La pandemia, se da un lato ha creato immani tragedie, dall’altro ha dato modo a diverse attività di svilupparsi per soddisfare nuovi bisogni emergenti. Una di queste è l’artigianato legato alla produzione di mascherine protettive, il cui uso è ora imposto dalla legge. Fortuna ha voluto che incontrassi una imprenditrice che, riconvertendo in parte la propria attività commerciale, abbia deciso di cominciare a produrre tali presidi sanitari. Si badi bene, non mascherine in larga scala, ottenute con macchinari costosi e pedissequamente replicanti, bensì prodotti artigianali, con tessuti ricercati, con fantasie originali, con certosine cuciture a mano, con diversi modelli e addirittura ottenendo un confezionamento sterile. Insomma, il trionfo dell’artigianato, un fenomeno ormai in via d’estinzione grazie anche all’invasione di centri commerciali e di prodotti, spesso orientali, a basso costo. Ho così rivolto qualche domanda alla signora Roberta Crisanti, artefice di tale successo italiano.
Quando le è venuta l’idea di cominciare a produrre le mascherine?
“Sono sincera, molto prima delle chiusure per il Coronavirus ho cercato su internet un tutorial semplice per la realizzazione di mascherine di cotone con il solo intento di realizzarle per me e per la mia famiglia. Siccome il periodo era un po’ “oscuro” per la crisi che aveva investito l’Italia, le ho fatte per reazione molto colorate. Il primo prototipo, per la verità nemmeno troppo brutto, non è stato molto apprezzato dalla mia famiglia, che temeva che nessuno mai avrebbe consentito l’uso di mascherine non sterili. Cosi, scoraggiata, ho rinunciato anche alla sola idea. Dopo diversi giorni una mia carissima amica, alla quale avevo mandato una foto del prototipo, mi ha chiesto di realizzarne due a pois perché a lei erano piaciute molto. Il caso ha voluto che la mia amica si sottoponesse a una visita medica all’Ospedale Grassi di Ostia e per l’occasione indossasse una delle due mascherine. Dopo nemmeno un’ora sono stata contattata da una medica dell’ospedale che, affascinata, me ne ha ordinate un cospicuo numero e da lì è iniziata questa fantastica avventura: ospedali, privati, amici, conoscenti sembrano impazziti per le mie mascherine”.
Come decide di quale stoffa servirsi, quali sono i criteri di scelta?
“Le stoffe che utilizziamo sono tutte in cotone puro italiano 100% e questo anche grazie a un consiglio di un medico del Bambino Gesù, il quale mi ha detto che un tempo le mascherine chirurgiche non esistevano e nelle sale operatorie venivano utilizzate quelle in cotone che, se ben lavate e stirate, diventavano sterilizzate”.
Quali sono le fantasie più richieste?
“In realtà non c’è una vera e propria preferenza sulle fantasie. Nel corso dei mesi abbiamo capito che le mascherine, oltre ad avere il ruolo di protezione, sono diventate un accessorio da abbinare ogni giorno all’abbigliamento e quindi, in base alle attività che una persona svolge, ci sono richieste diverse. L’unica cosa che possiamo affermare con assoluta certezza che tra le tinte unite il nero è il colore preferito per eccellenza”.
La mascherina, a suo parere, è un oggetto utile?
“La mascherina sicuramente è un oggetto molto utile e ritengo che, indipendentemente dalla pandemia, potrebbe essere un ottimo presidio da indossare come protezione verso gli altri per evitare la trasmissione di malattie virali ambientali proprio come in uso in Giappone e in tutti i paesi asiatici”.
Che ne pensa dei negazionisti o di chi ostenta l’assenza di mascherina in pubblico?
“Sono sincera, inizialmente anche io sono stata una forte negazionista sospettando chissà quale oscuro progetto politico si nascondesse dietro il Covid19. Poi, però, mi sono dovuta ricredere e adesso sono terrorizzata perché ho visto persone amiche colpite dal virus soffrire tanto, incluso giovani in piena salute. Quindi vorrei che i negazionisti si ricredessero e rispettassero le regole imposte dai vari decreti presidenziali. Sul mio posto di lavoro pretendo che la mascherina sia indossata e che siano rispettate le distanze sociali”.
So che la sua strategia di vendita poggia su prezzi molto popolari, pur essendo un articolo prodotto con cura artigianale. È contenta dei risultati?
“Il successo ottenuto è davvero inaspettato. Mi ha aiutato tantissimo la mia famiglia, sacrificando il tempo libero e destinando l’abitazione di residenza a uso sartoria. Abbiamo cercato di offrire un prodotto a basso costo in considerazione della difficolta del momento. In effetti il prezzo tende a coprire interamente i costi con un piccolo margine che reinvestiamo subito per acquistare nuovo materiale. Siamo felicissimi dei risultati ma soprattutto lo sono le persone che indossano le nostre mascherine che, quanto a originalità, catturano sicuramente l’attenzione. Ultimamente è in produzione una nuova linea stampata con serigrafie di opere di artisti che intendono movimentare la loro attività”.