Teatro Arena del Sole,
via Indipendenza, 44 – Bologna
da giovedì 6 a domenica 9 gennaio 2020 – Sala Leo de Berardinis
giovedì e venerdì ore 21.00 – sabato ore 19.30 – domenica ore 16.00
Nel tempo degli dei
Il calzolaio di Ulisse
di Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia Gabriele Vacis
con Marco Paolini
e con Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani
musiche originali di Lorenzo Monguzzi
con il contributo di Saba Anglana e Fabio Barovero
scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
aiuto regia Silvia Busato
luci Michele Mescalchin
fonica Piero Chinello
assistenza tecnica Pierpaolo Pilla
direzione tecnica Marco Busetto
prodotto da Michela Signori
produzione Jolefilm, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
durata: 2 ore senza intervallo
Marco Paolini torna sul palcoscenico del Teatro Arena del Sole, dal 6 al 9 febbraio, con il nuovo spettacolo Nel tempo degli dei. Il calzolaio di Ulisse, scritto insieme a Francesco Niccolini, con la regia di Gabriele Vacis.
Un confronto con l’Odissea, un canto antico tremila anni, passato di bocca in bocca e di anima in anima, patrimonio della storia dell’Occidente, Nel tempo degli dei segna un punto d’arrivo nella ricerca di Paolini sull’Ulisse iniziata nel 2003, quando nel sito archeologico di Carsulae con le improvvisazioni musicali di Giorgio Gaslini e Uri Caine, mise in scena il primo racconto dal titolo U.
«Con quanti, ma soprattutto con quali dei ha a che fare un uomo oggi?» si domanda l’autore, che prosegue: «non penso ovviamente alle solide convinzioni di un credente, ma al ragionevole dubbio di chi guardando al tempo in cui vive, pensa con stupore e disincanto alle possibilità di accelerazione proposte alla razza umana. Possibilità di lunga vita, possibilità di potenziamento mentale e fisico, possibilità di resistenza alle malattie, eccetera… Restare umani sembra uno slogan troppo semplice e riduttivo, troppo nostalgico e rassicurante quando diventare semi-dei appare un traguardo possibile, almeno per la parte benestante del pianeta. Ulisse per me è qualcuno che di dei se ne intende e davanti alle sirene dell’immortalità sa trovare le ragioni per esistere».
Ex guerriero ed eroe, ex aedo, l’Ulisse di Paolini si è ridotto a calzolaio viandante, che da dieci anni cammina senza meta, secondo la profezia che il fantasma di Tiresia, l’indovino cieco, annuncia nel suo viaggio nell’al di là, narrato nel X canto. Questo Ulisse pellegrino e invecchiato non ama svelare la propria identità e tesse parole al limite della realtà e che diventano mito.
«Per anni lui, per me – commenta Francesco Niccolini – è stato l’uomo che pensa a testa bassa e poi trova le parole giuste: l’uomo del cavallo di Troia e della gara con l’arco, quello delle Sirene, Polifemo, Scilla,
Cariddi. Poi, all’improvviso, è diventato l’uomo triste che piange sullo scoglio più isolato di isole da sogno, dove donne innamorate di lui gli hanno promesso l’immortalità e molto altro, pur di trattenerlo: ma la nostalgia di casa, la nostalgia della moglie e del figlio erano sempre più forti di ogni tentazione. Strano atteggiamento per un uomo che il mito ci ha consegnato come il simbolo di chi vuole superare ogni confine senza paura […]. Ma il nostro Ulisse ha smesso di assomigliare a qualunque antico e luminoso eroe: sporco di interiora e sangue, infangato, maleodorante, invecchiato, rugoso e sdrucito, in esilio per altri dieci anni in compagnia solo di un vecchio e inutile remo, abbiamo scoperto non l’ex guerriero, l’ex eroe, di sicuro il reduce del campo di battaglia ma soprattutto un uomo, che – per l’ennesima volta da solo e contro gli dei capricciosi e ostili anche quando sembra che stiano al tuo fianco – cerca di placare demoni vecchi e nuovi, che lo hanno accompagnato lungo trent’anni di guerre, naufragi e inattesi incontri. E tutto questo, con una sola spiegazione possibile, che ci viene dal personaggio che più amo in tutto il poema (e che solo apparentemente è rimasto fuori dal nostro spettacolo), Alcinoo, il re mago, che tutta questa fatica e il dolore riesce a spiegare con le parole più semplici e belle: “perché i posteri avessero il canto”».
«Le nozze di Cadmo e Armonia, il libro di Roberto Calasso, porta in epigrafe una frase di Sallustio: queste storie non avvennero mai, ma sono sempre – commenta il regista Gabriele Vacis –. Quel bellissimo libro di Calasso raccontava il rapporto tra gli dei e gli uomini. Gli dei, nella Grecia classica, erano personaggi della vita quotidiana. Con tutti i pregi e i difetti degli umani. Non è facile, per noi moderni, comprendere questa consuetudine con le divinità. […] E noi? Adesso? Oggi dove sono gli dei? Dov’è Dio? La risposta esatta che si doveva dare al catechismo non contraddice quello che voglio dirvi: dov’è Dio? In cielo, in terra e in ogni luogo. Quando Paolini ha cominciato a parlarmi di questo spettacolo mi ha chiesto di leggere Homo deus di Yuval Noah Harari. Lì si trova una risposta che non contraddice quella del catechismo: adesso gli dei siamo noi. Siamo noi occidentali ricchi che facciamo i temporali e abitiamo in chiese preziosissime: New York, Parigi, ma anche Dubai o Seul… Siamo noi che, discrezionalmente, senza bisogno di motivi razionali, decidiamo dove devono stare gli umani e come devono starci. Il libro di Calasso è importante perché racconta l’ultima volta in cui gli umani e gli dei si sono seduti, insieme, allo stesso banchetto. Poi sono cominciati i muri. Da una parte gli dei, dall’altra gli uomini. E in mezzo c’è Ulisse, un uomo che ha un rapporto privilegiato con gli dei grazie alla sua intelligenza, alla sua arguzia. L’Ulisse che vorremmo raccontare è quello che ha già vissuto tutte le sue peripezie, è un vecchio di oggi: ancora molto in gamba, consapevole ma senza futili illusioni. È un saggio confuso e disorientato che ha bisogno di continuare a comprendere, nonostante tutto. È un Ulisse che, finalmente, prova ad ascoltare sua moglie, suo figlio, che prova a comprendere persino gli dei capricciosi che si sono giocati il suo destino. Per questo, in scena, Marco non sarà solo. Sartre diceva che l’inferno sono gli altri. Questo anziano Ulisse ha bisogno di comprendere quell’inferno che sono gli altri.»
Venerdì 7 febbraio, ore 18.30 – Foyer Teatro Arena del Sole
CONVERSANDO DI TEATRO
Incontro con Marco Paolini e la compagnia
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Informazioni:
Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 – Bologna
Prezzi dei biglietti Sala Leo de Berardinis: da €10 € a € 25 più prevendita biglietteria tel. 051 2910910 – biglietteria@arenadelsole.it, bologna.emiliaromagnateatro.com