In questo periodo di pandemia abbiamo capito che è tutto più complicato. Gli ospedali erano già prima in situazioni precarie, ora direi quasi al collasso.
In questo periodo ho fatto il tour di alcuni ospedali romani per la mia mamma che ha avuto un infarto ed ha quasi 90 anni. I pronto soccorso pieni, nel primo del tour anche più di 5 giorni di permanenza, nel secondo anche prima assistenza nelle autombulanze e stazionamento, per più giorni all’interno della stessa sulle barelle del 118.
Situazioni al limite, oltre alle difficoltà oggettive delle stesse, per non parlare di quelle soggettive, dei pazienti, dei medici, degli infermieri e ora per i familiari ancor di più.
I parenti, gli amici restano fuori, accadeva anche prima, ma ora con il fatto che non si può accedere, non si riesce a sapere nulla del malcapitato paziente. Capita il/la guardia giurata scortese all’entrata del pronto soccorso che comincia ad urlare come un pazzo che bisogna andar via di lì, pure con la pistola alla cintola! Certi personaggi schizoidi non li vedo troppo bene con un’arma a disposizione! Altre guardie gentili che se possono entrano dentro e portano un saluto al familiare o chiamano qualcuno per avere uno straccio di informazione. Magari c’è il tossico all’entrata e lo rassicura passandogli pure il suo panino per farlo allontanare. Autombulanze che continuano ad arrivare e non solo per i malati covid…per tutti. Tanti anziani, che per un anno si sono trascurati nei controlli periodici, magari usciti solamente per fare il vaccino e poi visita urgente in ospedale per le revisioni straordinarie, se non definitive!
Personale sanitario efficiente, persone educate, ma anche tanti personaggetti che non conoscono l’educazione e il rispetto, arroganti, insensibili soprattutto verso le persone anziane. Noncuranza, maleparole… Un’infermiera ha detto a mia madre, era quasi mezzanotte, se era quella l’ora di presentarsi al pronto soccorso, come se ci fosse un orario ad hoc per sentirsi male. Non scherzava!
Chi incrocia le braccia, chi dice non è di mia competenza, chi non sa nulla, peggio del peggio.
Esiste una sindrome collegata alle funzioni e ai lavori sociali e d’aiuto che si chiama il burn-out. Spesso colpisce insegnanti, medici, infermieri, psicologi e terapeuti di ogni tipo, che prendono a cuore tutto e vorrebbero salvare il mondo, un po’ come la sindrome della crocerossina! I problemi del lavoro, i casi delle persone in difficoltà, vengono portati a casa. Non c’è riposo, stacco dalle situazioni e l’effetto è un crollo psicologico oltre che fisico. Spesso si fa anche fatica a chiedere aiuto o comunque a comprendere che c’è bisogno di una pausa. Questa è una cosa seria, ma da lì a scambiarlo con indifferenza e cinismo perché è meglio così e non si può stare dietro a tutti, non è una bella situazione. Quando poi c’è qualcuno, che con educazione chiede aiuto, si trova in difficoltà perché non può muoversi e magari viene lasciato a gambe all’aria, bagnato e pure scoperto è veramente grave! Le persone anziane sono più timorose e un piccolo occhio di riguardo lo dovrebbero meritare, a meno che, proprio perché sono anziane hanno vissuto già abbastanza! Cattiveria, ma ogni tanto è una voce che si percepisce nell’aria. Nelle sale, nei reparti non si può entrare perché altrimenti il supporto, anche solo emotivo, uno lo darebbe ai propri cari. A volte non mangiano perché non riescono! A me hanno fatto entrare con camice e guanti, ovviamente mascherina, solo perché dovevano buttare fuori mia mamma e non sapevano come fare! A parte tutti i disagi, le ansie, nonostante la mancanza di personale alcuni infermieri e medici sono stati delicati e premurosi. Ho molti amici nel settore infermieristico, medico e comunque d’assistenza ai malati e devo dire che hanno grandi capacità di empatia e d’ascolto. La scelta di una professione così importante deve essere accompagnata dalla consapevolezza, dalla compassione, dalla sensibilità e ovviamente anche dal saper distaccarsi dal troppo! Ringrazio le anime gentili incontrate sulla mia strada, ogni esperienza della vita, anche le meno belle, perché tutto insegna e direi fortifica!