«Tutte le cacce alle streghe finiscono prima o poi. Per definizione non sono una buona cosa. Tendono a esaurirsi col tempo, si smorzano fino a spegnersi». Parole di Woody Allen, rilasciate in un’intervista all’inserto Venerdì di Repubblica. La quarantanovesima pellicola del regista newyorkese, “Un giorno di pioggia a New York”, uscirà ufficialmente (e finalmente) in Italia a partire dal 10 ottobre distribuita da Lucky Red. Dopo che Amazon si era tirata indietro a causa delle accuse di molestie (respinte dal giudice) da parte di Dylan, figlia adottiva di Mia Farrow e dello stesso Allen, stavolta la multinazionale ha dovuto rispettare il contratto che in tempi non remoti aveva ignorato, gettando fango sull’amato talento americano.
Allen ha aggiunto: «Se sei un personaggio pubblico devi abituarti. E comunque sono cose che vanno e vengono. Ho sempre pensato che l’unica risposta sia alzarsi presto e sgobbare senza sosta. Me lo ricordo da quando ho iniziato: non leggere le recensioni, non credere quando scrivono che sei un genio o un idiota. Trump? L’ho diretto in “Celebrity”, ma sono stremato dal vederlo dappertutto (…). Sul suo conto non c’ è niente da dire che non sia già stato detto migliaia di volte».
Non si risparmia nemmeno quando gli viene chiesta la differenza tra il pubblico europeo ed americano: «Il vostro è più sofisticato. Quando noi guardavamo stupidaggini con Doris Day voi avevate già a che fare con Fellini. Eravate più adulti.
Noi abbiamo sempre un piede nell’escapismo mentre voi fate film più duri, conflittuali. Però, nonostante le dicerie, i miei film che vanno bene in America tendono ad andar bene anche in Europa».
Non rimane che aspettare e andare al cinema. Qualcuno l’ha già definito come «l’ultimo capolavoro di Woody Allen».