IL RITORNO DELLA VITTORIA ALATA
Dopo l’assenza di oltre due anni a causa dell’importante intervento di restauro il 20 novembre la Vittoria Alata, è tornata finalmente a Brescia.
“O cara imago, or che tu risiedi al giorno – Deh! Faccian teco i lieti di ritorno”
Giulio Tantarino Caprioli
La magnifica statua bronzea, meraviglia della statuaria dell’epoca romana fu ritrovata nel luglio del 1826, in un deposito di reperti bronzei, celata sotto uno strato di “carboni e terriccio” in un intercapedine tra due muri del Capitolium (il tempio consacrato alla triade capitolina, elevato dall’imperatore Vespasiano a Brescia nel 73 d. c.) e del Cidneo. Oltre la Vittoria Alata furono recuperati altri ritratti di bronzo con un complesso di elementi dell’antico Capitolium che portò alla creazione del Museo Patrio nel 1830.
La prestigiosa statua probabilmente realizzata nel II quarto del I secolo d. c. da un’officina bronzistica di alta qualità dell’Italia settentrionale nasce come un ex voto, si crede fatto alla città di Brixia, per un successo militare dell’imperatore Vespasiano, nel 69 d. c., tra Brescia e Cremona sugli eserciti rivali di Ottone e Vitellio. La Vittoria Alata come confermano anche elementi iconografici è quasi certamente un’opera ispirata a vari modelli Ellenistici, creata con il metodo della fusione a cera, la statua ritrae una divinità femminile alata, alta poco meno di due metri, avvolta da un leggero chitone, che aderisce al corpo con un effetto di “stoffa bagnata”, bloccato sulle spalle e un himation che fascia gli arti inferiori. La gamba sinistra risulta lievemente alzata perché si crede che il piede poggiasse sull’elmo di Marte, sul capo fu adagiata un’agemina d’argento e rame a cingerne i capelli.
“La scoperta – racconta Francesca Morandini, archeologa della Fondazione Brescia Musei – attirò subito l’attenzione dei principali studiosi italiani e di tutto il mondo che la riconobbero come una rappresentazione della Vittoria. La divinità romana preposta a concedere la vittoria, soprattutto militare – nonché di importanti personalità del tempo, tra cui nel 1827, lo scrittore francese Antoine-Claude Pasquin, noto come Valery e autore dei Voyages historiques, litteraires et artistiques en Italie, che la definì: la più grande e la più bella di tutte le statue in bronzo”.
La Vittoria di Brescia si erse al centro della scena internazionale: visite insigni, rifacimenti di ogni misura e materiale, riproduzioni fedeli iniziarono ad essere richieste in ogni luogo del mondo. Napoleone III, ospite a Brescia nel giugno del 1859, prima della battaglia di Solferino, volle recarsi al Museo Patrio e colpito dalla avvenenza della statua ne richiese una copia, oggi presso il Museo del Louvre, copie volute anche dal Principe di Metternich, dal Presidente USA Wilson e dai Musei di Cambridge, Madrid, Berlino, Boston e New York.
La Vittoria Alata ispirò numerosi componimenti poetici: Giosuè Carducci la glorificò nei versi “Alla Vittoria” scritto nel 1877 e inserito nelle Odi Barbare, mentre Gabriele D’Annunzio la cantò spesso nella sue opere e ne richiese allo scultore Renato Brozzi una riproduzione attualmente presente al Vittoriale di Gardone Riviera.
L’11 luglio 2018 la Vittoria Alata è stata consegnata agli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per un articolato progetto di restauro, definito da un metodo multidisciplinare che, oltre all’intervento conservativo effettivo ha realizzato indagini approfondite per analizzare la comprensione dell’opera dal punto di vista tecnologico, storico, artistico e culturale. La Fondazione Brescia Musei ha reso partecipi oltre al personale tecnico scientifico dell’Opificio, professionisti e specialisti esterni, anche dell’Università la Sapienza di Roma, del Politecnico di Milano e del CNR, un team di studio con più di trenta esperti tra archeologi restauratori storici dell’arte, ingegneri ecc. Il restauro è stato caratterizzato dalla rimozione del riempimento ottocentesco interno e dalla riprogettazione di un nuovo scheletro, un supporto in acciaio che dalla nuca arriva fino al basamento, per sorreggere le ali e le braccia dell’opera. L’operazione si è poi concentrata sul lavoro di pulitura e protezione delle superfici.
La Vittoria Alata avrà una collocazione speciale, ad attenderla sarà la cella orientale del Capitolium, la statua finalmente di nuovo ammirata e apprezzata, si ergerà su un basamento cilindrico in pietra bianca di botticino, con un allestimento innovativo anche sotto il profilo tecnologico, propriamente concepito per assicurare una più opportuna fruizione e conservazione. Sicurezza e stabilità della scultura con il piedistallo saranno garantite da una piattaforma antisismica creata specificatamente; la luce artificiale, un’unica lampada sospesa nello spazio, infonderà all’ambiente una dimensione fuori dal tempo. Lo scenico progetto di riallestimento del Capitolium è realizzato da Juan Navarro Baldeweg, l’architetto di Santander, una delle personalità più originali dello scenario contemporaneo internazionale.
Grande attesa per il prossimo settembre 2021, è per la mostra riguardante il lungo viaggio della Vittoria Alata, un mito testimone di 2500 anni nella raffigurazione mediterranea ed europea. La mostra “Vittoria. Il lungo viaggio di un mito”, al Museo di Santa Giulia, curata da Marcello Barbanera, Francesca Morandini e Valerio Terraroli, analizzerà il concetto della Vittoria, approfondendo storia, aspetti e inclinazioni dall’antichità all’età moderna e contemporanea.
Brescia immagine di una delle città più colpite dalla pandemia diventa simbolo di coraggio; la restituzione della Vittoria è stato un momento indicibile, che ha dato l’idea dell’amore e del sentimento dei bresciani nei confronti di questa statua, una reazione positiva della città che con impazienza vuole stringersi ancora al suo bronzo.
“Mentre ti siedi e lo guardi, il tuo intelletto ne esce purificato e vola di nuovo in Grecia, nell’eroica età dell’arte, respingendo i vili aborti di questo tempo moderno”.
Rappresentava così, “la Vittoria Alata”, in una lettera alla madre lo scrittore Henry James.