Essere presidente per il terzo mandato dell’A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier) e fare di questa Associazione un’Associazione senza confini, con la lungimiranza di guardare all’orizzonte e superarlo, vuol dire tracciare nel proprio lavoro anche la propria vita e vedersi, o meglio ritrovarsi, seduti su di una panchina, con il tramonto che squarcia il paesaggio e con in mano un calice di vino.
Questa è la cartolina che tracciamo e disegniamo, con pennellate al profumo di vino, nel presentare il presidente dell’A.I.S. Antonello Maietta.
Sommelier per caso, col sogno da bambino di spiccare il volo e diventare un pilota dell’aeronautica, come era il padre; nativo di Rimini, il presidente di quella che è oggi la principale Associazione di settore italiana (che conta ben 45.000 associati), ha vissuto a Milano, dove ha inizio la sua avventura nel mondo della ristorazione, e successivamente a Porto Venere, città natale della madre.
L’amore per la sua terra d’azione ritorna in quello che è uno dei suoi vini preferiti in assoluto, il Cinqueterre Sciacchetrà: il vino del cuore del Presidente che, però, ci confessa di esser da sempre molto affascinato dalla tecnica di produzione degli spumanti. Questi ultimi erano anticamente visti solo come bevenade da consumare in occasioni di festa e situati in fondo alle carte dei vini, negli ultimi anni, anche grazie al lavoro dei sommelier, sono invece comunicati diversamente e inseriti all’esordio di una carta.
L’interazione del sommelier con la cucina, infatti, è assolutamente fondamentale perchè è il personale di sala che racconta i piatti, le materie prime, le tecniche di cottura e suggerisce i giusti i abbinamenti del vino col cibo, affinchè possano esaltarsi a vicenda.
“È importante uscire dalla torre d’avorio e mettersi a proprio agio con i produttori – ci spiega il Presidente – per dialogare e confrontarsi e per far si che il mondo del vino sia aperto a tutti e una costante occasione di crescita, un luogo da cui spiccare il volo.”
Volo che Maietta ha spiccato grazie a Luigi Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini: i maestri che ha avuto la fortuna di avere come formatori e che ricorda con piacere, aggiungendo: “Le associazioni di sommelierie forniscono strumenti per diventare sommelier, poi la differenza la fa sempre il singolo.”
In Italia esiste la possibilità di scegliere tra varie associazioni e questo è un valore poiché fornisce una pluralità di opinioni, ma allora perchè scegliere l’AIS? Per la sua storia, la quantità di associati (quindi di fondi da investire per fare ricerca, grazie ad una sorta di comitato scientifico interno) e la capillarità delle delegazioni sul territorio: ben 162!
La figura del sommelier si evolve nel tempo e l’A.I.S. è sempre attenta a questo aspetto, valorizzando i territori tramite eventi culturali, anche al di là della ristorazione: il sommelier, infatti, è anche il personaggio adatto all’accoglienza dei visitatori all’interno delle cantine e, in tal senso, è allo studio un corso specifico per formare questa figura.
Figura che si scopre sempre più rosa: le donne sommelier in Italia, infatti, oggi sono il 30% dell’Associazione ed anche in crescita, ci spiega il presidente, che nel suo ultimo mandato è stato promotore di una modifica statutaria che limiterà il numero di mandati massimi a due: “Ad un certo punto bisogna lasciare la strada a qualcun altro e quindi tra due anni non potrò nemmeno ricandidarmi, ma sarò ben lieto di essere “l’amico del presidente”, il fidato consigliere.”
Oggi entrare nell’A.I.S vuol dire soprattutto fare una esperienza umana oltre che professionale e immettere, come in un vino, tutte le note gustative del vivere e del sentirsi utili agli altri, con il calice della perseveranza e il tappo del sì quotidiano. Un sì che si conferma al suo terzo mandato e che sicuramente si rinnova nel suo mandato di essere umano.