L’avevo già conosciuta attraverso le pagine del suo romanzo d’esordio Le tue stelle sono nane. L’ho incontrata nuovamente, Caterina Venturini tra gli sceneggiatori, insieme a Rulli e Petraglia, dell’ultimo film di Daniele Luchetti, Anni Felici. Durante la nostra lunga intervista parliamo a tutto tondo degli argomenti più disparati. A partire dal film ci muoviamo incessantemente tra letteratura, cinema e riflessioni sull’attualità politica. Perché Caterina Venturini è un’artista eclettica, i cui interessi diramano in molteplici discipline. La sua stessa vita lavorativa, d’altronde, è ricca di transizioni. Quando abitava a Milano ha fatto mille lavori, tra i quali un incarico importante per una nota casa editrice. Ha poi conseguito l’abilitazione all’insegnamento delle discipline umanistiche. La scuola è una passione successiva anche se non meno intensa: il rapporto con i ragazzi – mi racconta – le ha regalato e continua a regalarle grandi soddisfazioni. Nel suo curriculum vanta inoltre un dottorato di ricerca in Storia delle scritture femminili, durante il quale si è dedicata in particolare all’opera della poetessa Amelia Rosselli. L’incontro con il cinema è arrivato in tempi più recenti, quando ha accettato di partecipare alla creazione della sceneggiatura del film di Luchetti, a partire dagli appunti che il regista, negli anni, aveva accumulato sulla propria storia familiare. Una delle emozioni più grandi, a poche settimane dall’uscita del film (nelle sale dal 3 ottobre), è rappresentata dal “veder vivere”, sul grande schermo, un’epoca storica, i mitici anni Settanta, che l’hanno sempre affascinata. Se la protagonista del romanzo Le tue stelle sono nane è una giovane donna alle prese con la precarietà lavorativa ed esistenziale caratteristica del nostro tempo, la figura femminile del film, Serena interpretata da Micaela Ramazzotti, è anche essa una donna alle prese con le contraddizioni del suo tempo. La Venturini, per tratteggiare un personaggio così complesso, per restituire spessore al percorso di scoperta della protagonista di Anni Felici, ha approfondito la conoscenza del Femminismo. Per costruire, invece, il personaggio di Guido interpretato da Kim Rossi Stuart, ha attinto, oltre che dai ricordi di Luchetti su suo padre, anche dall’esperienza diretta di alcuni artisti di quegli anni. In perfetta sintonia con quanto ci ha detto il regista in una precedente intervista, in quest’opera il piano dei fatti realmente accaduti viene ad essere completamente trasceso dall’immaginazione. A dire dell’autrice un film storico risente inevitabilmente dell’epoca in cui viene realizzato. Dopo 40 anni, la data d’inizio del film è il 1974, fronteggiamo ancora un dilemma insolubile: quello tra amore e libertà. Soprattutto le donne sono alle prese, da un lato, con potenti spinte emancipazioniste e, dall’altro, con un rigurgito di tradizionalismo – alimentato anche dalla crisi economica e dall’esclusione dal e nel mercato del lavoro – che introduce elementi di sofferenza nella condizione femminile di ieri come di oggi. L’impegno per la questione femminile, che in tempi recenti ha assunto l’aspetto sinistro del cosiddetto femminicidio, è un tratto qualificante dell’attività intellettuale e politica di Caterina Venturini. Per definire se stessa, infatti, non ha paura di utilizzare il termine femminista. La sua attività creativa è inarrestabile. L’impegno di questi giorni è il completamento del suo secondo romanzo, di cui ci dà in esclusiva qualche anticipazione. “Un romanzo politico d’amore”, così definisce l’autrice questo lavoro che ha al centro la storia di una coppia del nostro tempo, immersa tra idealismo, pragmatismo “politico” e precarietà del lavoro. Si tratta dell’affresco di un Paese, il nostro, che cade ormai a pezzi. Un “romanzo corale” e controcorrente in cui si critica il relativismo etico e lo schiacciamento sulla sfera dei consumi.
Pasquale Musella