IL DUBBIO E’ CENERE DI ANTONIO LAGHEZZA

IL DUBBIO E’ CENERE DI
ANTONIO LAGHEZZA
Venezia- nuovo successo per “Il dubbio è cenere”, l’ultimo libro di Antonio Laghezza. Con questa pubblicazione, che segue il romanzo “Il rito” e una prima silloge, sempre di racconti brevi – “Dietro lo specchio” – l’autore continua ad esplorare le tematiche che più gli sono care: vicende che si snodano dentro le ataviche paure dell’uomo e sulla questione escatologica per eccellenza della morte.
“Tutto quello che dicono dell’aldilà, dell’aldiquà, sono tutte storie. Perché siamo sempre noi. Siamo Vivi e siamo morti nello stesso tempo”.
La citazione riportata nell’incipit di questo libro é tratta dal film di Dino Risi, “Fantasma d’amore”. Essa traduce sinteticamente, ma in modo efficace, l’angoscia e il velo di speranza che caratterizza le storie contenute negli otto racconti brevi di Antonio Laghezza. Intervistato da noi, l’autore tiene a sottolineare la sua indipendenza come scrittore, quindi svincolata da un editore e dalla grande distribuzione . “L’autonomia ideologica è irrinunciabile per un’artista e per i suoi lettori –dichiara Antonio Laghezza-, soprattutto alla luce delle molteplici possibilità di autopubblicazione oggi sul mercato. Mi rivolgo soprattutto ai neofiti, rassicurandoli che pubblicare con intelligenza si può!”.
Scrive a riguardo il professor Manuel Cecchinato: “Se da una parte esiste un’aura di incertezza – il titolo stesso del libro ne è la prova – che caratterizza le sue storie e sgomenta, dall’altra essa ci dona una malinconia che è anche consolazione.
I racconti di Antonio Laghezza hanno una speciale fascinazione. Nella dinamica tra fabula e intreccio, esercitano un’attrazione trepidante tipica del genere letterario “New weird ”.
In questo volume le storie si snodano quasi sempre attraverso situazioni di vita quotidiana, spesso banali nei loro accadimenti. Essi sono legati alla ripetizione vitale delle consuetudini umane: un viaggio, l’incontro con gli amici, una cena, ed altri. Sono tranche de vie che si svolgono nella narrazione con uno stile tranquillo e limpido.
I personaggi di questi racconti vivono, spesso, stati alterati di coscienza. Queste alterazioni non sono sempre così forti, connotate da allucinazioni o stati di trance. I protagonisti delle narrazioni vivono il quotidiano in modo conforme alle loro aspettative di vita, alle faccende quotidiane, nel flusso della “norma” sociale.
Nel plot narrativo le loro consuetudini di vita subiscono, d’un tratto, quasi un’illuminazione. Un particolare relativo ad un accadimento accende qualcosa, una miccia fa detonare una piccola crisi di coscienza. Si insinua nei personaggi un dubbio circa il normale flusso degli eventi del mondo.
Qualcosa spezza quel flusso e lo consegna al dubbio: di fronte a loro si stagliano improvvise domande: qual è la vera coscienza? È quella dell’esperienza di tutti i giorni, oppure quella del sogno? Dove mi porta il sogno, il dubbio? Mi conduce dentro un mondo parallelo? Cosa svela il mio inconscio quando affiora da banali situazioni di vita?
La coscienza si accende e paralizza i personaggi all’interno di uno specchio. Di fronte a quella superficie argentata si osservano, come fosse la prima volta. Il mondo si apre con una ferita e ad essa emerge una sorta di universo parallelo: un flusso di eventi che li ha da sempre accompagnati, fino a quella piccola illuminazione. Il lettore quindi affronta un piano “altro” da quello normato nel tempo e nello spazio mondano. Da quel momento gli eventi del racconto possono prendere una piega tragica o risolversi in un contesto in cui i soggetti accettano una sorta di esternalità. Da un mondo esterno a loro emerge la voce del dubbio, la sospensione che l’autore apre, spesso, nella conclusione dei suoi racconti, volta a spiazzare il lettore. In sintesi: non c’è risposta, nessuna spiegazione.
Ecco la rivelazione di uno spazio-tempo sovra-umano, che li coglie e li porta verso un’oscurità in cui devono orientarsi.
Da questa vita parallela emergono domande, situazioni limite che sono già un viaggio iniziatico, un dialogo rivelatore del sé e del suo rapporto col mondo, che non osserviamo mai con mente lucida.
Il sogno, ad esempio, l’affabulazione che ne riusciamo a trarre, come scaletta banale di eventi che lo definiscono dentro un luogo-spazio altro dalla vita, emerge inatteso nella sua con-fusione col presente vissuto, con la vita che viviamo in un dato momento.
Credo che il weird, l’inquietudine che emerge improvvisa, appaia in quel dato istante come una sorta di piccolo shock. Una scossa che determina un ribaltamento percettivo e mentale della realtà, sempre schiava del normale flusso dello spazio e del tempo. Questo shock é una rapida, intensa variazione di una grandezza percettiva e spirituale che si esprime nello spazio e tempo del vissuto: una rivelazione, un dono che i racconti di Antonio fanno al lettore”.

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