“Il tempo non è lineare, è un meraviglioso groviglio in cui, in ogni momento, si possono scegliere punti e inventare soluzioni, senza inizio né fine”.
In occasione del centenario della nascita dell’architetto Lina Bo Bardi e a 28 anni dalla sua scomparsa, il museo Maxxi, le dedica una mostra dal titolo “Lina Bo Bardi. A Marvellous Entanglement”, inizialmente programmata per il 27 maggio e poi rimandata al 24 settembre 2020. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 17 gennaio 2021, a cura di Luigia Lonardelli, nasce dalla volontà dell’artista e filmaker inglese Isaac Julien di rendere omaggio all’architetta italo-brasiliana partendo da una celebre descrizione del tempo come un “meraviglioso groviglio” in cui, in ogni momento, è possibile scegliere punti e inventare posizioni. “Non ha inizio non ha una fine non è lineare”. Infatti il titolo è una citazione tratta da uno dei passaggi più noti ed evocativi delle lettere di Lina Bo Bardi, qui interpretate da due tra le maggiori attrici del cinema e del teatro brasiliano: Fernanda Montenegro e sua figlia Fernanda Torres. La mostra è un’ imponente istallazione video a 9 canali, frutto di un lavoro di ricerca durato 6 anni, un viaggio tra le opere progettate da Lina Bo Bardi e Salvador De Bahia di San Paolo degli anni settanta e ottanta, corredata da una serie fotografica, filmata in diverse location in Brasile, tra cui il Sao Paulo Museum of Art, il Museum of Modern Art di Bahia e il Teatro Gregorio de Matos. Luoghi che non sono solamente set d’eccezione, ma che per l’occasione prendono nuova vita, ospitando eventi, performance e affascinanti miti collettivi legati alle tradizioni e al folklore locali. Lina Bo Bardi, nata a Roma, è stata una architetta e designer italiana naturalizzata brasiliana, attiva nel panorama modernista del paese sudamericano considerando la pratica e il mestiere dell’architetto inscindibili dall’impegno sociale e politico. La storiografia dell’architettura moderna, inoltre, la identifica solitamente come la controparte femminile di Oscar Neimeyer, archistar ante-litteram giustamente decantata dalla critica. Conseguita la laurea in Architettura a Roma, Lina iniziò la sua carriera a Milano nello studio di Giò Ponti, il padre indiscusso del design italiano, “l’ultimo poeta umanista” come lo stesso artista amava definirsi. Nel capoluogo lombardo collaborò con diverse riviste di architettura e di costume, Stile e fu la co-direttrice con Carlo Pagani di Domus. Aprì poi il suo studio, dove però non ricevette molte commissioni che venne distrutto durante un bombardamento nel 1943. Dopo quell’evento l’architetto divenne un’attivista del Partito Comunista Italiano. Negli anni seguenti documentò la distruzione che aveva colpito l’Italia negli anni di guerra, partecipando anche al Congresso Nazionale per la Ricostruzione. Con Bruno Zevi fondò il settimanale “La Cultura della Vita”. Successivamente al conflitto si trasferì in Brasile dopo il matrimonio con Pietro Maria Bardi (critico scomodo) nel 1946: il luogo nel quale trovò la sua “felicità creativa”. Nel 1951 divenne cittadina brasiliana e completò il suo primo edificio, l’abitazione in cui visse, “Casa de Vidro” a San Paolo, una scatola di vetro tuffata nel verde e colma di cultura del 900. Opera caratterizzata dalla poetica di Bo Bardi “il rapporto tra natura e architettura”. Natura e architettura configurate da paritetici scenari del teatro della vita come importante spazio nell’agire umano, elementi che si rapportano tra loro in modo dialettico e osmotico. Tra i suoi progetti più significativi citiamo anche il Museo di Arte Moderna di San Paolo (curatore il marito Pietro Maria Bardi). Uno degli oggetti di design più celebri dell’architetta, la Bowl Chair (la poltrona scodella). Lina Bo Bardi nel 1951 fondò con il suo coniuge la rivista trimestrale Habitat, confermando così il suo interesse per il giornalismo e la critica di architettura. La città di Milano le ha intitolato una piazza nella nuova zona delle Varesine, ai piedi della Torre Diamante. Lina Bo Bardi fu la più originale e autorevole architetta del XX secolo, é tra le pochissime donne ad essersi ritagliata un meritato posto nella storia dell’architettura moderna e la bellissima istallazione video della mostra a lei dedicata è un tributo al suo genio e talento indiscusso.