Vivere due vite in una

L’amore, questa forma più diretta di comunicazione emozionale, importante quanto il linguaggio e la gestualità, è legata al nostro stato primordiale, è la stenografia dell’emozione. Tutta la nostra esistenza è un atteggiamento che inizia dal rapporto di maternità, un legame di sangue che ha percorso le strade di tutto il mondo, un dialogo alla pari fra potenti e semplici, ricchi e poveri. La storia ci parla di legami che creano famiglie, rapporti di sangue dove l’amore è considerato “un nodo”, in greco Desmòs che significa legare, non un rapporto qualsiasi ma complesso, che coinvolge più persone.

Le dinamiche degli stati d’animo sono complesse, siamo come barche dove mari e terre della nostra interiorità sono stati esplorati, ovunque dentro e fuori di noi , la nostra vita è accompagnata dall’espressione privilegiata dell’amore. La mente sceglie quale relazione costruire gli uni con gli altri, più scientificamente ci poniamo in una condizione di ascolto e creiamo uno spazio che prende una posizione; questo cambierà a seconda della natura, dell’esposizione, della cultura e familiarità, con un certo stile a seconda delle aspettative individuali.

Anche se difficile da definire, l’amore è indispensabile a noi ed è ancora un grande mistero, nato sotto la spinta evolutiva come qualcosa di utile per la sopravvivenza del genere umano, può essere stato inizialmente un valore socializzante adattivo per permettere all’uomo il sorgere dei nostri antenati. Risponderebbe ad un bisogno biologico, ma è nato spontaneamente e così come in tutte le società, è una sensazione che ha forgiato i legami sociali, ha rafforzato la coesione identitaria dei gruppi, ai fini di conservare la sopravvivenza. Gli esseri umani sono universalmente attratti da questo sentimento, che esprime una scossa emotiva alla nostra ragione cosciente e il nostro inconscio risponde ad una sorta di sogno ad occhi aperti.

L’amore è distensione, serenità, eccitazione, è memoria e piacere. Il suo fascino incontestato ha radici specifiche nel nostro cervello. Un linguaggio evoluto e nello stesso tempo primitivo perché l’uomo ha amato prima di parlare. I nostri progenitori istintivamente avevano sentimenti primordiali al nascere dei legami sociali, come linguaggio civile. L’amore è radicato nella nostra natura, è il vero protagonista del capolavoro dell’uomo, la strada per l’educazione sentimentale.

Cristina Dell’Acqua spiega nel suo libro “Il nodo magico” come le donne indicarono ad Ulisse la strada per l’amore dove i nodi per l’amore, dell’amicizia, dell’ospitalità, così come il dolore e la nostalgia, sono inevitabili per costruire la nostra consapevolezza che l’essere umano non può bastare a se stesso. L’Odissea è quel libro che meglio spiega la psiche umana, chi siamo e cosa sono i cosiddetti “nodi” che creano i legami umani. I nostri labirinti celebrali sotto forma di emozioni sembrano alle volte minacciosi, un nodo complesso ma colorato che coinvolge tutti i sensi.

L’amore è il nucleo di un legame eterogeneo e variopinto e, per noi mortali, paradossalmente libero. Scavare nell’animo umano è come capire un poema epico che ha bisogno del suo tempo per essere compreso. Spesso amiamo per arrivare insieme dove è difficile giungere soli. Si creano dinamiche, stati d’animo che stimolano verosimilmente una comunicazione radicata nelle emozioni che non c’entrano con il linguaggio parlato, non si spiega parola per parola, punto per punto, non c’entra con la realtà completa, non è una logica, l’amore suggerisce forze immaginative. L’unica forza che è capace di affacciarsi sull’essenza metafisica del mondo. La forma più diretta della vita umana, il linguaggio primitivo dell’anima che ci da gioia e che ci devasta, è come l’isola che non c’è, e di fatti non c’è un luogo fisico per l’amore, c’è solo un sentirsi qualcuno dopo essere stati nessuno.

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