In questo momento di difficoltà per il Nostro Paese e con il clima di incertezza che viviamo nei confronti del virus SARS-CoV-2 sono tanti gli interrogativi che ci vengono in mente, soprattutto su quello che tutti dovremo affrontare quando la quarantena finirà. Abbiamo il piacere di poter dare risposta ad alcuni interrogativi grazie alla disponibilità del Dottor Roberto Cauda infettivologo Policlinico Gemelli.
Ad oggi viene da chiedersi se il cosiddetto “picco” della curva dei contagi a Roma e nel Lazio sia già arrivato o se dobbiamo aspettarcelo nel mese di Aprile e quanto le strutture del sistema sanitario regionale siano in grado di reggere. Il Dottore afferma che se i contagi a livello nazionale continueranno a scendere dopo l’apice toccato il 24 Marzo scorso molto probabilmente seguirà una flessione anche a livello regionale, e che comunque non raggiungeremo numeri elevati come quelli lombardi. Anche per quest’ultima ragione le strutture sanitarie laziali non avranno problemi a gestire l’emergenza, poiché il Lazio è la regione che ha attuato tempestivamente le idoee misure sanitarie. In particolar modo il Complesso Integrato Columbus, dal 16 Marzo diventato un Covid-2 Hospital in tempi record, non ha nessuna difficoltà a gestire gli accessi, purché ovviamente vengano mantenute in essere le misure di contenimento dei contagi e del distanziamento sociale.
Una parte dei pazienti positivi finisce purtroppo in terapia intensiva. Cosa succede al paziente dopo? Quali sono le condizioni cliniche una volta che esce dalla terapia intensiva? Per il Dottor Cauda serviranno delle valutazioni a lungo termine per poter capire quali e se ci possano essere delle complicazioni pur essendo guariti dal COVID-19. Le più frequenti complicanze sono a livello polmonare poi seguite da quelle cardiache come le miocarditi. Ovviamente tanto più complicata sarà stata la gestione del singolo caso in terapia intensiva, tanto più difficile sarà una restitutio ad integrum.
Cominciando a pensare anche un po’ alla vita dopo la quarantena ci chiedevamo se, come per altre malattie virali, l’organismo dei pazienti già infettati dal SARS-CoV-2 è in grado di sviluppare la cosiddetta immunità adattativa al virus, e se questo trova sostegno nella letteratura scientifica disponibile. Attualmente c’è un grosso dibattito sull’effettivo potere protettivo degli anticorpi sviluppati in seguito alla guarigione dall’infezione. In Cina, a parte alcuni casi rari di recidiva, non sembra ci sia in atto una seconda ondata su pazienti già colpiti dalla malattia. In Italia un’equipe del Policlinico San Matteo di Pavia ha bloccato il virus grazie al plasma dei pazienti guariti. Pertanto pur non essendo ancora presente una letteratura scientifica dato il poco tempo dall’esordio del virus, i primi test sembrano deporre a favore dell’immunità acquisita.
Cosa ci troveremo di fronte e quanto cambierà la nostra vita quando riprenderemo piano piano tutti le nostre vite normali? Il Dottor Cauda precisa che sarebbe auspicabile il ritorno alla normalità dovrà avvenire in maniera progressiva ed in sicurezza. Altresì sarà importantissimo proseguire con l’utilizzo di guanti e mascherina come protezioni individuali ed evitare assembramenti.