Venezia è una città in ginocchio, il maltempo e l’acqua alta hanno danneggiato irreparabilmente le attività commerciali e turistiche della città e causato disagi tali da rendere necessaria la richiesta dello “stato di calamità”. Non è stato risparmiato l’immenso patrimonio artistico della città lagunare: da piazza San Marco, con il chiostro e il colonnato della basilica, al teatro la Fenice, passando per i numerosi musei e le storiche librerie del centro, tutte le principali attrazioni di Venezia hanno riportato danni. Venezia sommersa letteralmente dall’acqua è stata costretta a vivere giornate di assoluto terrore. Alcuni cittadini sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, in alcune aree i livelli dell’acqua avevano superato i 187 cm., creando disagi ingestibili. Vaporetti trasportati sulle fondamenta, prodotti e alimenti che galleggiavano dentro i supermercati, gondole capovolte, case allagate, edicole e bar completamente distrutti oltre inestimabili danni subiti dal suo patrimonio artistico e culturale. L’acqua alta non raggiungeva questi livelli dal 1966, ma anche l’anno scorso i livelli della marea sono stati elevati, a fine ottobre. Sembrerebbe che le situazioni così estreme ed eccezionali si stiano intensificando. Al centro delle polemiche, lo stato dei lavori per il Mose, il sistema di paratie progettato per bloccare l’acqua in entrata dal mare alla laguna. I lavori, iniziati nel 2003, sono tuttora fermi al 30% circa del completamento. Ad arrestare i progressi una varietà di motivi: da insufficienze strutturali alla carenze di fondi, sostengono gli esperti. Finalmente la Camera dei Deputati ha approvato la mozione bipartisan per tutelare il patrimonio di Venezia e il completamento dell’opera Mose entro il 2021. Naturalmente, il Governo si impegnerà anche a individuare le risorse per fronteggiare i danni causati dall’alta marea sia a Venezia che a Chioggia, mediante talune agevolazioni riconosciute tanto a imprese pubbliche quanto a quelle di natura privata. Riguardo al patrimonio artistico le preoccupazioni maggiori sono rivolte alla basilica di San Marco, invasa al suo interno da 110 cm. di acqua: allagata la cripta e il nartece, con danni al pavimento musivo, particolarmente soggetto alla corrosione dell’acqua salata. La chiesa ha una struttura di mattoni che imbevuti di acqua salata si ammalorano, mettendo a rischio la tenuta delle strutture e dei mosaici. Per la costruzione medievale l’acqua rappresenta un pericolo subdolo. Resta il danno invisibile, quello delle infiltrazioni e della risalita dell’acqua lungo le pareti. Nel momento in cui l’acqua salata si ritira e la struttura muraria si asciuga, rimangono pericolosi depositi che creano spessori e distacchi. Nella basilica esiste un logoramento organico dei materiali che si sfarinano. E’ un fenomeno complicato, perché può avere effetti circoscritti, ma quando si estende ad elementi come una colonna od un pilastro, rischia di avere conseguenze di dissesto strutturale più grave. Le conseguenze di un fenomeno del genere non sono mai totalmente reversibili. C’è sempre il rischio che una percentuale di soluzione salina rimanga nell’elemento. L’unica cosa che si può fare, in questo caso è cercare di rallentare il processo di degrado. Si attende l’asciugamento per poi intervenire con impacchi di acqua distillata che, diluendo il sale, lo riportino in superficie. Il primo bilancio è pesante. Un incendio ha coinvolto il museo Ca’ Pesaro sede della galleria d’Arte Moderna, con il parziale crollo di un solaio al piano terra. Allagato il Palazzo Ducale, dove sono finiti sotto l’acqua anche alcuni faldoni dell’Archivio Moderno. E sempre sott’acqua è finito il vicino Museo Napoleonico. Critico il bollettino di Palazzo delle Prigioni dove l’acqua ha coperto pavimenti e mosaici. L’acqua alta non ha risparmiato il Teatro La Fenice, posto in un palazzo settecentesco; interessate e rese inutilizzabili le aree di servizio, la struttura del teatro è però rimasta illesa. I Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha annunciato su Facebook che il teatro La Scala venerdì 29 novembre alzerà il sipario per una rappresentazione straordinaria del Bolero di Ravel, e i fondi raccolti saranno destinati appunto al teatro veneziano. Colpita anche la Biennale: l’acqua ha raggiunto i Giardini e l’Arsenale senza fortunatamente causare gravi danni. Allagamenti anche alla Biblioteca Marciana, a Palazzo Reale, alla basilica dei Frari, all’ex chiesa di Santa Maria Maggiore. Allagata anche la chiesa barocca di San Moisè, con i banchi sommersi. Ancora notizie di danni alla galleria Franchetti della Ca’ D’Oro, a palazzo Grimani. Il Patriarcato ha calcolato che su 120 chiese esistenti a Venezia, circa 60 hanno subito danni da queste acque alte. La soprintendente Emanuela Carpani ha stimato: “Per una prima pulitura e desalinizzazione, con la messa in sicurezza, il costo è mediamente di 60 mila euro a chiesa”. Più di 3 milioni e mezzo di euro solo per cominciare. Degli 85 campanili poi una quindicina sono sorvegliati speciali , per verificarne la sicurezza. E’ per questo che la stima complessiva dei danni circa un miliardo di euro, ipotizzata dal sindaco Luigi Brugnaro, è molto vicina al vero. L’acqua alta ha cancellato anche la musica, sommerso l’archivio del Conservatorio Benedetto Marcello. Distrutti gli spartiti, le opere ed i documenti di un pezzo di storia della musica conservati, dopo il cambio di sede del 2014, al pianoterra di palazzo Pisani. Disastro anche alla Fondazione Querini Stampalia, dove il patrimonio librario è fortemente danneggiato. Ma come si mette in sicurezza un patrimonio culturale e artistico come quello di Venezia? Parla la soprintendente Emanuela Carpani: “Ci sono due livelli su cui lavorare, quello più globale non può che prescindere da una valutazione ambientale ampia, di protezione della laguna. Quella più locale, sulle singole strutture, può basarsi sui sistemi di miglioramento degli impianti di drenaggio dell’acqua, integrato con una costante manutenzione delle superfici e con il consolidamento dei materiali”. “Venezia ha un’importanza universale, un patrimonio inestimabile. E’ una vetrina mondiale sulla credibilità di tante scelte che vengono fatte a livello nazionale”.