione simile, “l’ospite è sacro”». La maggiore differenza, tuttavia, secondo l’opinione di chi si fa portavoce della cultura coreana nel nostro paese, consiste nel «modo di intendere la vita in società. La Corea dà maggiore importanza al bene della comunità, mentre l’Italia tende a tutelare maggiormente l’individuo. Per esempio, la Corea ha avuto un rapido e verticale sviluppo economico grazie al grande sacrificio dei cittadini lavoratori. Si tratta di un miracolo economico ottenuto con l’impegno dell’individuo. L’Italia tutela fortemente la libertà e la creatività dell’individuo e ciò credo abbia contribuito a dare i natali numerosi artisti rimasti nella storia».

quale futuro è destinata la Corea del Sud?

Ad altri traguardi in campo tecnologico, settore che già oggi ha contribuito sia allo sviluppo del paese che alla sua notorietà internazionale. La Corea, infatti, è una delle principali potenze per quanto riguarda la tecnologia dell’informazione e della comunicazione. È stato il primo paese al mondo a commercializzare le tecnologie CDMA e Wireless Broadband e ad adottarle e usarle su tutto il territorio nazionale dal2011, apportando significativi miglioramenti in diversi settori della società, compresi i campi della burocrazia e dell’amministrazione governativa. Infatti, con l’aiuto di queste tecnologie avanzate, le procedure per situazioni quotidiane come la registrazione delle nascite, icambi di residenza, le registrazione dei decessi, sono gestite in maniera più efficiente. Ma anche operazioni doganali, brevetti, contabilità di bilancio, gestione di situazioni di crisicontrollo dell’immigrazioneclassificazione postalemonitoraggio del gradimento del pubblico,occupazionetrasporticensimento residenti  e molto altro ancora viene gestito in modo più veloce ed efficace. Ma ciò sui cui la Corea staconcentrando la maggior parte degli investimenti sono le persone e il loro bagaglio culturale. La Corea del Sud si sta rapidamente trasformando in una società basata sulla conoscenza in cui sono le risorse umane ad essere considerate l’elemento più importante dellasocietà e la fonte primaria della competitività nazionale. Un paese in rapida ascesa dove l’istruzione, fin dalle fasce d’età più piccole, è tenuta in enorme considerazione.

Insomma, la Corea del Sud è un paese sicuramente ricco di storiama che non vive di gloria del passatobensì ha lo sguardo proiettato in un futuro rigoglioso proprio perché nel suo presente ha puntato tutto sulla valorizzazione delle sue risorsetradizionali e contemporanee. Una nazione, insomma, dalla quale c’è molto da imparare e con cui lo scambio di idee può essere solo arricchente. Proprio in quest’ottica direciproca valorizzazione, l’Ambasciata della Repubblica di Corea in italia e l’Istituto Culturale Coreano stanno facendo del loro meglio perincentivare e arricchire lo scambio culturale il loro e il nostro paese, lavorando sostanzialmente in 3 direzioniattività direttaattività di collaborazione e programmi d’invito didattico-culturali.

«L’attività diretta consiste nei corsi e negli eventi organizzati direttamente dall’Istituto presso la propria sede. All’Istituto Culturale Coreano si aprono periodicamente corsi di lingua coreana, cucina coreana, taekwondo (l’arte marziale coreana), gayageum (strumento tradizionale a corde pizzicate) e danza tradizionale».  Oltre ai corsi ci sono le mostre e gli spettacoli: «Quest’anno presso la sede a Roma, in via Nomentana 12, abbiamo già inaugurato 4 mostre, messo in scena 6 spettacoli e proiettato 5 film. Due delle mostre prendevano come fonte di ispirazione l’Hanji, la carta tradizionale coreana, la quale viene attualmente utilizzata dall’ICRCPAL (Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario) e dal Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani per restaurare il patrimonio cartaceo dell’Italia e dei Musei Vaticani. In collaborazione con l’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) abbiamo aperto a febbraio una mostra intitolata “Sinestesie” che mostrava i prodotti realizzati con l’Hanji e le sue enormi potenzialità di utilizzo nel campo del design industriale. Invece lo scorso 12 giugno in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, abbiamo inaugurato la mostra “Hanji – Nell’acqua e nel colore. Anche in questo caso la mostra si incentra sulla carta tradizionale coreana e tutte le opere sono state realizzate con essa. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 29 luglio. Inoltre il nostro Istituto ogni ultimo mercoledì del mese organizza La Giornata della Cultura” mettendo in scena spettacoli di vario genere. Tra i tanti ricordo quello dello scorso febbraio, un concerto intitolato “Risonanza” che univa armoniosamente la danza e i suoni della musica tradizionale coreana con la musica classica occidentale. L’incontro tra l’Oriente e l’Occidente attraverso gli strumenti delle due culture a cui accennavamo». Le attività di collaborazioneinvece consistono nell’organizzare eventi per promuovere la cultura coreana di concerto con le istituzioni locali. Per esempio lo scorso maggio, in collaborazione con Città di Torino altre istituzioni ha preso il via per una settimana la “Korea Week”, durante la quale i cittadini torinesi hanno potuto fare esperienze di Temple Stayassistere spettacolari dimostrazioni di Taekwondo acrobatico, partecipare a contest diK-Pop e molto altro, «insomma una settimana all’insegna della cultura coreana per conoscere meglio il nostro paese nelle sue mille sfumature. Organizziamo ogni anno due volte la Korea Week, una volta a cavallo tra primavera ed estate in una grande città italiana(abbiamo già organizzato a TorinoMilano e Napolie una volta in autunno a Roma. Inoltre partecipiamo anche con un format ridotto chiamato K-Day a festival organizzate nei piccoli comuni italiani (per esempio a Pietrasanta Siena). Inoltre contribuiamo attivamente ogni anno con il Florence Korea Film Fest per far conoscere il cinema coreano agli italiani». Per finire, ci sono i programmi d’invito didattico-culturali attraverso i quali vengono invitati in Corea specialisti e studenti per creare un network che possa incentivare favorire lo scambio culturale con l’Italia: «Attualmente mandiamo ogni anno rappresentanti della stampa italiana in Corea e organizziamo borse di studio per gli studenti desiderosi di provare un’esperienza lì. Attraverso queste attività l’Ambasciata e l’Istituto promuovono la cultura coreana cercando allo stesso tempo di rafforzare il rapporto con l’Italia, cosa a cui teniamo molto».

Istituto Culturale Coreano in Italia

web http://italia.korean-culture.org/it
fb https://www.facebook.com/istitutoculturalecoreano/  (cerca : Istituto Culturale Coreano in Italia)
ig https://www.instagram.com/istitutoculturalecoreano/ (cerca : istitutoculturalecoreano)

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares