Si conclude sabato 12 e domenica 13 dicembre (ore 19) su Zoom
in collegamento da San Pietro in Vincoli
FAHRENHEIT #ArtNeedsTime
percorso artistico aperto agli spettatori tra letteratura e teatro
a cura de Il Mulino di Amleto
con il sostegno del Bando TAP – Torino Arti Performative 2020 della Città di Torino
in collaborazione con Fertili Terreni Teatro
TORINO – Arriva alla sua conclusione sabato 12 e domenica 13 dicembre (ore 19) con due eventi pubblici su Zoom, in collegamento da San Pietro in Vincoli, nell’ambito della Stagione RE-PLAY di Fertili Terreni Teatro, Fahrenheit #ArtNeedsTime, il progetto, tra teatro e letteratura, che Il Mulino di Amleto ha curato da ottobre a dicembre, realizzato con il sostegno del Bando TAP – Torino Arti Performative 2020 della Città di Torino e in collaborazione con Fertili Terreni Teatro, seconda fase del percorso iniziato con Cantiere Ibsen #ArtNeedsTime.
“Se ti chiederanno cosa facciamo, tu risponderai: noi ricordiamo”: è stata questa frase, tratta dal libro Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, ad arrivare in soccorso alla Compagnia durante e dopo il lockdown in risposta a quale sia il ruolo dell’arte, della cultura e del teatro.
Ogni artista dell’ensemble de Il Mulino di Amleto – Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Giorgio Tedesco, Angelo Maria Tronca, guidati dai registi Marco Lorenzi e Alba Maria Porto – ha scelto un romanzo su cui lavorare a partire dalla domanda “Perché questo libro non deve essere dimenticato?”. 50 i titoli selezionati, da Dostoevskji a Melville. Iniziato in presenza, attori e spettatori insieme, con il DCPM del 25 ottobre scorso, il progetto ha proseguito in una nuova modalità su Google Meet e Zoom con incontri per piccoli gruppi di spettatori.
Il progetto ha infatti previsto la partecipazione attiva degli spettatori che hanno seguito le prove e contribuito al processo creativo non finalizzato alla creazione di uno spettacolo ma ad azioni concrete per riavvicinare lo spettatore allo spazio/luogo teatro, cercando di lavorare su un vuoto culturale sempre più dannoso. Anche lo spettatore è stato invitato a portare un suo romanzo “da non dimenticare”, per difenderlo e per spiegare le ragioni per le quali non debba essere bruciato o dimenticato, leggerne una parte ad alta voce in modo tale che quel libro si possa salvare dalle fiamme, così come in Fahrenheit 451.
Non solo: il progetto ha rappresentato per gli attori della compagnia, nonostante il periodo incerto e faticoso, una possibilità per continuare il proprio training aperto ad incursioni del pubblico il quale ha potuto assistere e intervenire nel processo creativo.
Partendo sempre dalla domanda centrale del processo “Quale è il libro che vorresti non fosse mai dimenticato o bruciato?”, è stato chiesto agli spettatori di condividere le loro risposte sui social e dal vivo, di portare il “loro” libro fisicamente negli spazi teatrali così da creare delle vere e proprie librerie condivise.
Si sono svolte anche azioni urbane di diffusione della lettura in cui i libri sono stati disseminati in zone della Città (che quest’anno causa l’emergenza sanitaria non ha potuto vedere le manifestazioni Portici di Carta e il Salone del Libro) e in alcuni luoghi quali ad esempio palazzi e condomini.
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