A Cassino se si imbocca Via Pascoli da Viale Dante direz.Via Arigni si assiste ad uno spettacolo estremamente istruttivo: alla vista si leva un filare di splendidi antichi tigli, i soli sopravvissuti, che si presentano sotto due aspetti: quelli che si trovano davanti alle cosiddette case popolari (e che case!!) costruite dagli alleati subito dopo la guerra, si distinguono per la perfezione delle chiome e delle ramificazioni, la loro integrità e quindi la loro maestà, senza contare che al di sotto vi è spazio sufficiente per eventuali panchine o sedute; se al contrario si osservano quelli all’inizio della via, davanti ai palazzoni democristiani, allora si nota la differenza terribile: i poveri tigli sono stati sciancati e mutilati, sia per fare spazio ad orribili balconi e sia perché il Comune ha dato licenza a suo tempo di costruire a un metro dalle piante! E di conseguenza davanti agli occhi si hanno due evidenti esempi, uno di civiltà, uno di palese barbarie.
Continuando poi in Via Pascoli, alla parte opposta, verso l’istituto comprensivo Di Meo, si assiste ad una vera e proprio Auschwitz…degli alberi: una immensa catasta alta un paio di metri e lunga una cinquantina, di…cadaveri di alberi! Il plauso di tale carneficina pare che vada riconosciuto alla amministrazione comunale appena insediata che ha accantonato ogni dubbio e riserva che pur in qualche modo bloccavano da tempo certe intenzioni e immediatamente fatto abbattere i maestosi pini e cipressi che circondavano la scuola sui quattro lati, da una cinquantina di anni. In effetti sono state decimate circa cento piante di alto fusto, alcune (una ventina) distanti oltre cinquanta metri dall’edificio vero e proprio, pure abbattute. Tale tabula rasa rientra perfettamente nel contesto civile e intellettuale che caratterizza tutta la provincia: come ben si sa, in questi ultimi mesi la libidine e la voluttà sono stati tali da parte di tutte le autorità comunali, politiche, giudiziarie che sono stati spianati e abbattuti alberi anche secolari, soprattutto splendidi pini e antiche querce, lungo la Casilina e in molti paesi dell’interno: un patrimonio irrecuperabile e, allo stesso tempo, uno spettacolo di annientamento unico, a mio avviso, in tutta Italia. Non vogliamo ricordare la motivazione generalizzata alla base perché troppo offensiva, equivalente al presente concetto: siccome il mare fa annegare la gente, allora ammazziamo il mare; siccome qualche cornicione ammazza o manda all’ospedale qualcuno, allora eliminiamo tutti i cornicioni, siccome qualche trattore si capovolge sul contadino e lo ammazza allora distruggiamo tutti i trattori: questo è lo spirito che si è diffuso grazie a qualche cacciatore di streghe e da tutti assimilato e metabolizzato: gli alberi sono diventati assassini e perciò a morte, specie i pini killers. Tutti gonfi e tronfi di afflato lirico, di abnegazione e di solidarietà verso i poveri automobilisti, sindaci, politici, prefettura, magistrati, forze dell’ordine, via alla tabula rasa dei pini killers! E così è stato, nella generale indifferenza e ignavia e questa è la vera fortuna di siffatti abnegati. ‘Pini killers’ neologismo di conio locale, frusinate.
Eppure in questo periodo tutto il mondo si sta preoccupando per la natura e l’ambiente, mentre a Cassino si commette un vero e proprio genocidio: si trovi qualche istituto scolastico in Italia o all’estero che non sia circondato da alberi! Le vittime della scuola ‘Di Meo’ non sono state mai fatte oggetto di potatura professionale o di cura intelligente, come normalmente avviene in certi posti: per il Comune di Cassino, il patrimonio arboreo cittadino è come i due lungofiumi del Rapido: zero significato, abbandono e incuria totali. Viva il cemento armato! Come quello orribile in fase di costruzione al posto del ‘mercato coperto’: era in effetti una struttura troppo civile e utile, lusso eccessivo per la città, la sola costruzione di autentica pubblica utilità, il fu mercato coperto, perciò eliminata! Altra civile infamia, a danno della comunità.
Ricordiamo alla attuale amministrazione che Cassino ha il privilegio, unico in Italia si dice, di estendersi sull’acqua eppure di tale enorme ricchezza non si vede in città nessun segno e simbolo! Altro privilegio della città è quello di essere tra quelle sprovviste di qualsiasi pinacoteca o galleria d’arte pubbliche: come si attirano i turisti di Montecassino a fermarsi anche in città? Una grande fetta di ricchezza di non poche località della Normandia in Francia è rappresentata dalle iniziative e strutture create a ricordo del famoso sbarco alleato: Cassino, una delle città più vilipese del conflitto, non ha un sacrario o un museo che illustri e ricordi la catastrofe vissuta!