“Che ansia!”
Quante volte l’abbiamo detta o sentita questa espressione?
Prima di un esame a scuola o all’Università, in attesa dell’esito di un check-up, mentre si aspetta l’arrivo di un’ospite o di un corriere, quando mancano quei cinque minuti prima di entrare al colloquio dal/dalla preside o dal capo/dalla capa.
“Che ansia!” è anche il titolo dell’ultimo libero di Pamela Pace, psicoanalista e psicoterapeuta, membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi. Da molti anni si occupa dello studio e del lavoro clinico sui disturbi del comportamento alimentare e in particolare del trattamento della famiglia. È fondatrice e presidente dell’Associazione “Pollicino” e del “Centro Crisi Genitori Onlus” per la prevenzione e il trattamento clinico dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica. Pamela Pace è anche autrice di numerose altre pubblicazioni. Per citarne solo alcune fra le più recenti: “Un livido nell’anima. L’invisibile pesantezza della violenza psicologica”, Mimesis, Milano 2018; “La parola muta. La sofferenza del soggetto obeso”, Edizioni San Paolo, Roma 2017; “Un amore in più. La gravidanza e il tempo dell’attesa”, 2018.
Nel libro mette in evidenza come il primo legame quello con la/il caregiver, influenzi poi tutta la vita. La qualità delle cure primarie con le quali ogni essere umano entra in contatto nei primi anni di vita, il modo in cui è accolto/a crea una traccia importante che può significativamente influenzare le sue future relazioni affettive. La psicologia, su questo aspetto, ha beneficiato dei lavori di Freud, Klein, Bowlby, Ainsworth, Erickson, Piaget e molti altri e altre.
Riconoscere questo importante aspetto della relazione fra bambina/o e caregiver non significa abbracciare una interpretazione deterministica rispetto al futuro sviluppo della bambina o del bambino. Significa piuttosto constatare che l’accoglienza dell’”altro/a” implica aprire se stessi/e al diverso da sé riconoscendolo/a come alterità e rispettandolo/a nelle sue differenze.
La domanda d’amore di cui si nutre l’essere umano, che brama fin da piccolo/a, riguarda proprio questo riconoscimento. Amare quindi implica l’apertura all’incontro con “l’altro/a” che è diverso da sé. È chiaro che noi tendiamo ad amare nell’altro/a degli aspetti che ci appartengono e che vediamo riflessi in lui o lei, anche se amare una persona implica riconoscerne la diversità e accoglierla.
Diciamo subito, per tranquillizzare le persone che leggono e che magari hanno figli e figlie, che la psicologia evolutiva ammette che essere genitori è tutt’altro che cosa semplice. Genitori si diventa. Non si nasce. È un percorso soggettivo diverso da persona a persona ed è diverso per una madre e per un padre.
È chiedersi “Sto facendo bene?”, “Avrò fatto la cosa giusta?”, “Sono una buona madre/un buon padre?”.
E non ci sono certezze.
Così è piuttosto ingeneroso “bollare” una madre come ansiosa quando va con frequenza dal medico per constatare la salute del figlio o della figlia. Senza, naturalmente, arrivare alla Sindrome di Münchausen che è un’altra cosa!
C’è, insomma, un vissuto umano trasversale che non è sempre nocivo, a patto che sia equilibrato e non invasivo.
Come abbiamo detto, il tema preferito della dott.a Pace è quello dei disturbi alimentari. È infatti dai tempi dell’Università che segue questo filone di ricerca e di impegno clinico. Quello che ci svela è che, gli studi in questo campo non hanno mai evidenziato un rapporto causale tra un disturbo alimentare e l’ambiente familiare in cui la persona è cresciuta. Tuttavia, in base all’esperienza da lei maturata, anche nell’Associazione che ha creato e che dirige, si osserva che più si va indietro nel tempo emotivo di una persona, più si evidenzia una implicazione con l’attività di cura del caregiver. Anche il bambino o la bambina sono costruttori del loro comportamento alimentare.
È inoltre necessario distinguere l’ansia dall’angoscia. Molto importante. I genitori che hanno figli o figlie con problemi alimentari, sono genitori che hanno problemi di ansia. Tuttavia, mentre l’ansia è una manifestazione che rientra in un comportamento normale rispetto alla situazione data, l’angoscia al contrario va trattata clinicamente o farmacologicamente perché rischia di produrre altri e più gravi sintomi.
Prossimo libro?
Sul tema della violenza verso le donne.
A breve, poi, riprende un ciclo sulla politica femminile con esperti ed esperte che parleranno del lockdown e dell’aumento delle denunce di violenza sulle donne. In particolare, il tema della violenza psicologica e delle sue manifestazioni potrebbe essere il tema di un prossimo libro della dott.a Pamela Pace.