Sensuale, raffinata, fortemente riconoscibile. Queste sono le principali caratteristiche della bossanova, il genere musicale made in Brasile e famoso in tutto il mondo, intriso di passione e pieno di colore e poesia.
È a queste sensazioni di calore e appartenenza, di voglia di raccontare una bella storia leggermente velata di morbida malinconia, che Nat Colantonio e Andrea Quaglia hanno pensato nel dare vita ai Vini Bossanova di Controguerra, sulle colline teramane.
Terreni fertili, arricchiti dai venti di montagna e dalla vicinanza al mare e uniti ad una importantissima tradizione vitivinicola, creano un terroir esclusivo, che diventa una sfida vinta quando a fornire gli impulsi vitali sono due giovani appassionati. Un manager del lusso cosmopolita e globetrotter attratto dal richiamo sublime e insensato della vigna, e un musicista esperto in marketing, erede di preziosi vigneti e abituato a non rispondere che alle sue intuizioni: un pomeriggio di settembre trascorso insieme ed arriva la rivelazione. Il connubio nel nome della comune passione per il vino e del territorio, l’Abruzzo. “L’inevitabile tumulto”, come lo definiscono i due.
«Ho sempre amato il mondo del vino, sin da quando ero piccolo, credo – confida Colantonio – Ero affascinato dai profumi che impregnavano ogni vicolo del piccolo borgo dove viveva la mia bisnonna. Ho ricordi sensoriali netti, immagini di un torchio nello scantinato, l’odore del mosto fresco. Crescendo, ho sempre avuto bottiglie in casa, poi sono arrivati i viaggi di lavoro, che mi hanno consentito di sedere in ristoranti importanti in giro per il mondo, dove la scelta del vino precedeva spesso quella del piatto. Col tempo ho affinato il gusto, ho conosciuto il mondo dei vini artigianali ed iniziato a sognare di poter un giorno produrlo. Mi affascinava in particolare l’aspetto culturale che c’è dietro, le filosofie produttive, le varietà colturali, e ho iniziato a studiare».
La vigna Bossanova viene lavorata senza prodotti di sintesi e senza processi meccanizzati, i suoi vini sono naturali, fatti in maniera artigianale senza l’ausilio di additivi, senza filtrazioni e chiarifiche. Vengono seguiti i principi olistici dell’agricoltura biodinamica: secondo questo approccio, tutto l’universo è interconnesso ed emana delle vibrazioni, e il lavoro dell’uomo va equilibrato e inserito nei processi naturali e cosmici. Ad esempio, imbottigliamento e travasi vengono effettuati in base al calendario lunare e non è ammesso l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica come concimi, insetticidi o diserbanti.
Tutto per regalare un prodotto finale che risponda ad un’idea di vino come simbolo di territorio e cultura, e non solo di oggetto da degustare: «Il vino per me rappresenta talvolta una sorta di pozione magica, un espediente per godersi una situazione; altre volte è un viaggio, una caccia al tesoro, un macchina del tempo che mi porta in posti misteriosi e lontani. Il vino è quindi sempre un’esperienza».
Passione, determinazione e coerenza nelle azioni: queste le qualità che Colantonio e Quaglia mettono nel lavoro e «questo è ciò che i nostri vini rispecchiano».
Tre sono, al momento, le “variazioni” vinicole di Bossanova, i suoi prodotti, tutti DOC. Il Montepulciano d’Abruzzo, ottenuto da fermentazioni spontanee ed affinamento in botti di cemento vetrificate, elegante, morbido ed equilibrato con una notevole complessità aromatica. Il Trebbiano d’Abruzzo, anch’esso ottenuto da fermentazioni spontanee, che dopo 4 mesi in anfora completa il suo affinamento in cemento vetrificato. Complessità olfattiva, mineralità ed acidità sono le sue caratteristiche principali. Completa il trittico il Cerasuolo d’Abruzzo, ottenuto dalla vinificazione in bianco delle uve del Montepulciano, e da fermentazioni spontanee ed affinamento in botti di cemento vetrificate. Un vino fresco, sapido con piacevoli nuance di frutti rossi.
I progetti per il futuro della cantina Bossanova? Ambiziosi, come i suoi creatori: «Sicuramente diventare un riferimento per il vino di alta qualità abruzzese dimostrando che è possibile produrre vini veri, senza sofisticazioni nel rispetto della terra; inoltre spingere il nostro territorio a diventare un posto più noto ed accogliente per gli appassionati di vino, di cultura e del buon vivere, e allo stesso tempo essere più
conosciuti fuori dalla regione e dalla nazione. L’Abruzzo ha tantissimo da dire, anche con i suoi vini, e noi con lui».