Il lockdown che ci ha accompagnati per quasi tutto il 2020 ha radicalmente reimpostato i nostri ritmi di vita. Abbiamo passato più tempo chiuse/i in casa, a lavorare e a studiare, abbandonando quell’eterno problema pre-Covid che ha animato tanta parte dello scontento, della lamentiade e dell’insoddisfazione degli e delle abitanti di molte città mondiali: il traffico.
Smartworking e Didattica A Distanza hanno tagliato il tempo speso su auto, bus, treni e tram.
Hanno anche insegnato a trovare tutto a breve distanza del “centro del mondo”: la propria casa!
Si sono così moltiplicati, anzi “si stanno” moltiplicando, le iniziative di tutto a distanza di pochi minuti. 5, 15, 20 minuti o 2 chilometri sono le proposte che nascono e si stanno affermano a Parigi, Melbourne, Copenaghen e Genova. Tutto quello che serve (negozi poste, uilities etc) sono tutti a breve distanze. Senza bisogno di spostarsi e affollare i trasporti pubblici. L’ecologia e la tutela dell’ambiente ne traggono senza dubbio beneficio. L’inquinamento cala. L’uso del mezzo pubblico è contenuto. Forse aumenta quello dell’impiego dei mezzi privati, quando necessario. Diminuisce anche il fascino delle grandi città. D’altra parte se si abita in una porzione minima di una città, che senso ha dire di far parte di un agglomerato indistinto di tanti mini quartieri dai cui confini difficilmente si esce?
Secondo le statistiche delle agenzie immobiliari, in Italia nonostante il calo negli acquisti delle abitazioni il Covid ha dettato regole di preferenza diverse rispetto al passato: non più quartieri centrali, vicini alla metro, ben collegati e in pieno ambiente cittadino, ma abitazioni dotate di spazi aperti (almeno una balconata ampia o un giardino),di maggiori dimensioni, in zone verdi o in prima periferia. È più insomma la richiesta di “buen retiro anticipato” quello che attrae i/le potenziali acquirenti.
È il declino delle megalopoli?
Parrebbe di si. I piccoli agglomerati rappresentano per molte/i una dimensione del conosciuto in cui trovano maggiori certezze, volti conosciuti, abitudini e familiarità. Il fascino delle grandi città, fino a pochi anni fa, era proprio quello di offrire un anonimato e uno spazio in cui, a differenza delle città d provincia, era possibile reinventarsi e trovare opportunità nuove. La globalizzazione ha trovato nei grandi centri i nodi di una rete estesa in tutto il mondo.
Meglio quindi quartieri-città più piccoli, conosciuti, controllabili in cui vivere, lasciando all’informatica la possibilità di esplorare spazi sconosciuti, muoversi fra un punto e un altro, sperimentare novità schermate 8è il caso di dirlo!) da uno schermo, con l’agio di chi può spostarsi con un “click”, ma anche di uscire dal mondo non gradito con un altro “click”.
La domanda è: quanto avanzamento e affermazione della tecnologia ha portato il 2020?
Moltissima.
Ha consentito di espandere la diffusione e la conoscenza della tecnologia con una rapidità e con una pervasività che non avremmo mai immaginato. Nemmeno una solida e testarda campagna di comunicazione per favorire l’uso della tecnologia avrebbe permesso di raggiungere risultati come questi.
Eppure, non corriamo il rischio di “distanziamento dalla realtà” attraverso questo massiccio ricorso all’informatica e all’auto segregazione in spazi (casa, quartiere) ristretto e sempre uguale? Da queste piccole “zone di comfort” personali, familiari e di condominio? Dalle quali poi è difficile uscire sentendosi tranquille/i. Si corre anzi il rischio che gli spazi, man mano, si contraggano e questi spazi di confidenza si riducano ulteriormente.
È un processo che riprende, a contrario, quello dei primi anni del Novecento, quando la spinta era dalla campagna in città, verso le fabbriche e poi gli uffici, e dalla prima periferia verso le zone “nobili” delle città: il centro.
Diventeremo tutte/i come gli Hikikomori giapponesi? Ragazzi (solitamente sono maschi, infatti) che per anni non escono dalle loro stanze, passando tutto il tempo chiusi, solitari, con le relazioni umane (comprese quelle con i genitori) ridotti al minimo indispensabile. E con un utilizzo esteso e pervasivo del PC per mantenere il contatto indiretto con il mondo, un mondo che avvertono come ostile, brutto, rifiutante.
Vedremo.
Certo qualcuna/o, anche per sola curiosità, avrà comunque piacere di allontanarsi d casa e dal quartiere per fare capolino nel quartiere-trincea di qualcun altro/a e scoprire che ha molti punti in comune con il suo.
Ce lo sapremo dire quando il Covid, causa esterna e perturbante della realtà attuale, sarà passato e avremo modo di renderci conto di quali strascichi ha lasciato….oltre alle mascherine e alle tante foto che entreranno nella storia, accanto alla Spagnola di inizi del ‘900.