Il David di Bernini: dalla virtus rinascimentale all’actio barocca.

Unica scultura, tra le quattro borghesiane, in cui viene rappresentato un tema biblico, il David era stato inizialmente commissionato a Bernini dal cardinal Montalto nel 1623. La prematura morte del cardinale diede poi la possibilità a Scipione Borghese di rilevare la scultura, azione che permise all’artista di concluderla in poco più di sette mesi, interrompendo momentaneamente i lavori per l’Apollo e Dafne. L’episodio biblico, (rappresentato già da Donatello, Michelangelo e Verrocchio) è tratto dal Primo libro di Samuele, dove viene raccontato il celebre scontro tra Golia, l’invincibile guerriero filisteo, e David, unico tra gli eroi ebrei che riesce a sconfiggerlo colpendolo con una pietra lanciata attraverso una fionda. Nel rinascimento la figura di David era stata intesa e poi scolpita attraverso il filtro dell’uomo-eroe: sempre in posizione meditativa (spesso con la testa di Golia ai suoi piedi); un David consapevole della propria virtus e della supremazia della ragione, unico mezzo attraverso cui l’uomo domina le avversità del mondo. Bernini, invece, coglie l’eroe biblico nell’attimo in cui sta per scagliare il sasso con la fionda: la figura ruota su sé stessa, il busto si curva, la fronte è corrugata per via degli occhi intenti a prendere la mira. La dinamicità della statua rappresenta l’azione, o meglio il momento che la precede; azione che contrasta la meditazione rinascimentale e insieme dà un nuova immagine di David.

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